di Tom Hyland
Di recente sono tornato da un viaggio di due settimane in Italia che ha incluso tre giorni in Campania. Poiché la maggior parte del mio viaggio si è concentrato nelle zone toscane dei rossi (Montalcino e Scansano) avevo bisogno di andare in una regione che produce grandi bianchi, così ho trascorso un po’ di tempo in uno dei miei territori vinicoli preferiti, la provincia di Avellino, conosciuta anche come Irpinia.
Avellino è famosa per due vini bianchi: Greco di Tufo e Fiano di Avellino. Questi sono abbastanza diversi: da una parte il Greco tende a essere più leggero e un po’ più chiuso, con una acidità leggermente più elevata, dall’altra parte il Fiano tende a essere più succoso e maturo, essendo un poco più accessibile dopo la messa in commercio mentre i migliori esempi di Greco hanno bisogno di uno o due anni prima di esprimersi al meglio. Generalmente il Fiano, dal momento che è un vino più importante, tende ad invecchiare più a lungo.
C’è una terza varietà a bacca bianca coltivata nella zona di Avellino che si chiama Falanghina che è coltivata anche in altre aree della regione Campania. La Falanghina ha una vibrante acidità che è il tratto caratteristico della varietà. E’ una varietà antica che è stata quasi dimenticata negli ultimi 30 anni ma parecchi produttori della regione hanno fatto uno sforzo per dar vita a vini notevoli da quest’uva. Molti dei migliori esempi provengono dal Sannio, nella provincia di Benevento, situata a nord di Avellino.
Un piccolo produttore che è diventato uno dei più apprezzati per i suoi bianchi è Donnachiara, gestita dall’affascinante Ilaria Petitto. La sua prima vendemmia per questo progetto risale solo al 2006, ciò mette in evidenza la qualità dell’uva che usa unitamente l’accuratezza del lavoro in cantina. Per quanto riguarda le nuove annate è il Fiano di Avellino 2011 il suo pezzo forte con sentori di pera e mela cotogna accompagnati da quelli di mandorla tostata e fieno. Di medio corpo, questo vino ha un livello eccellente di maturazione e un lungo finale con una vivace acidità. Dovrebbe essere bevuto al meglio per 3-5 anni, forse anche più a lungo.
Qualche parola anche sulle annate 2010 e 2011 in Campania. La 2010 ha offerto vini che sono meravigliosamente equilibrati con una acidità molto buona; sebbene questa annata non sia potente i vini offrono una tipicità molto buona e sono eccellenti rappresentanti delle loro tipologie. La 2011 è stata una annata più calda e vini sono di certo più ricchi al palato e più pronti. Naturalmente alcune delle migliori aziende non hanno ancora messo in commercio i loro 2011 ma, basandomi su ciò che ho assaggiato, la 2011 è di certo una vendemmia di successo per i bianchi campani con notevole profondità di frutta ed equilibrio complessivo.
Una delle mie aziende preferite – non solo in Campania ma in tutta Italia – è Feudi di San Gregorio situata vicino a Sorbo Serpico. Il presidente Antonio Capaldo ha fatto un lavoro meraviglioso producendo vini che indicano il cammino alla produzione vinicola regionale. Uno dei miei vini preferiti di Feudi ogni anno è il Greco di Tufo ottenuto dalla vigna Cutizzi a Santa Paolina nel cuore della zona DOCG. La 2011 è di medio corpo con un’eccellente concentrazione con aromi di pera, melone e kiwi. Il vino è un po’ pieno al palato e ha un lungo finale con eccellente persistenza e acidità molto buona. Questo è un Greco di Tufo che rivela maggiori complessità col tempo, così si esprimerà al meglio nei prossimi cinque anni.
La Falanghina 2011 Serrocielo è una delle migliori annate di questo vino. E’ ottenuto da una sola vigna di Falanghina situata nella provincia di Benevento. I sentori di questo vino di pesca e pera e di miele sono deliziosi e ha un eccellente impatto al palato e un finale strutturato molto piacevole. Va bene per il consumo al momento e migliorerà nei prossimi 3-5 anni.
Il migliore bianco di Feudi che ho assaggiato nel corso di questo viaggio è stato il Campanaro 2010, un blend di Fiano e Greco. Questo vino viene sempre messo in commercio un anno dopo gli altri Greco e Fiano, una scelta saggia, siccome questo vino ha bisogno di tempo per mostrare le sue migliori caratteristiche. La 2010 ha bellissimi aromi floreali di geranio e magnolia e note di pera Bosc, melone e limone; di corpo medio questo vino offre un’eccellente complessità ed è un must che si berrà bene nei prossimi 7-10 anni.
Mi è sempre piaciuto visitare Mastroberardino, il grande patriarca di tutti i produttori campani. Le mie prime visite risalgono a dieci anni fa con Antonio Mastroberardino; oggi incontro suo figlio Piero, una persona molto premurosa che porta avanti il lavoro del padre con grande tatto e abilità.
I suoi nuovi bianchi 2011 sono fatti in modo meraviglioso, dal semplice e piacevole Lacryma Christi del Vesuvio – prodotto interamente dalla varietà Coda di Volpe – ai vini prodotti da singole vigne e quelli selezione. Il Greco di Tufo 2011 Nova Serra ha sentori di fiori gialli e buccia di limone, un grande impatto al palato e un lungo finale con una distinta mineralità; in breve, questo è un Greco di Tufo di eccellente tipicità.
Come per il Fiano di Avellino, sono molto colpito dal vino Radici che ha sentori evidenti di mela cotogna, pera Bosc, fiori gialli e camomilla. E’ ricco a metà palato e ha una eccellente persistenza. Questo vino è molto pulito e profumato. C’è un’eccellente complessità e quest’anno un livello di maturazione un po’ maggiore. E’ delizioso ed è un grande esempio di come i bianchi campani si abbinino bene a vari tipi di piatti, siano essi a base di crostacei (specialmente con il Greco di Tufo) o di pollame, vitello e carne di maiale che vanno abbinati al meglio con un Fiano di Avellino.
Nella seconda parte di questo studio dei bianchi campani 2010 e 2011 parlerò dei vini di alcuni dei migliori produttori di Avellino tra cui Villa Diamante, Vadiaperti e Pietracupa.
Traduzione di Novella Talamo
Dai un'occhiata anche a:
- Il mercato dei vini cambia, il rosato resiste
- Luigi Iapigio, il cuoco di successo che ha capito tutto sulla Michelin prima dei ragazzi di Lucca
- Lo strepitoso ritardo del marketing del vino italiano sulla pizza e viceversa
- Con Mollica o senza chiude per l’estate lo shop on line
- La pizza all’Ananas di Gino Sorbillo: una grande lezione di comunicazione sui social
- Josko Gravner e un’antica stroncatura sul Gambero Rosso. Piccoli appunti di critica enologica
- Food e comunicazione. Facciamo un po’ il punto in Italia
- O la critica gastronomica è positiva o viene rifiutata. Perché cuochi e pizzaioli non accettano le critiche?