Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
L’altra sera ho avuto l’ennesima conferma del motivo della trionfale cavalcata del Greco di Tufo, il bianco ormai passato nella fascia più importante in Italia come ha dimostrato uno studio del professore Pomarici e che ha fatto da traino a tutta la filiera. Improvvisata in un ristorantino di Salerno centro, Il Ristoro degli Angeli, dove il giovanissimo chef Marco De Luca, diplomato con Marchesi, a bottega da Barbieri e Vissani, esperienze a Londra, mi ha fatto provare cinque piatti. La carta dei vini era un po’ striminzita perché questi giovani chef curano poco l’aspetto vino e si concentrano ai fornelli, del resto lo stesso Marchesi da tempo teorizza che i grandi piatti vanno accompagnati all’acqua e non ha tutti i torti quando si parla di cucina creativa, cioé autoreferente e dunque non tradizionale e bisognosa di compensazioni. Ho scelto allora il Greco di Roberto, enologo bianchista e, direi anzi, fianista perché la sua azienda è nata dopo la decisione di vinificare in proprio le uve della proprietà in quel di Salza Irpina, ex tenuta di caccia dei Caracciolo. Ebbene, per tornare al nostro punto di partenza, il Greco accompagna perfettamente tutte le portate, sostenendole con la sua struttura, spingendole con la freschezza, gradevole e immediato, finito rapidamente. Proprio per questa sua essenza difficile da fotografare sul piano aromatico, il Greco di Tufo gioca la sua partita essenzialmente nel palato dove conquista rapidamente il centro dell’attenzione fronteggiando bene anche alcune speziature di stampo orientale che lentamente stanno entrando nelle cucine di questi giovani, anche sulla scia della determinazione di Tony Genovese che primo fra tutti ha creduto a questa contaminazione fra la sapidità del pesce mediterraneo e la forza di alcune spezie in uso in Asia. Il Greco di Roberto non ha quella mineralità dei numerosi cru che abbiamo provato in questi mesi, è più rotondo, ha soprattutto una voglia di essere un po’ più piacioso e rotondetto, aiutato in questo dall’essere ormai passato oltre un anno in bottiglia. Un vino di alta quota, in ottima salute e che ribadisce l’annata fortunata per questo vitigno, soprattutto che siamo in presenza di un base replicato alcune decine di migliaia di volte. 120.000 per gli amanti delle statistiche.
Sede a Salza Irpina, Contrada Coccovoni 1. Tel. 0825.981419, fax 0825.986333. www.dimeo.it Enologo: Roberto Di Meo. Ettari: 25 di proprietà e 5 a conduzione diretta. Bottiglie prodotte: 500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, fiano di Avellino, Greo di Tufo, coda di volpe, falanghina.
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