di Rocco Catalano
Tom Waits graffia il tempo di questa domenica in ottobre e accompagna riflessioni che senza troppe pieghe provo a condividere perché, forse, almeno per me che ho desiderio di scrittura e di racconto, è giusto il tempo di approfondirle per non sentirmi un abusivo e farlo sempre meglio e bene.
Questa è la stagione delle guide che dovrebbero accompagnare addetti ed appassionati alla ricerca della chicca perduta, alla riscoperta di qualche amore dimenticato o piuttosto a valutare quanto sia stato etereo quel soffio d’uva di cui ci si era appena un anno fa invaghiti.
Come sempre, ma io noto che quest’anno è più ruvido il dissentire, più aperta la vis polemica, più accesa la competizione, più fortemente messi in discussione i metodi e i metodisti. Insomma, una zuffa continua che vede tutti contro tutti, o quasi.
Allora mi pongo il primo quesito: quanto ancora vale una guida?
In altri tempi non credo vi fosse ristoratore, enotecario, o semplice curioso che non ne comprasse almeno una per scoprire, imparare e seguire le indicazioni ivi riportate, oggi sempre di meno.
La seconda domanda: per chi è utile oggi una guida?
Cioè le cantine che poi immancabilmente trovano causa e pretesto per lamentarsi quando non vedono riconosciuti i meriti che si attendevano hanno ragione? Sempre? Laddove ritenessero di averla sempre – la ragione – , dovrebbero scegliere a mio avviso, con più coraggio, la via dell’ammutinamento; un po’ come ha fatto Beniamino D’Agostino.
E quanto è affidabile oggi una guida?
Credo che tutte le guide in fondo lo siano (se avessi contezza, e non sospetti, d’inciuci li denuncerei con prove e fatti circostanziati). Invero, forse si sono ridotti gli spazi e frammentati i portafogli, il mercato è cambiato, la carta stampata è in crisi, non si beve più come lo si faceva venti o venticinque anni fa (intendo anche che i luoghi del bere qualificato sono enormemente cambiati, un tempo magari erano solo i ristoranti oggi non più solo); il pubblico, sempre più competente, oggi può godere di un’offerta più ricca di mezzi d’informazione e comunicazione, (infiniti siti qualificati –quelli delle stesse guide- , straordinari blog, belle riviste etc.. ad esempio), piuttosto che visitare direttamente i produttori e le cantine, cosa che paradossalmente fanno sempre meno gli addetti ai lavori (almeno a leggere alcune critiche), o partecipare alle innumerevoli e sempre crescenti iniziative, manifestazioni ed eventi di settore in tutta Italia. Il tema dell’affidabilità e della credibilità, però, rimane appeso e se vogliamo si amplifica coinvolgendo non solo le Guide.
Cosa s’intende per affidabilità? Credo che possa innanzitutto riferirsi al modo etico con cui si svolge il mestiere di narratore, quindi alla competenza che bisognerebbe avere nel provare a fare questo mestiere, e la competenza, probabilmente, è data dallo studio per conoscere, dal numero di bottiglie bevute, dal numero di anni dedicati a questo mondo, dalle relazioni che si sono costruite, dai chilometri che si sono fatti tra vigne e cantine, e così via dicendo. Ma allora, tutti i giovani che non hanno reddito e lavoro devono essere esclusi dal panel dei bravi e meritevoli aspiranti scrittori? Perché per fare tutte le cose appena citate, bisogna avere non solo una grande passione ma molto tempo a disposizione e diversi denari da poter investire e mantenersi, atteso che oggi è difficile, purtroppo, che una redazione possa pagare un numero di persone sufficiente per fare un lavoro capillare su tutti i territori o semplicemente tenere in redazione. Seguendo questo schema a poter fare questo mestiere rimangono quei pochi giornalisti, di sicuro tutti molto competenti ed esperti, che hanno avuto la fortuna di vivere un altro mondo e un altra epoca, qualche ricco giovanotto, qualche matto che decide di sacrificare tempo e qualche soldo per un amore.
Cosa in questi anni ha mandato in crisi il sistema lo abbiamo in qualche modo anche detto, un tempo scrivere di territorio ed enogastronomia era raro e poco figo, finché Luigi Veronelli ha dato dignità ed espressione a questo mondo, eppure c’è voluto tempo e fatica prima che il mondo gli riconoscesse lo spazio che meritava. Con lui quindi una generazione è cresciuta, molti oggi sono autorevoli giornalisti che hanno dato impulso, vita ad un settore, consentendogli uno sviluppo economico e culturale pazzesco. Addirittura figo e questo è il problema al tempo del selfie ergo sum. È anche vero che allora il mondo era anche tutto da scoprire e da raccontare, che i mezzi di comunicazione erano pochi, se non unici, come la stampa e solo in minima parte la radio e la TV.
Ciononostante proverei a non essere a tutti i costi negativo o distruttivo, perché d’altronde il rischio che il sistema produca un effetto di rovinoso rinculo non lo escluderei.
Una domanda a questo punto la vorrei fare ai produttori: se tra i tanti giovani bravi vi fosse il Robert Parker di turno (per non citare nessuno dei residenti in Italìa) che non avendo altro spazio scrivesse da indipendente su un suo sconosciuto blog e bussasse alle vostre porte con il desiderio di conoscere e raccontare la vostra vita enoica, quale e quanta attenzione gli dedichereste? Siate sinceriiii!!
La stessa disattenzione la riceverebbe certamente se bussasse alle porte di una guida, di un blog etc. seppure la sua prestazione sia ovviamente gratuita. Ecco allora il piccolo cortocircuito che a mio avviso pone un limite, gli uni e gli altri fanno parte di un club, dove i rapporti sono sempre gli stessi da troppo tempo, e si sa che essere veri o accettare le verità tra amici spesso è complicato e produce rotture.
Ma dicevamo di Parker….
Prima che il gran talento del nostro giovane mr. Wine esploda, egli dovrebbe mantenere costanza immutata, girovagare per lo stivale ed avere il tempo e le risorse per poterlo fare, come sopra detto. Il gatto si morde ancora la coda.
Arriviamo al punto e diciamocelo francamente, se non sei nessuno non ti si fila nessuno. e quindi forse non potremo fare altro che vivere con maggiore serenità e consapevolezza e oggettività le cose di cui trattasi sapendo che il circo è bello anche per questo.
Io, perlomeno, non ho una risposta voi magari sì e vorrete aiutarmi in questo mio piccolo esercizio teorico-retorico; voglio in fondo affermare un presupposto semplice di speranza, non tutto è perduto e non tutto va demonizzato. Le regole del gioco (per tutti) sono cambiate e saperle accettare è il primo passo per contribuire a migliorarle laddove ve ne sia necessità, e l’auspicio è che i grandi giornalisti vogliano provare ad essere anche dei buoni maestri e credere nei giovani che si appassionano e si avvicinano, aiutarli a crescere, insegnargli a sbagliare e ad imparare dagli errori che pur si possono commettere, a trasferirgli amore, la storia, la tradizione, a creare un futuro insomma, quel futuro di cui si parla ma in cui nessuno prova a seminare davvero. L’alternativa è che un mercato sempre più libero produca mediocrità d’informazione (consapevole o inconsapevole). Forse a quel punto non ci resterà che il Parkerismo, in altre parole, quella tentazione tutta Italiota di innamorarsi dello straniero, buttando nel cesso la vita e la straordinaria e geniale visione di due “tizi” come Veronelli o Petrini, e mi perdoneranno i tanti altri che pure infinitamente stimo perché mi hanno consentito di innamorarmi ed imparare grazie al loro straordinario lavoro.
Insomma, Cari tutti voi, che meraviglia sarebbe bello vedervi riuniti in un conclave dedicato all’informazione enogastronomica, una bella riunione di famiglia per molti di voi che per anni avete percorso con le stesse scarpe le stesse vigne, un modo per restituire valore ed onore ad un mondo che rischia di apparire sempre più un discount e tornare, invece, alla Guida indicando a tutti quelli come me un orizzonte ed a tutti i vignaioli di salire felicemente di nuovo a bordo.
Nel caso io metto la musica.
Prosit e Serenità, Rocco accompagnato da Tom Waits.
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