Rilanciamo l’intervista che abbiamo pubblicato oggi sul Mattino a Guido Martinetti. Come è noto, alcune indiscrezioni lo indicavano come uno dei volti nuovi a cui Berlusconi avrebbe guardato con interesse. Tutto falso, ovviamente:-)
«Qual è l’alternativa alle primarie? Un gelataio che nei sondaggi va peggio di noi?» Il «gelataio» in questione è Guido Martinetti, protagonista con l’amico e coetaneo Federico Grom di una delle tante storie di successo dell’agroalimentare italiano degli ultimi dieci anni: da un prestito bancario di 60mila euro nel 2003 per avviare l’attività ai 16 milioni di fatturato annui del marchio Grom. Sarebbe lui, il «gelataio», uno dei volti nuovi che Berlusconi sta cercando disperatamente in questi mesi.
Allora, Guido, quando le ha telefonato il cavaliere?
«Mai sentito, nè visto»
Come, secondo molti sarebbe stato addirittura sondaggiato
«Carino il termine. Mai sentito nessuno del Pdl».
Ha letto il suo nome sui giornali e niente altro?
«Proprio così. Non ho frequentazioni politiche, se fossi stati contattato da qualcuno me lo ricorderei».
Lei ha mai fatto politica?
«Mai, sono laureato in Viticoltura, ho lavorato con Paul Pontallier a Chateau Margaux, poi a trent’anni è iniziata l’avventura Grom con Federico»
E l’idea di candidarsi l’attira?
«Per nulla. Voglio continuare a fare l’imprenditore, sono appena tornato da un viaggio in Asia dove ho verificato la forza del nostro Made in Italy, c’è tanto da lavorare e interi mercati che aspettano la qualità italiana del cibo e della moda. Anche se avessi una proposta formale in questo momento rinuncerei anche perché mi sta bene Monti».
Ha dunque un giudizio positivo del premier?
«Molto. Come imprenditore è una coperta sicura perché è l’unica personalità italiana in questo momento a poter offrire garanzie di serietà del nostro Paese nei confronti dell’estero. La sua politica di risanamento è sacrosanta, arriva dopo 40 anni di disastri. Pensi che è stato molto più facile aprire tre gelaterie Grom a Tokyo che una a Roma per cui abbiamo impiegato quattro lunghi anni, dal 2007 al 2011, una esperienza che mi ha fatto conoscere l’Italia peggiore: burocrazia, lentezze, incompetenza».
Quindi a lei farebbe piacere una ipotesi Monti bis
«Sicuramente sì, credo che stia governando bene e con equilibrio. Mi sentirei più sicuro con una legislatura guidata dal professore».
Se non lei, quale il candidato ideale di Berlusconi?
«Ah, guardi, sono proprio affari loro. Non mi interessa proprio l’argomento».
Riformuliamo la domanda: tra Renzi e Bersani?
«Renzi, sicuramente».
Solidarietà generazionale?
«Certo c’è un linguaggio comune, la stessa velocità, la voglia di andare incontro a nuove strade. Bersani è rispettabile, ma mi sembra un po’ rappresentare il già visto».
Tanta voglia di fare, ma in questo Paese è possibile?
«Spero di sì, noi abbiamo scommesso sulla qualità, la buona manifattura e la grande ricerca sui prodotti. Quando si gioca al ribasso, in ogni settore, è sempre l’inizio della fine perché nel mondo si trova qualcuno che lo fa a costo meno elevato, e magari anche meglio. Le tasse non premiano chi produce occupazioni, noi abbiamo 500 dipendenti, quasi tutti sotto i 35 anni, e paghiamo il 60%. Ecco, spero che Monti possa avere il tempo e la possibilità di mettere mano a questo problema serio e concreto».
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