di Stefano Tesi
Mea culpa ma, fino a qualche giorno fa, nulla sapevo del gelataio torinese Alberto Marchetti e tantomeno di certe sue golose produzioni “collaterali”.
Poi, durante un pranzo tra amici, l’ospite ha fatto planare in tavola dei barattolini d’un giallo inequivocabile e ha detto: volete risentire i sapori della nonna?
Snap, snap, snap: i tappi saltano, il cucchiaino entra a fatica nel buco e di colpo mi si rimaterializzano davanti agli occhi non solo i ritratti in chiaroscuro delle amate ave, ma le chicche delle vecchie zie, le merende preparate dalle fantesche, sottane lunghe, crinoline, crocchie, teche piene di ninnoli, mobili scricchiolanti, profumi di spigo e di naftalina, cassetti chiusi da secoli e sportelli cigolanti da cui uscivano liquorini e cordiali d’antan.
Soprattutto, però, si è materializzato lui: l’inconfondibile, desueto, arcaico zabaione.Il più antico re delle creme, l’esca maliziosa per bambini golosi ed amanti focosi.
Il profumo è quello classico, te lo rammenti tra mille, intensissimo, con l’uovo, lo zucchero e quella coda d’alcol che subito sapeva (e sa) un po’ d’inebriante e un po’ di proibito. E con esso le domande a cui cercavi di trovare risposte in segreto, ma alla fine facendo sempre prevalere la gola sulla mente: si dirà zabaione o zabaglione, come si trovava in certi ricettari impilati in cucina? O perfino zabajone, con quell’allungo così sabaudo che evocava, almeno a me, l’iconografia di Umberto I?
In bocca, che dire? E’ buonissimo, cremoso, lungo, denso al punto giusto, dolce al punto giusto, alcoolico al punto giusto. Insomma una goduria. Stucchevolezza: zero.
Apprendo che è fatto con uova fresche di galline allevate a terra e col classico marsala, come da tradizione torinese. Ma anche se fosse di preparazione ereticacambierebbe poco, tanto è buono. Scopro che ne esiste una versione più birichina, amaricante, al vermouth bianco chinato. Lo assaggio: fulminato subito anche quello.
Solo dopo che i barattoli sono stati ben svuotai da tutti i commensali il perfido amico, uno che la sa lunga, suggerisce di resistere alla tentazione di farlo fuori all’istante e di mettere il vasetto in frigo per servirlo poi, freddo, come dessert, visto che la componente alcolica gli impedirà di congelarsi.
Così ora per sperimentarlo dovrò aspettare che mi arrivi quello acquistato on line, perché l’intraprendente Alberto ha pure un bell’e-shop dove propone anche tante altre sue specialità.
Occhio, però: non mi assumo responsabilità sulla bilancia altrui. Ho già parecchi problemi a tenere sotto controllo la mia.
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