Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Nella fantastica degustazione di nove Greco di Tufo condotta con Ugo Baldassarre in collaborazione con l’Ais Campania a Vitigno Italia gli spunti sono stati innumerevoli e affascinanti. Per la prima volta al pubblico degli appassionati sono state presentate aziende al lavoro dentro l’areale degli otto comuni della docg, quasi tutti ex conferitori di uve che, di fronte al crollo del prezzo delle uve, hanno deciso di imbottigliare in proprio per salvaguardare il reddito della proprietà. Vini molto caratterizzati, diversi al naso anche se con un comune denominatore in bocca: sapidità, freschezza e tanta, davvero tanta, mineralità. Una delle aziende ha portato in esposizione un campione del terreno giallo per la marcata presenza di zolfo ed è così, che, al di là delle impostazioni enologiche, che il terroir molto marcato riesce ad esprimersi con grande decisione e immediata visibilità. Il Greco di Brigida, appena 5000 bottiglie anche se il potenziale aziendale può raggiungere la cifra di almeno 30.000, ha colpito un po’ tutti per il suo stile classico, capace cioè di parlare al grande pubblico degli appassionati senza però nascondere le caratteristiche varietali: certo, per chi è abituato a bere Greco, soprattutto in questi mesi la vendemmia precedente, è stato davvero strano trovare dei bianchi quasi già compiuti, pronti come nel 2006, nel 2005 e nel 2004 erano solo a novembre o dicembre. Lo stesso accade anche per gli altri bianchi, persino, udite udite, per la Falanghina del Taburno in genere sempre ultima in questa ricomposizione formale. Naturalmente un palato non abituato allo stile campano resta comunque colpito dalla estrema freschezza che caratterizza anche questo Greco, una impostazione senza sconti, appena un cenno di frutta bianca, intenso e persistente sia al naso che in bocca, davvero piacevole nel corso di tutta la beva, pure con una struttura forse in certi momenti non all’altezza della acidità, quasi un colpo di coda del marker fortemente messo in discussione dall’andamento climatico del 2007. Eppure, bevendo questo vino, come gli altri, emerge il particolare microclima della Valle del Sabato, un piccolo Paradiso per le uve a bacca bianca. In questa esecuzione c’è la mano di Fortunato Sebastiano, un giovane dalle idee chiare ma non strillate come spesso fa chi deve coprire carenza di esecuzione o, peggio, di esperienza: nei suoi vini cerca di cogliere l’essenza del rapporto fra uva e territorio ponendosi però il problema di comunicarli, culturalmente e commercialmente, anche all’esterno perché sa, lui che è di mestiere, che i difetti possono essere perdonati dagli appassionati dickensiani, ma non in un mercato maturo e professionale dove la tipicità non si coniuga mai, dico mai, con una carenza del vino. Per capirci, una stoffa mal lavorata resta tale, sia essa di fattura artigianale che industriale, di materiale naturale piuttosto che sintetico. Chi ricava il proprio reddito dall’agricoltura e non gioca con la vita (e con la morte) degli altri sa che il difetto non va perdonato, ma studiato e superato. Anche perché ogni produttore mette la sua firma sull’etichetta, non si nasconde dietro il poco etico anonimato di altri settori. E Brigida, one cellar-one wine come piace a me in queste dimensioni, è appunto un esempio positivo di come sia importante avere il coraggio delle proprie idee e delle proprie scelte: è stata lei in prima fila nell’opporsi alla discarica che si voleva mettere nel cuore della docg perché nella testa dei burocrati e dei politici un terreno agricolo è sempre “libero”. Anche quando c’è eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. Perchè si può pensare di fare una discarica nella zona del Greco di Tufo o l’inceneritore vicino al Montevetrano e non invece negli orribili villaggi turistici in stile Csi, vuoti d’inverno e pieni di munnezza d’estate che hanno abbrutito parte della costa? Già, quelli non sono terreno “libero”.
Sede a Petruro Irpino, Contrada Arcone, 1. Tel. 328.4286413. aziendagricolac.petruro@gmail.com Enologo: Fortunato Sebastiano. Ettari: 3,5 di proprietà. Bottiglie:5000. Vitigni: greco di Tufo
Dai un'occhiata anche a:
- Fiano di Avellino 2006 docg Ciro Picariello e la magia del tempo
- Cantina Antonio Molettieri a Castelfranci tra Coda di Volpe e Aglianico
- La cantina di Angelo Silano a Lapio
- Cantina Antico Castello a San Mango sul Calore
- Fiano di Avellino Docg 2010 Rocca del Principe
- Vini Le Otto Terre
- Contrada Marotta 2009 Greco di Tufo docg
- Io Vino 2021, il nuovo capolavoro di Luigi Tecce