di Andrea De Palma
Personalmente ritengo che la personalità di un vino, debba rispecchiare quella di chi lo produce, e mi spingo a inserirla nei parametri di valutazione di qualità del vino.
No… non credo proprio di esagerare; nel bicchiere deve potersi leggere lo stesso carattere, si deve poter ascoltare la stessa voce e lo stile di chi lo ha pensato e prodotto, e magari anche i difetti. Altrimenti sarà un vino che non si ricorderà mai. Ogni vino deve raccontare la storia del suo produttore; deve essere come uno spartito musicale, che quando letto e riprodotto emerge il pensiero dell’ideatore, altrimenti resta una bevanda qualsiasi, senza anima.
… Bene… Questo è quello che è avvenuto quando ho approcciato il primo bicchiere di Hilde Petrussa.
Arrivo in tarda mattina a Prepotto e, quando la mia amica Liliana mi dice che siamo arrivati mi sorprendo come era già avvenuto per altre aziende, dove la cantina di produzione è ben integrata, o per meglio dire “nascosta” nella villa di famiglia. A parte i vigneti, ovunque tutti pettinati e allineati come tanti soldatini pronti a fare il loro dovere, era la tranquillità e il senso di rilassamento che mi avvolgeva e mi introduceva a casa loro.
Appena varcato il cancello, mi è sembrato di entrare nella casetta delle fiabe; giardini curati; pulizia assoluta; silenzio “assordante”; profumi diffusi di erbe e fiori e ogni oggetto, dalle panche ad altri piccoli elementi di arredo esterni, quasi che erano lì ad aspettarci.
E poi; difronte a noi, seduta elegantemente, su un salotto da esterno, c’era lei, “La Signora del Vino”, così come la chiama la mia amica Liliana; e (in effetti) ha assolutamente ragione.
Accoglienza d’altri tempi, e avevi la sensazione di doverti togliere le scarpe e mettere le pattine per non sporcare dove era stata passata la cera.
Insomma, Hilde è un ex insegnante, che accetta ben volentieri di continuare la tradizione del nonno nella produzione del vino; eredita una parte della proprietà e ci consegna dei vini, appunto, che rispecchiano tutti la sua personalità. La presentazione è come quando una mamma presenta i figli agli ospiti e loro devono dire il loro nome.
Ognuno di loro con il proprio carattere ma tutti eleganti, sobri e puliti nel porgersi sia nei profumi che al gusto, nessuna spigolatura o eccessi. Poi come in ogni famiglia c’è sempre l’esuberante come il primo vino assaggiato, il Friulano: il vino che assieme allo Schioppettino mi sono rimasti nel cuore.
Sei ettari di vigna, fra Friulano, Schioppettino di Prepotto, Carmenere, Sauvignon, Riesling, Refosco, Malvasia Istriana, Picolit.
Mi piace la sottolineature di Hilde quado dice che la vigna è gestita con dei collaboratori di sempre, e quando c’è vendemmia lei cucina per tutti e per tutta la durata della vendemmia, insomma una festa di famiglia così com’era prima.
Di Friulano ne sentiamo più annate, e come deve essere per un buon vino, le caratteristiche cambiano ogni anno,
Friulano Colli Orientali del Friuli 2015
Nasce da vigne vecchie e parte da un vigneto giovane, il mosto fiore fermenta e affina in legno fino ad aprile negli stessi. Già il colore denota carattere, giallo paglierino intenso con profumi netti e puliti, ma persistenti. Volutamente si mantiene bassa la resa e per massimo due chilogrammi per pianta. La mineralità è una costante di questi vini grazie alla “Ponca” terreno tipico di queste zone, che emerge netta fin nei profumi, associata a note di camomilla, erbe fresche e maggiorana, avvolti da un delicato boisè (è un vino che non ha fatto macerazione sulle bucce); al gusto è rotondo, quasi burroso, ricco di corpo, fin troppo esuberante con la sua carica di acidità; un vino da tenere in cantina e chi farà godere nei prossimi anni. Dimenticavo il frutto come pesca e note di ginestra e genziana al centro bocca, insomma un vino dinamico e lungo.
Friulano Colli Orientali del Friuli 2013
Il 2013 conferma la capacità evolutiva, dai profumi intensi e ricchi di spezia come zenzero, pietra calda e pietra focaia: un vino ancora da affinarsi, ma è sempre una bella bevuta. Al palato non è molto diverso dal precedente; nel distendersi al palato resta ancora vibrante e dinamico.
Friulano Colli Orientali del Friuli 2011
Il 2011 nasce con una leggera macerazione sulle bucce, pratica subito dopo abbandonata, infatti è un vino diverso, ma comunque un grande vino, da cui spicca la mandorla tostata e l’albicocca nei profumi, avvolti da note floreali. Al palato le erbe officinali si alternano alla spezia come pepe bianco e al frutto, ben presente sia al centro bocca sia nel finale.
Il Sauvignon Colli Orientali del Friuli 2015: fermenta e matura in acciaio, un vino pensato per non stupire, da finire a tavola e non deve sapere di note erroneamente attribuite a questo vitigno, infatti netto è il vegetale e la nota di sambuca, associate alla mineralità, che ci introduce al palato esile ma incisivo, dal gusto circolare e di buon finale.
Ma, il vino che io amo di più, è lo Schioppettino di Prepotto, prodotto da soli venti produttori, un vitigno riscoperto, che regala profumi insistenti di spezia nera come il pepe nero, ciliegia e tanto floreale; dal carattere inizialmente timido, ma poi si fa sentire che un gusto ricco di acidità, tannini incisivi e tanta sapidità, con un finale ricco di frutto e pepe.
Un vino che può essere bevuto sia giovane che con qualche anno di invecchiamento e storicamente servito con il salame, così come abbiamo fatto noi associandolo alla Sopressa e, ci siamo fatti del male vero…
Il primo Schioppetti 2015 è un vino godibilissimo a tutto pasto, ma con un carattere quasi addomesticato, mentre il secondo Schioppettino 2011 si mostra già più deciso, con personalità da vendere, quasi austero e signorile, i caratteri sono gli stessi predetti, ma lui ha una marcia in più, al precedente aggiunge liquirizia e note mentolate nel finale. Nasce con lieviti autoctoni, con fermentazione in legno e resa solo di 1,5 chilogrammo per pianta. Tutta un’altra storia di vino.
Poi abbiamo sentito anche il Righenzia Igt Venezia Giulia, prodotto da varie uve, un bianco che esce sempre dopo due anni, da uve raccolte separatamente; i profumi sono esagerati, ma resta elegante; ma è sempre la mineralità che emerge con forza. Il Friulano è fermentato in legno, il Riesling lavorato solo in inox per dargli acidità, la Malvasia e il Picolit vengono passiti e messi in barrique. Al naso emergono, salsedine e note amare di iodio; cremoso e ricco al gusto. Insomma un vino pensato e fatto per un pubblico che ama sorsate imponenti e profumi ricchi.
Non ci siamo fatti mancare anche il Cabernet (Carmenere) e il Refosco dal Penducolo Rosso Igt Venezia Giulia, vini sempre ben fatti e ricchi di carattere, come pure il Picolit Docg Colli Orientali 2012, dal classico muffato, con delicate note dolci di frutta candita, finale piacevole e ricco, non male la freschezza, lungo e piacevole, un dolce compagno di fine pasto.
Un viaggio imperdibile per chi ama il vino…
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