Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: nd
Fermentazione e maturazioen: acciaio
Il successo banalizza il vino scriveva Veronelli. Sì, il successo banalizza tutto, soprattutto nella società dell’estetica senza etica dove la comunicazione è diventata la scorciatoia per evitare di studiare e lavorare sodo. È stato forse questo il lascito più profondo del ventennio berlusconiano appena resettato dalla crisi.
Non è il caso della Pizzeria Salvo dove la comunicazione è sempre misurata a differenza dei toni sguaiati di molti pizzaioli che si affidano ai facebook-manager per imbottirsi di like e condivisioni. Ci vogliono contenuti per organizzare una pizziata senza il solito corredo di magnafranca che ormai tengono ben lontani i professionisti del settore dalle serate e dalle inaugurazione.
Per esempio proporre una pizza con la torzella e la salsiccia e chiedere ad alcuni grandi professionisti di giocare sugli abbinamenti. Noi ci abbiamo provato sbagliando clamorosamente perché alla fine ci azzeccavano meglio un Riesling e un Moscato dolce portati da quel marpione di Alessandro Pipero. Io avevo puntato sulla sapidità dell’ortaggio e immaginavo toni salati nel formaggio per cui ho portato una magnum 2010 di Greco di Tufo di Cantine dell’Angelo, come usare il bazooka per centrare una mosca.
Il risultato è stato chiaro, sbagliato l’abbinamento ci siamo goduti la pizza ma anche l’effetto strardinario di questo Greco con poco più di cinque anni ricchissimo al naso, impensabile dire solo acciaio ma è così, con toni di polpa fruttata e di forti rimandi sulfurei. In bocca un tsunami di sapidità, energia, freschezza ancora intatta e vitale. Un allungo incredibile nel finale di un vino che avrebbe avuto bisogno di brasati al barolo e vecchi pecorini stagionati per bilanciare. Un peccato avere aperto una bottiglia che aveva ancora molto da esprimere, ma altrettanto bello poterlo fare tra amici e professionisti da cui si può solo imparare.
Ecco i momenti belli che il vino e la pizza riescono ancora a regalare.
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