CANTINA DEL TABURNO
Uva: greco
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
Che dire? La leggenda continua: fresco e fruttato, intenso e persistente, questo vino base bianco si conferma un miracolo della cantina nonostante l’annata difficile per le piogge e le grandinate. Ma questo piccolo grande Greco ha ancora tanto da esprimersi, conferma la longevità dei bianchi del Taburno e tira dritto. Ve lo segnalo ancora, a ché facciate buona scorta dei vini base di questa bella azienda quando escono annate non calde come la 2003 e la 2007, perché le possibilità di sopravvivenza sono oltre ogni immaginazione. Mai corona dei Vini Buoni d’Italia fu più azzeccata.
Assaggio del 15 gennaio 2008. Ho avuto la prudenza di conservare un po’ di queste bottiglie di cui avevo scritto, uno dei bianchi premiati con la Corona nella guida ai Vini Buoni d’Italia del Touring Club 2007. E bene ho fatto perché l’evoluzione è davvero magnifica, incredibile per una etichetta base che non supera i cinque euro, che si appresta a sfidare il tempo grazie alla sua freschezza integra, assoluta, resa più elegante dall’elevamento in bottiglia durante il quale il Greco si è liberato dei tormenti da fermentazione e imbottigliamento presentandosi in grande spolvero. Davvero questo vitigno si esprime alla grande nel Sannio, come ha dimostrato una new entry 2006 provata ieri sera al Convento di Cetara durante la cena annuale della Commissione di assaggio con la quale abbiamo riaperto le danze. Ma questo Greco di Luigi non so come sia arrivato a questo punto: certo non ha la complessità necessaria che in genere richiede un grande vino, ma equilibrio, forza, energia minerale a volontà. L’ennesima prova di quanti buoni affari ancora si possano fare girando con più intelligenza e senza pregiudizi in Campania.
Assaggio del 29 giugno 2006. Le bottiglie renane affusolate che fecero epoca quindici anni fa erano il Coda di Volpe, la Falanghina e il Greco. Greco? Sì, a volte ci si dimentica che questo vitigno è diffuso nel Sannio più che in Irpinia anche se sulle colline che circondano Avellino ha raggiunto risultati eccezionali capaci di catturare l’attenzione mediatica. Un po’ di attenzione e un pizzico di memoria, a cominciare da me stesso, potrebbero far scoprire bicchieri straordinari nelle zone d’ombra della comunicazione e dei luoghi comuni. Greco a Torre Gaia, da Mustilli, a Castelvenere, Greco da Paolo Cotroneo e Greco, accidenti, della Cantina del Taburno, grande campione impegnato a giocare nei campetti di periferia. Provatelo, costa 4,75 più Iva in azienda, sicuramente non più di dieci in enoteca e massimo 12-15 al ristorante, per capire la grande potenzialità dei vitigni campani quando vengono trattati secondo metodi tradizionali anziché essere piallati dal legno. La complessità olfattiva del frutto di questa ultima vendemmia sannita è infatti assolutamente straordinaria, più equilibrato delle falanghine, il Greco svetta subito grazie alla spinta acida sostenuta da una buona struttura, freschezza, mineralità e alcol. Incredibile, davvero non riesco a raccapezzarmi, ricorda a tratti la straordinaria 2001, come è possibile? Per adesso lo beviamo su pesci grassi come la cernia e il Sanpietro cucinati in tutti i modi, sui caciocavalli silani freschi, la pasta con i fagioli e i piselli, sui foie gras, paté e terrine di tutti i tipi, prosciutti di Pietraroja e del Pollino. Per quattro soldi, insomma, un affare ciclopico da mettere in cantina e riprovare tra sei o sette anni se ben conservato. Questo, infatti, è quello che farò. Vi lascio, ho già l’auto in direzione di Foglianise per fare il pieno di Greco.
Sede a Foglianise, via Sala. Tel. 0824. 871338, fax 0824. 878898. www.cantinadeltaburno.it. Enologo: Filippo Colandrea con i consigli di Luigi Moio. Ettari: nessuno. Bottiglie prodotte: 1.500.000. Vitigni: aglianico, piedirosso, falanghina, coda di volpe, greco, sangiovese, merlot
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