CANTINE LONARDO-CONTRADE DI TAURASI
Uva: grecomusc’ (sin. rovello bianco o roviello)
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Continua il lavoro di studio e ricerca da parte della famiglia Lonardo sul greco musc’, varietà a bacca bianca dell’areale compreso tra Taurasi, Mirabella Eclano e Bonito, salvata grazie al loro impegno. Il nome viene dall’ aspetto “moscio” dell’acino, caratterizzato da una buccia che si sviluppa a dismisura rispetto alla polpa interna e che si ammoscia quindi quando la pianta è in carenza di acqua.
Grazie agli studi dell’ampelografa Antonella Monaco, dell’Università degli Studi di Napoli, si è risaliti all’identità di quest’uva, citata nel 1875 nel Bollettino ampelografico di Giuseppe Frojo con il nome di Roviello bianco. Il greco musc’, spesso unito alla coda di volpe, veniva utilizzato dai vignaioli locali per produrre qualche bottiglia di spumantino da utilizzare in famiglia nelle ricorrenze particolari, essendo questa terra soprattutto di rossi, anzi di aglianico, vitigno che ha praticamente scritto la storia di questo territorio. Sono stati quindi Sandro Lonardo, professore di latino, sua figlia Antonella ed il marito archeologo Flavio Castaldo a garantire la sopravvivenza del greco musc’, ma la cosa più interessante è che ne hanno ricavato un vino straordinario, di grande fascino per l’unicità ed il carattere estremo.
Le uve vengono recuperate, dopo un’attenta ricerca e mappatura della zona, da piante vecchie sparse a macchia, per lo più a piede franco, sopravvissute alla calamità della fillossera grazie ai terreni sciolti ed a base calcarea che ne hanno impedito l’attecchimento. L’età delle piante è di circa ottant’anni, a volte anche più, e sono ancora allevate a starze, un impianto di tradizione millenaria nell’areale taurasino: già Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. lo citava nel Naturalisi Historia con il nome di “vigna a compluviun”, in quanto disegna una specie di stanza con uno spazio aperto al cielo.
Semplificando, lo starseto è formato da una raggiera ampia ed alta circa due metri, composta da quattro tralci, che consentiva di ricavare una quantità sostenuta di grappoli, ma anche di coltivare ortaggi sotto la pianta e di affiancarla ad alberi di olivo o nocciolo oppure alberi da frutta, in modo da sfruttare al massimo il terreno a disposizione. Grazie alla natura fortemente conservatrice delle genti di questo territorio, percorrendo la strada che dalla Valle del fiume Calore risale verso Taurasi fino a raggiungere i comuni più in alto, Castelfranci e Paternopoli, è possibile godere dello spettacolo di questo paesaggio unico caratterizzato appunto dalla presenza ancora numerosa degli starzeti.
Un altro particolare che da’ grande rilevanza all’impegno dei Lonardo è la ricerca condotta sui lieviti indigeni selezionati direttamente sulle piante, mirata a scegliere i ceppi che consentono a questa singolare varietà di uva, ma anche all’aglianico, di esprimersi al meglio, senza condizionamenti del carattere, tra l’altro piuttosto irruento sia durante la fermentazione per la sostenuta presenza di catechine e polifenoli, che in fase di affinamento fino a raggiungere straordinarie evoluzioni poi nel bicchiere. La prima bottiglia di greco musc’ uscita dalla cantina è del millesimo 2004 e da subito ha carpito fortemente l’attenzione di un pubblico appassionato ed attento che ha saputo riconoscere il valore e l’unicità di questo vino, stimolando fortemente la curiosità di chi fugge con determinazione la noia e la consuetudine. Nelle prime annate il vino faceva un breve passaggio in legno, ma dal 2008 l’azienda ha scelto di affinarlo unicamente in acciaio.
Credo che nell’ultima annata, la 2009, si esprima in maniera eccellente, si è scelto di allungare i tempi di sosta sia in vetro che in acciaio, dove il vino affina sulle fecce fini per almeno 11 mesi e dopo vari travasi passa in bottiglia. Le varie componenti sia olfattive che gustative sono ben in asse tra loro e con il corpo del vino, mentre in precedenza si delineavano forse in maniera un po’ slegata.
E’ un vino caratterizzato da una verticalità estrema, sicuramente non per tutti, ma per chi ama certi caratteri decisi e spigolosi. Il corredo aromatico è intenso, disegnato dai tipici sentori fumè e minerali, poi le note erbacee ed agrumate . In bocca ha acidità graffiante, è leggermente tannico e salino, ha materia quasi masticabile ed è infinito nei ritorni delle note percepite al naso. Forse non semplice nella scelta dell’abbinamento cibo vino, ma consente comunque di ampliare gli schemi oltre i confini della consuetudine, spaziando anche tra i piatti di carne, può accompagnare timballi di pasta altrimenti destinati ad un rosso, è ideale con funghi porcini vista l’intensità olfattiva, ma anche con tartufi o formaggi muffati. E’ sicuramente un vino che sa regalare evoluzioni affascinanti dopo un certo invecchiamento, ed aspettiamo con curiosità di stappare la 2009 tra una decina di anni almeno.
Questa scheda è di Marina Alaimo
Sede a Taurasi, via Municipio 41. Tel 081.5442457. Tel e fax 0827.74704. lonardos@libero.it. Enologo: Vincenzo Mercurio Ettari: 5 di proprietà. Bottiglie prodotte: 20.000. Vitigni: aglianico di Taurasi, greco musc’
Qui la prima verticale di GrecoMusc’
Dai un'occhiata anche a:
- Cantina Antica Hirpinia a Taurasi
- Contrada Sant’Aniello Fiano di Avellino DOCG 2016 Vigne Guadagno
- Cantine Addimanda a Taurasi
- Contrada Marotta 2009 Greco di Tufo docg
- Cantina Sanpaolo – Claudio Quarta Vignaiolo a Torrioni
- Vini Le Otto Terre
- Vini Torricino di Stefano Di Marzo. Nuove annate
- Ortale 2017 Greco di Tufo docg, Cantine Di Marzo