Un diluvio inarrestabile di inviti, comunicazioni, annunci: negli ultimi quindici giorni ne ho contati almeno 400 sulle mie due caselle di posta. Impossibile anche dare risposte di cortesia a tutti.
Sicuramente è indice di buona salute del settore: anche durante la crisi nera del 2002-2003 e quella ancora peggiore 2008-2009 le cantine hanno continuato ad investire con coraggio e determinazione in un sistema paese obnubilato dalla politica show mentre in altri comparti i manager si distinguevano per la capacità di tagliare i costi e la forza lavoro.
Il vino come metafora di quello che in Italia si sarebbe dovuto fare ovunque e non si è fatto.
Detto questo però viene da chiedersi l’efficacia di questa comunicazione che porta ad un paradosso: gli unici messaggi che riescono a filtrare sono quelli fatti con il passa parola come vent’ann fa, quando un pr poteva lavorare così perché non c’erano più di venti, trenta persone ad occuparsi di vino nel sistema dei media tradizionali.
L’efficacia è pari allo zero. Vediamo quali sono le cose più respingenti e più attraenti.
1- La pesca a strascico
Si lanciano comunicati a migliaia di indirizzi senza alcuna pre-selezione, tanto poi alla fine qualcosa si acchiappa sempre. Però se non hai neanche il tempo di personalizzare l’invito vuol dire che alla mia presenza alla fine neanche ci tieni più di tanto e quindi potrei trovarmi a perdere tempo, la cosa più preziosa del Vinitay.
2-I tempi ristretti
In genere l’agenda del Vinitaly è già definita, quando si lavora seriamente, almeno un paio di mesi prima. Si tratta in fondo di sei, sette spazi a disposizione in tre giornate. Gli inviti dell’ultima ora appaiono dunque come espressione di pressappochismo e superficialità, o, peggio, riempitivi di un posti che non si sono coperti.
3-Proporre tutto ciò che già si sa
Un altro elemento dirimente è la pochezza creativa del motivo dell’invito. Tranne rare verticali, che ben pochi sacrificano al Vinitaly e l’abbinamento del vino al cuoco famoso che viene a fare boiate pazzesche in realtà c’è ben poco di nuovo che viene comunicato.
4-Individuare bene il target di comunicazione: buyer, giornalisti generalisti, critici, guide, blogger.E tarare bene la comunicazione su quello che serve.
5-Giocare con molto anticipo sui tempi per evitare l’improvvisazione.
6-Evitare di banalizzare il linguaggio con la stampa specializzata e al contempo di presentare note troppo tecniche per quella generalista che in realtà è in cerca di spigolature e curiosità per far filtrare l’articolo sul Vinitaly in continuo bilico rispetto alle altre notizie.
7-Costruire dei solidi rapporti personali nel corso dell’anno con le persone che si ritiene possano essere utili in questa circostanza. Inutile pensare di farlo via mail, ci sono almeno dieci persone che hanno comunicato qualcosa più attraente della tua nella casella postale del destinatario. I grandi pr degli anni ’90 restano sulla cresta dell’onda perché lo sanno bene.
8-Cercare di caratterizzarsi nella comunicazione per segmenti. Chi ha troppi clienti diversi fra loro difficilmente riesce a tarare il rapporto con i media.
9-Far precedere l’invio di una mail da una telefonata e non posticiparla perché questo piccolo trucco predispone ad una lettura diversa. Da limitare la pratica dei tag su Facebook (Protocollo Pagano) che è la peggiore forma di cafoneria oggi presente in rete (più della maiuscola!) a meno che non ci sia un riferimento diretto e personale con quello che si scrive. Un esempio da non seguire è quello della Garofalo, nota ormai più per il numero degli spam che per la qualità della pasta:-)
10-Inutile iniziare con la frase: so che sei bombardato da inviti, perché altrimenti ti iscrivi d’ufficio anche tu tra i bombardieri.
Leggi anche: come si presenta un vino alla stampa
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