
Sono tanti anni che giro per ristoranti e puntualmente mi trovo di fronte a contagi gastronomici singolari e a volte spiegabili, come la famosa guancia di vitello di un paio d’anni fa riscoperta dalla Val d’Aosta alla Val di Noto.
Questa moda di ributtare i mammiferi in acqua o, se volete, di annegare i gamberi nel latte, è nata nella Piana del Sele, qualche anno fa quando tutti i ristoranti locali hanno iniziato ad incrociare i gamberi del pescoso mare locale alla ricotta di bufala.
Magari si fossero fermati a questa abominevole pratica. Sono andati molto avanti:-(
Nei miei giri di quest’anno, con pochissime eccezioni, non c’è ristorante che non abbia gamberi o costacei con mozzarella. Anche a parmigiana, o astici e pesci vari in salsa.
Ora, io dico, cosa c’è di più fresco dei gamberi e dei latticini campani? Già fargli affrontare le cotture è problema delicato e solo pochi lo sanno fare.
Ma che li pescate a fare se poi li buttate nel latte?
Perché mi togliete il piacere del mare? Perché mi togliete il piacere della mozzarella o della ricotta?
Quale cavolo di risultato in avanti ottenete mettendo insieme due qualità incomparabili se non di uccidere la loro freschezza?
Ma non è finita: ora si affaccia anche la burrata. Addio leggerezza, addio dieta mediterranea, il burro rientra dalla porta principale li dove nessuno aveva mai osato metterlo prima: sul pesce fresco!
Ideologicamente poi, non riesco a vedere nulla di più lontano dal mondo marino di un mammifero
In ogni caso, de gustibus non est disputandum: continuate così.
Però vi do un consiglio: inutile prendere quelli freschi e spendere tanti soldi di budget, comprate quelli congelati, può darsi che la mozzarella e la ricotta riescano a rivitalizzarli meglio.
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