Corso Italia 53 (Strada Provinciale Fratta-Afragola)
Tel. 081.01023014 – 335.5728869
www.eattoeat.it
Aperto sempre
Chiuso mai
Pizze da 5 a 10 euro
di Tommaso Esposito
Soltanto qualche parvenu della gastronomia può immaginare due cose:
1) che la cucina di tradizione sia una religione statica, senza alcun impeto innovativo endogeno.
2) che chi elogi la tradizione non abbia frequentazioni eretiche.
Per avere risposta al punto 1) basta leggere, se la si sa leggere in senso diacronico, la ricetta di un Rraù o di una cassoeula, piuttosto che una enciclopedia.
Per avere risposta al punto 2) si vada avanti, se si vuole, nella lettura.
Salvatore Impero ha poco più di trenta anni.
Da ragazzo fa il pizzaiolo un po’ qua un po’ là.
Poi tanti stages formativi; teoria e pratica tra impasti, lievitazioni e farine.
Incontro fatale con quelle cosiddette ricche di germe e residui di crusca, le integrali.
Quelle non abburattate fino al doppio zero insomma.
Le 1 le 2 le tre e via.
Acquisisce destrezza e colpo d’occhio fino a raggiungere una certa dimestichezza nel fare blend personali a seconda di ciò che gli impolvera le mani.
Ora sta in questo bel locale multifunzionale ristorante, braceria, bistrot, pizzeria con arredo easy lounge di tendenza e personale sveglio, attento al servizio.
Mi è toccato, udite udite!, di assaggiare la pizza della serata fatta con blend di farina Petra. Però non è detto che la troviate anche voi se verrete, giacché potrebbe esserci un’altro impasto con altra farina di un altro molino. Non fa parte del circuito Pizze Gourmet canonico.
Vediamo i risultati.
Mise en place da pizzaiolo e non da pizzaiuolo.
Un po’ come oltre il Rubicone.
Tagliata a spicchi e perfetta nella forma perfetta.
Il contrario della verace napoletana che tende ad essere perfetta nell’imperfezione.
Taglia L.
Cornicione pronunciatissimo e soffice, al taglio aerato, disco variabile tra i tre millimetri e oltre il mezzo centimetro a seconda della farcitura.
Cottura canonica in forno a legna, ma quello di Eat to Eat è anche a gas in caso di emergenza.
Profumo di pane non invadente, ma presente. L’impasto assaggiato aveva oltre tre giorni tra lievitazione e maturazione, quasi al limite estremo insomma.
Al palato una bella sensazione di un bolo appena evidente che tende a sciogliersi completamente. Il boccone si esalta in modo particolare con le farciture tradizionali, come la margherita e la marinara, piuttosto che con le creme, che tendono invece a mortificarlo ingiustamente.
Mediterranea con i suoi profumi e sapori di pomodoro, olio, origano e olive la sua marinara, quasi una romana.
Promosso a pieno titolo, una bella pizza non napoletana.
Ecco, questo sia chiaro, non napoletana verace.
E lui stesso lo dice con convinta e sicura quasi nochalanche.
Si definisce chef pizzaiolo non pizzaiuolo. Ha la sua squadra giovane.
Sicuro di sé. Troppo?
Quanto basta, perché poi ti rendi conto che il suo cuore e la sua passione palpitano per il fuoco del Vesuvio e per la grande tradizione napoletana.
Spaccanapoli, la pizza con mozzarella di bufala e pomodorino del piennolo dop sta qui in cornice come il più bel quadro alla parete.
Salvatore Impero è vocato ad essere centravanti, un goleador, merce rara oggi in campo.
E’ un pizzai(u)olo eretico.
Ma prima o poi la religione dei padri prenderà il sopravvento.
Prosit, guagliò!
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