di Paolo Mazzola
Vorrei esordire citando una battuta di Shaza Saker, funzionario della FAO di Roma ed insieme alla sorella Loma ideatrice di Hummustown : “chi sposa una donna siriana vive sereno!!”, nella cultura popolare questo detto vuole esaltare la propensione casalinga e di passione per la cucina che hanno le donne siriane, già a 9 anni ad aiutare le mamme, e vuole anche sottolineare una differenza con la cultura di un altro paese mediorientale vicino dove le donne sono più interessate all’apparenza e alla vita sociale.
E’ opportuno però specificare che sia io che Shaza (che pensa di essere l’unica donna siriana che non sa cucinare!!) abbiamo sorriso per questa battuta maschilista, almeno secondo la cultura dei paesi occidentali
Shaza Saker..lontana dal prototipo di donna siriana in cucina!
Hummustown è un catering di cucina siriana e mediorientale, con un laboratorio di preparazione cibi, situato in zona Appia/Furio Camillo a Roma. Lavora con il take away e con alcuni eventi, oggi sospesi causa Coronavirus , prima dell’emergenza Covid gli appuntamenti settimanali fissi erano il giovedì alla Villetta a Garbatella, all’IFAD e al World Food Program. Con Slow Food abbiamo organizzato un bell’incontro alla Garbatella, dove oltre all’ottimo cibo abbiamo ballato con alcune canzoni siriane.
L’ambizione del progetto, nato nel 2018 è quella di essere un ponte che traghetti i rifugiati in una diversa dimensione rispetto a quella siriana nativa, ed un aiuto per ricostruire una vita in territorio straniero, con dignità, dimostrando al paese che li ospita quanto profonda è la cultura, anche gastronomica del paese da cui provengono. Hummustown vuole essere un progetto di umanizzazione del rifugiato siriano che cerca integrazione dalla porta principale, quella di un paese di millenaria cultura, anche ovviamente gastronomica.
Dice Shaza :
Mi accorsi che il problema principale che i rifugiati siriani affrontano quando arrivano in Italia, è che nonostante le competenze o i talenti che portano dal loro paese d’origine, si trovano in uno svantaggio immediato perché mancano i principi chiave per l’integrazione e la ricerca di un guadagno redditizio. Non parlano la lingua e non hanno una rete che li supporti e che consentirebbe loro di esplorare l’opportunità di reddito………
Fu cosi che mi venne l’idea di Hummustown. Il modo migliore per questi rifugiati di iniziare a guadagnare un reddito onesto e dignitoso è quello di permettere loro di offrire l’unica specialitá che trascende tutti i confini – la loro deliziosa tradizione culinaria siriana.
Quattro sono le chef, Jumana di Aleppo, Rim di Damasco, Reem di Latakia e Rokaya, palestinese di Ramallah che si integrano e si alternano nel laboratorio .
Sono stato molto cauto nell’ordinare, sebbene sia curioso di natura, pensavo di trovarmi di fronte ad un’iniziativa dall’alto valore etico, ma dal trascurabile valore gastronomico…ed invece mi sbagliavo e di molto, ho trovato una cucina curata, originale e non massificata da un tentativo mal riuscito di fusione con i nostri gusti. La terza, quarta e quinta volta ho ordinato tante specialità che hanno allietato il mio post Covid e mi hanno permesso un giudizio meno superficiale sul loro menu, ricco ed articolato.
Qui di seguito elenco le sole specialità che ho provato..il menu è molto più articolato.
Salse :
Mutabbal : melanzane affumicate, salsa di sesamo, aglio, olio, prezzemolo, yogurt e melograno( molto apprezzat ed ordinata a Roma )
Shamandar : barbatietole rosse, con salsa di tahini , yogurt aglio e olio
Muhammara dip : per me eccezionale e sorprendente, peperoni freschi, noci, cipolle, melograno, olio
Hummus, Laban mix e altre salse, tutte con formulazioni ricche, con numerosi ingredienti, spesso speziate ed estremamente curate.
Insalate :
Tabbouleh : Prezzemolo, burgul (antichissimo alimento mediorientale, grano germinato), pomodori, cipolle, limone ed olio .Ne mangerei quintali, per l’equilibrio dei sapori, freschi, leggeri e speziati
Fattoush con cetrioli, menta ed il famoso summak bacca rossa di un arbusto selvatico mediorientale , White tabouleh, con cavolo , melograno ed altri ingredienti e Fool dip con fagioli e pomodori sono altre possibili insalate del loro menu
Prodotti da forno :
Falafel : Polpette fritte di ceci, coriandolo, cipolla, aglio e prezzemolo, paprika dolce ..molto buoni e morbidi, diversi da quelli compatti a cui ero abituato
Berak . Involtini primavera fritti con vegetali e formaggio , gustosissimi
Riso
Rez Feel Shàareeyeh. Tipico riso siriano del tipo basmati, ottimamente cotto con spaghettini fritti, cumino e pepe nero, piatto dal sapore molto particolare
Mujaddara. Riso tipo arborio con cipolle fritte e lenticchie.
Numerose altre specialità di riso, quasi sempre basmati con legumi e spezie
Carne e secondi :
Shawarma Ma3 Rez : Pollo speziato fritto in padella con riso speziato
Musakaa : ottime melanzane fritte e cotte in salsa di pomodoro che ho preso infinite volte
Kusa Mesheeyeh : Zucchine ripiene, riso, carne e 7 spezie
Mlookheeyeh fel jaj : Pollo , con spinaci, melograno e spezie
Numerosi altri piatti a base di manzo e agnello
Dolci
Ho preso infinite volte la classica Baklaava che adoro, pasta fillo, noci tritate e gustosissimo miele.
Alcune considerazioni a latere : per 16 anni sono stato ispettore di alcune importanti guide gastronomiche nazionali, lo spazio riservato a cucine diverse da quella nazionale è sempre assente o molto esiguo e non rappresenta la realtà del nostro paese sempre più multi etnico, con diversi ristoranti che propongono cucine anche di popoli migranti.
Dare spazio e dignità a queste cucine, valorizza ancor di più anche la nostra territorialità , soprattutto se ci troviamo davanti a rappresentazioni fedeli della cultura gastronomica del paese di origine e non a pallide imitazioni che lasciano il tempo che trovano. Vuol dire anche preservare attraverso il cibo culture millenarie che competono positivamente con la nostra e si integrano e in qualche caso si fondono, come è sempre successo nella storia dell’umanità, anche se con velocità molto diverse rispetto a quelle del nostro mondo globale .
Forse noi stessi italiani radicati nel nostro paese non lo ammettiamo, ma il mix anche culturale con i popoli migranti ci restituisce slancio, vitalità e combattività rinnova una cultura come la nostra che vive un lungo sonno e che ha bisogno di urgenti risvegli.
Tra l’altro il riscaldamento globale sta sempre più rendendo possibile la coltivazione di prodotti agricoli dei popoli migranti In Italia, e quindi non solo la cucina, ma anche le materie prime chiedono diritto di cittadinanza..bello un progetto di Slow Food Piemonte che nell’atlante delle stagioni propone non solo prodotti tipici nazionali , ma anche quelli di popoli migranti coltivati in regione.
A quando una guida nazionale ben fatta sui ristoranti di cucine di questi popoli ?
Foto di Gianni Murzi
Hummustown : Via S. Domenico Savio 10 Roma
Indirizzo email : hummustownrome@gmail.com yummy@hummustown.com
Tel . 3500320364
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