di Marina Alaimo
C’era grande attesa da parte del pubblico, attento verso questo vino del quale da tempo si sente parlare in giro sull’eco ampia di entusiasmo di chi lo ha provato. Così la famiglia Lonardo si è decisa a raccontare la storia del proprio lavoro per salvare il grecomusc’. E’ un vitigno a bacca bianca dell’areale taurasino conosciuto unicamente dai contadini che continuano ad allevare le vecchie viti, per lo più a piede franco.
Le uve vengono raccolte a macchia nei piccoli appezzamenti di terreno tra Taurasi, Bonito e Passo di Mirabella. Il forte amore per le proprie radici ed il grande rispetto per la bellezza di questi luoghi, dove da tempo immemore la vite accompagna amorevolmente il cammino dell’uomo, i Lonardo si sono decisi ad intraprendere questa missione di salvataggio.
Arrivando a Taurasi, il lungo percorso costeggiato dai vigneti conferma le profonde radici della vitivinicoltura taurasina, ma è visitando il centro storico che tutto ciò è ancor più percepibile: ogni casa, piccola o grande che sia, è dotata di una vecchia cantina concepita per la vinificazione. E tra le tante casette strette a formare un delizioso presepe, c’è anche quella della famiglia Lonardo.
Ha preceduto la prima annata di produzione del grecomusc’ un lungo percorso di studio e sperimentazione mirato a fare esprimere al meglio questo singolare vitigno capace di generare un vino dal carattere unico, ed in alcune annate emozionante.
Nella verticale tenutasi a Napoli nella sala di Rosiello, storico ristorante di Posillipo, abbiamo scelto di partire dalla prima annata di produzione (2004) fino a raggiungere l’ultima (2010), quindi un percorso a ritroso rispetto alla consuetudine che regola questo tipo di degustazioni.
Scelta che punta ad evidenziare meglio le evoluzioni raggiunte nel tempo da questo vino dotato di una certa esuberanza olfattiva e gustativa.
2004
I risultati raggiunti con la collaborazione dell’enologo Maurizio De Simone ed il genetista Giancarlo Moschetti sono subito entusiasmanti. La linea di lavoro scelta punta a lasciare esprimere il più possibile vitigno e territorio, utilizzando tecniche poco invasive. Dalla 2004 alla 2007 la vinificazione non è in purezza, un 5% delle uve è composto da altri vitigni a bacca bianca tipici del territorio, coda di volpe, fiano e moscatella, essendo i vecchi vigneti coltivati in maniera promiscua. Il vino fa un leggero passaggio in barrique (2 -3 mesi), e dalla 2005 alla 2007 in tonneaux. E’ l’annata dell’eleganza, mai scontata o banale, ha bisogno di lunga ossigenazione per esprimersi e nel bicchiere è in continuo divenire. Giallo oro brillante, naso intenso con profumi evoluti in giusta misura: zenzero candito, ben evidente lo zafferano, tenui i sentori di idrocarburi tipici di questo vitigno, nocciola tostata, leggera macchia mediterranea di salvia e rosmarino. In bocca conferma una certa eleganza e dinamismo giocato tra le note morbide, la freschezza e la salinità minerale.
2005
L’intensità olfattiva comincia ad aumentare, predominano le caratteristiche note di idrocarburi e la mineralità, il frutto è maturo e discreto. In bocca i toni agrumati sono molto piacevoli, l’acidità è decisa ed un po’ troppo scissa dal corpo del vino.
2006
Giallo oro intenso e brillante. Il naso conferma anche in questa annata una certa intensità di profumi, con prevalenza delle note di idrocarburi e fumè, ha sentori erbacei di fieno dorato, anche la frutta è matura ma molto piacevole nei toni di albicocca e pesca gialla. In bocca l’acidità è piuttosto spinta e cammina un po’ per conto suo, è salino e minerale.
2007
Prima annata in purezza ed ultima a fare passaggio in legno. Millesimo notoriamente caldo, fattore che ha accentuato notevolmente i toni sulfurei e di idrocarburi, piuttosto invadenti. Frutta esotica e nocciola tostata. In bocca il sorso è ricco e caldo, ma ben sostenuto dalla vibrante acidità, è lungo e chiude sulle note citrine.
2008
Millesimo che segna notevoli cambiamenti e una decisa virata in positivo della qualità del vino. Il grecomusc’ è vinificato in purezza, ed i conferitori di uve vengono selezionati con una certa severità. E’ forse l’annata meglio riuscita e che da’ ampio merito al lungo ed accurato lavoro dell’azienda Lonardo. Si potrebbe definire un vino verticale,in continua ascesa, molto coinvolgente, esordisce con le tipiche note di idrocarburi, ma ben in asse con gli altri sentori che vanno dall’erbaceo agli agrumi e ben definita la mineralità. Il sorso è ricco e scorrevole, vivace per la spinta freschezza e le note saline e minerali. Annata che sarà sicuramente molto interessante nel tempo che può affrontare a testa alta.
2009
Bottiglia molto coinvolgente, l’azienda procede nel selezionare ulteriormente la qualità dell’uva tanto da diminuire la quantità delle bottiglie che da 3500 passano a 2300. Giallo dorato lucente. Al naso si percepisce un certo distacco qualitativo rispetto alle annate precedenti, i profumi sono meglio integrati tra loro. Le note sulfuree diventano discrete, prevalgono comunque i toni di idrocarburi, ha piacevolissimi sentori erbacei, agrumati che confermano il temperamento giovane del vino, chiude sulle note minerali e di nocciola tostata. In bocca evidenzia ancora la giovane età con acidità quasi masticabile che bilancia una alcolicità importante. Chiude lungamente sui toni minerali confermati anche nella salinità dovuta alla notevole quantità di ceneri vulcaniche contenute nel terreno.
La 2010 viene presentata in anteprima in questa occasione, segna un importante passaggio di mano, l’enologo non è più Maurizio De Simone, ma Vincenzo Mercurio. Ogni annata ha raccontato un vino diverso ed ha saputo emozionare i degustatori, molto presi da questo viaggio fatto di grande rispetto per la storia del proprio territorio che unito ad una certa etica di pensiero costituiscono un’energia imbattibile. Si è scelto questo millesimo per verificare l’abbinamento al cibo e sono stati preparati dallo chef di casa Rosiello, Mauro Improta, due piatti della tradizione napoletana fatta dei prodotti dell’orto e del mare, quindi fagioli a formella con scarole, e brodo di polpo con polpo lesso. E Franco Archidiacono, fiduciario della condotta dell’Ufita, ha offerto in degustazione alcuni formaggi e salumi tipici del proprio territorio.
Ringraziamenti particolari vanno a Salvatore Varriale che ha messo a disposizione la sala nel giorno di chiusura, a Lello Tornatore per la logistica, a Serena Di Leva, Rita Lo Schiavo, Franco Notarianni, Sabatino Randazzo e Veronica Tornatore per la passione e la professionalità del servizio, al fiduciario Slow Food Valle dell’Ufita-Taurasi Franco Archidiacono per i prodotti che hanno chiuso la degustazione
Un altro report della splendida verticale è sul Blog di Angelo di Costanzo
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