Uva: greco
Fascia di prezzo: dai 5 ai 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
di Sara Marte
A Stefano Di Marzo non devi nemmeno chiedere di andare in vigna. Per lui è scontato che, una visita in cantina che si rispetti includa la terra gialla di zolfo, le alture, il clima ed il lavoro lento e ben studiato che si svolge tra i filari. Solo così si comprendono le bottiglie: assodato ma sacrosanto. Stefano, enologo, fonda nel 2002 l’azienda Torricino, proprio in località Torricino, a Tufo e di cui si occupa assieme alla sorella Federica.
Noterete, appena giunti in azienda, le vigne che la circondano, tutte di greco, ma questa è un’ovvietà per un territorio che ha imparato a fare le cose giuste nei luoghi giusti. Saggi!
Partiamo alla volta degli altri vigneti senza tralasciare, nel tragitto, un po’ di storia della città indissolubilmente legata alle miniere: “Francesco Di Marzo scoprì le miniere nel 1866” così recita l’iscrizione che accompagna il mezzo busto dello scopritore. Altri raccontano invece che il primo ad accorgersi di quel tesoro nascosto fu Federico Capone d’Altavilla. Dato oggettivo comunque, fuori dalle narrazioni e dai primati di sorta, è però che due furono le grandi aziende di Tufo: quella dei Di Marzo e la SAIM, in parte ancora attiva.
Arrivati in vigna, comprendiamo allora quanto lo zolfo e le miniere siano parte integrante non solo della storia di Tufo ma dell’anima e del paesaggio attuale. Camini da cui passava l’aria e la luce sbucano qua e là tra i filari. Sotto c’erano le miniere di zolfo. In Vigna Vignale, poco più di un ettaro a 280 metri s.l.m., tutto è ancora più evidente. Da questa terra viene il Raone, un greco di Tufo che in passato Stefano Di Marzo faceva in legno, e che dall’annata 2010 è in solo in acciaio. La quantità di zolfo in questa vigna è evidentissima ed in estate il terreno, più secco, è inesorabilmente giallo.
Molto bella anche Vigna Campanaro, la più grande tra i vari appezzamenti, 2,5 ettari, con terreni argilloso – calcarei con venature sulfuree. Qui le piante hanno circa 40 anni ad eccezione dei nuovi impianti risalenti al 2001. E’in parte a raggiera avellinese, utile anticamente perché consentiva le colture sottopianta e in parte a spalliera.
Sono 11 gli ettari di vigneto totali, 6 di proprietà e 5 in conduzione, tutti in zona tranne 1 ettaro a Lapio per il fiano e uno a Montemarano per l’aglianico. Tornati in azienda, proviamo i vini ed una chicca: l’olio davvero superbo.
Scelgo il greco di Tufo base, annata 2011. E’ un’esplosione di freschezza e nerbo acido. Colore carico ha naso di frutta succosa e grande mineralità accompagnate da note fumé. Parte con un naso complesso di pesca matura e nespola ed ancora prosegue con una manciata lieve di erbe aromatiche. In continua evoluzione il greco deve stare in bottiglia, abbiate dunque la pazienza di attendere e vedrete cosa potrà regalarvi tra un annetto. La pungenza dell’acidità fa largo alla bocca. Tagliente e verticale ha grande salinità ed estrazione per un sorso di esperta sostanza, struttura e materia. Un vero campione. Abile con i suoi bianchi è Stefano Di Marzo, c’è poco da fare. Questo ragazzo, come dice egli stesso, col greco ci parla con intima confidenza.
Sede a Tufo, in località Torricino, 5. Tel e Fax 0825 998119. Sito : www.torricino.it . email : info@torricino.it . Enologo: Stefano Di Marzo. Ettari: 11. Uve: falanghina, greco, fiano, aglianico.
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