di Pasquale Carlo
Non è sicuramente un caso che anche le fonti storiche confermano che questa misteriosa uva trova da sempre il suo habitat ideale in alcune zone dell’areale che va dalle colline che separano Castelvenere e San Lorenzello fino alla piana di Telese Terme. L’uva in questione è la “barbera” sannita, da sempre coltivata nella campagna della famiglia di Giuseppe Lavorgna. In una campagna che sorge proprio a cavallo tra il territorio castelvenerese e quello laurentino, laddove agli inizi del Novecento è attestata l’attività del “viticultore” Luigi Di Cosmo (anche lui “diviso” tra Castelvenere e San Lorenzello), che con il suo vivaio forniva di barbatelle tanti agricoltori della zona. E la storia conferma che è proprio da queste parti che si segnala nel Sannio per la prima volta, ed eravamo sempre gli inizi del Novecento, la coltivazione dell’omonimo vitigno piemontese, in quei decenni sbarcato al Sud per supplire alle carenti produzioni piemontese, flagellate dalla fillossera. E’ in questo preciso momento storico che prende il via la confusione che oggi tanto penalizza questo rosso che Giuseppe riesce ad interpretare sempre in maniera convincente.
Dovessimo usare solo due aggettivi per descrivere la versione 2015 useremo le parole strutturato e fresco. Un giudizio che potrà apparire strano. Ma è così. ‘Grotta di Futa 2015’ (parliamo di una Igt Beneventano) colpisce per la sua grande freschezza, spavalda e sbalorditiva, poco preannunciata dal naso che lascia avvertire soprattutto le note dolci, dominate dai piccoli frutti rossi del sottobosco e da una mela molto matura. Ben avvertibile anche la nota vegetale. In bocca il vino mostra grande scatto, reso piacevole dalle sensazioni di dolcezza, ricalcando fedelmente quanto annunciato al naso. Dolcezza mai stucchevole, grazie alla spalla fresca del vino, altra caratteristica varietale. Una beva piacevole, lunga e, come dicevamo, strutturata. Un piccolo capolavoro di tipicità spendibile a più riprese a tavola. Ennesimo calice che conferma la capacità di centrare il territorio, cosa che a Giuseppe ben riesce anche con le uve coda di volpe e agostinella, altro “mistero” legato soprattutto alla storia di Castelvenere, da dove proviene il ramo maschile della famiglia di Giuseppe.
Sede via Tratturo Regio, San Lorenzello – Tel. 0824.814268 380.4682849 – www.acancllera.com – info@acancellera.com – Enologo: Giuseppe Lavorgna – Ettari: 3 di proprietà – Bottiglie prodotte: 20.000 -Vitigni: coda di volpe, agostinella, trebbiano, greco, barbera del Sannio, aglianico, altri vitigni storici
Dai un'occhiata anche a:
- Vigna Cataratte 2005, Aglianico del Taburno doc, Fontanavecchia
- Greco 2019 Sannio doc, La Fortezza
- Vini Fontanavecchia – Nuove annate
- Vigna Segreta Falanghina del Sannio Sant’Agata dei Goti Doc 2016 – Mustilli
- Vigna Suprema 2017 Falanghina del Sannio doc, Aia dei Colombi
- Meteira Vino Bianco Frizzante – Rossovermiglio
- Coda di Volpe 2021 Masseria Frattasi
- Piedirosso 2019 Taburno Sannio doc Fattoria La Rivolta