di Pasquale Carlo
Una sfida a tavola tra piatti di terra e di mare, accompagnati dai vini dell’azienda irpina ‘A casa’. Il tutto per presentare in terra sannita il recente libro di Alfonso Caputo, ‘Il gusto del mare alla Taverna del Capitano’ (edizioni Gribaudo). Per la serata una location di grande suggestione, ‘La locanda del borgo’, ristorante dell’‘Aquapetra Resort SPA’ di Telese Terme. Accoglienza impeccabile, affidata alla direttrice della struttura Myra Petri, da tre mesi in terra sannita dopo venti anni di lavoro trascorsi in quel di Sorrento. In sala la regia dell’attento Ciro Sannino. Nello spazio dei protagonisti, la cucina, oltre alla star della serata, il bistellato Caputo, il giovane padrone di casa, Ciro Simeoli.
In sala tante presenze che hanno potuto degustare un delizioso alternarsi di piatti di carne e pesce. L’ingresso è stato affidato alla ricottina al profumo di limone: interessante il prodotto proveniente dalla penisola Sorrentina. Bello già alla vista l’antipasto, calamari su crema di zucca a contornare pezzi di triglia affumicata, quasi fluttuante su un tappeto verde di zucchine.
Ingresso estremamente interessante, con le note di affumicato (dovute in gran parte alla triglia, ma anche alla tecnica di cottura del calamaro) che si sposavano alla perfezione sulla dolcezza delle creme. A seguire, il primo piatto, una deliziosa pasta con le patate di Cusano Mutri e provola del beneventano. Un sapore da riprovare, di grande tradizione e con quel tocco di innovazione capace di esaltare il piatto in intensità di sapore.
Il primo dei secondi piatti, quello di mare, in realtà nascondeva un trionfo di profumi e sapori di bosco, con castagne e funghi in grado di conferire al piatto una interessante dolcezza, resa ancora più estrema dal lardo di maiale nero “racchiuso” nell’involtino di ricciola. Interessante anche l’elemento croccante.
Finale da urlo: agnellino laticauda servito su pietra (particolarmente abbondante in questo suggestivo angolo verde della terra telesina) accompagnato da patate e cipolle. Entusiasmante il sapore, la dolcezza e la tenerezza della carne, che la cottura ha lasciato praticamente intatta. Agnello ovviamente sannita, proveniente dalla zona Paduli-Buonalbergo, alle porte della terra fortorina.
Lo spazio di presentazione della serata e del libro è arrivato a precedere l’ingresso del dolce. In sala, insieme ai due chef, lo stellato Alfonso Caputo ed il giovane Ciro Simeoli (a Telese Terme da pochi mesi, provenienza Quisisana di Capri), la sorella di Alfonso, la sommelier Mariella, il direttore della collana Grandi Chef della Gribaudo editore, Carlo Vischi, l’architetto Domenico Tartarone, a cui è toccato raccontare la nascita della struttura che sorge su Montepugliano. “Un percorso – ha spiegato – iniziato nel 1998, da una fuga dalla città. Dieci anni di lavoro con l’impiego di materiali poveri: pietra, legno, vetro e acciaio”. A seguire il breve saluto di Enzo Ercolino e di Guido Barendson, alfonso e la sorella Mariella, insieme a Carlo Vischi, hanno illustrato il lavoro editoriale, partendo dal luogo da dove è nata l’idea, a Marina del Cantone.
Il lavoro, che si snoda attraverso sessantanove stuzzicanti ricette, è affidato alla penna di Ilaria Santomanco. Sessantanove ricette che mettono a nudo il tratto distintivo della cucina dello chef quarantenne: poca la manipolazione dei frutti del mare (anche nel colore del piatto). Il libro è impreziosito dalle belle fotografie di Vincenzo Lonati.
Un breve cenno agli abbinamenti. Interessante il rosato di aglianico ‘Thrill’, degustato sulla ricottina, ma il vino che ci ha maggiormente convinto è stato il fiano di Ercolino, ‘Oro del passo’. A provarlo da solo forse avremmo storto un po’ il naso per la non spiccata tipicità, ma a tavola il nettare si è spostato benissimo sia sul gran sapore della pasta e patate che sulla dolcezza della proposta della ricciola. Convincente anche il rosso ‘Vecchio postale – Aglianico Irpinia 2008’ che ha accompagnato l’agnello. In abbinamento al dolce, una intrigante melanzana al cioccolato, l’etichetta ‘Aglianico Irpinia Doc Aglaos Botrytis 2007’, il particolare vino dolce prodotto dall’azienda e confezionato in magnum, da affidare ai momenti importanti, come è stato appunto quello consumatosi a d Aquapetra.
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