TERREDORA
Uva: greco di Tufo
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
E’ sempre bene conservare un po’ di tempo le bottiglie: così si entra nell’anima del vino, soprattutto di questi tempi in cui i wine maker sono impegnati per lo più a stupire seguendo il trend usa e getta. Della serie è la prima impressione quella che conta. Perciò noi, invece, abbiamo questa abitudine certosina e stalinista di archiviare tutto, spesso quel che nessuno penserebbe mai di stipare, come questo spettacolare, eccezionale, stupendo, magnifico umile e modesto Greco di Tufo base dell’azienda Terredora del 2002 ove abbiamo rafforzato la convinzione su qualche certezza. Prima fra tutte, la maggior parte dell’uva si produce al Sud ma a dire come è andata l’annata sono le grandi aziende del Nord. Per cui non bisogna mai fidarsi dei luoghi comuni anche perché, come ben sanno gli studenti di Agraria del primo anno, l’incrocio tra clima e terreno varia da vallata a vallata, da collina a collina. Non è dunque vero, come mi ha detto sin dal primo momento Leonardo Mustilli, che il 2002 è stata una brutta annata. Difficile, questo si, ma brutta no. Soprattutto per i bianchi. Ne avemmo contezza provando ripetutamente la falanghina di Libero Rillo, orrida al primo sorso di aprile 2003 stupenda a quello del gennaio successivo. Ora questo Greco base ci conferma, cosa che abbiamo scritto in più di una occasione, la bravura e la conoscenza di Lucio Mastroberardino per i bianchi irpini, a questo punto penso sia tra i primi tre in questo momento (gli altri due al top per me sono Cotarella e Angelo Valentino). Lo abbiamo aperto a due anni quasi dalla vendemmia è si è rivelato complesso, intenso e persistente al naso, dove i sentori floreali sono evoluti facendo largo alla frutta bianca matura e alla pesca. Ma è in bocca che si sfiora il capolavoro, con un equilibrio direi quasi perfetto tra l’acidità, cioé la freschezza, e la morbidezza acquisita in bottiglia, sicché penso proprio sia questo il momento buon per stappare queste bottiglie. Me lo dissero i contadini irpini e l’amico Antonio Troisi quando all’inizio degli anni ’90 iniziai a girar per vigne: servono due anni per Fiano e Greco. Così è, e la moderna tecnologia di vinificazione può solo migliorare questo dato naturale, non stravolgerlo. Un bianco così compiuto, autoreferente, classico direi, da dover essere bevuto da solo.
Sede a Montefusco, via Serra. Tel. 0825 968215, fax 0825 963022. E mail: info@terredora.com , sito: www.terredora.com. Enologo: Lucio e Paolo Mastroberardino. Ettari: 125 di proprietà e 30 in fitto. Bottiglie prodotte: 1.000.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, sciascinoso, fiano di Avelino, greco di Tufo, falanghina, coda di volpe.
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