di Gianni Ferramosca
“Un paesaggio lunare unico, nessuno scatto riesce ad imprigionare la bellezza, la dimensione e la drammaticità di questi posti, se non l’emozione diretta della vista di questi posti.” Gabriele Basilico
Il paesaggio circostante è quello lunare ed imponente legato all’attività estrattiva della famosa Pietra di Apricena (Gargano), il principale motore economico della cittadina pugliese, luogo in cui persino i maestosi cumuli di pietra bianca, edificati a colpi di risulta, faticano a nascondere negli spazi lasciati liberi, tra una cava e l’altra, i tratti ben leggibili della propria straordinaria vocazione agricola, incoraggiata com’é, da un gradevole microclima offerto dal promontorio garganico che, proprio da qui si solleva verso l’alto.
Distante dalla zona interessata dalle attività di estrazione, in una dimensione ancora incantata posta ai piedi della rocca medievale di Castelpagano, completamente immersi in una campagna capace di conquistare il cuore e la mente ogni volta che la si guarda, perché circondata da una luce impastata di verde che solo il Gargano sa concedere, prendono vita gli storici vigneti di Valentina Passalacqua, giovane e rivoluzionaria donna del vino di questa regione.
Si tratta di un primo nucleo di vigneti legati a questa proprietà, convertita da sempre ai sistemi di coltivazione biologica. Questi vigneti furono impiantati nel 1999 e da allora vengono allevati a forma di Pergola del Gargano, una scelta giustificata dal clima particolarmente soleggiato della zona, che permette di proteggere i grappoli dai raggi perpendicolari e di esporli, invece, a quelli più obliqui. Gli impianti viticoli, distribuiti su quaranta ettari di terreno, sono situati alle pendici del Gargano, all’interno dello stesso Parco Nazionale del Gargano, a circa 200 metri sul livello del mare, da dove traggono linfa ed anima da un terreno pietroso e ricco di minerali, caratterizzato da un ottimo microclima e da una ventilazione costante che produce, anche nelle annate più calde, importanti escursioni termiche. Una condizione più che ottimale per agevolare l’estrazione aromatica delle varietà allevate.
In questo arcaico e suggestivo angolo di Gargano, tutto ebbe inizio grazie all’opera testarda della proprietaria dell’azienda che, con estrema lungimiranza ed una sensibilità imprenditoriale di rara portata, seppe intravvedere in questi terreni pietrosi, un tempo considerati poco produttivi, estremi, esclusivamente vocati al mondo della pastorizia – il terroir ideale – per dar vita al suo visionario e naturale progetto vitivinicolo.
Ribaltando i classici canoni appartenuti al passato, fu proprio la presenza di cosi tante pietre bianche nel terreno ad attrarre l’attenzione di Valentina Passalacqua, in esse intravide un’autentica miniera su cui poggiare le basi della sua coraggiosa scommessa. Per essere chiari, parliamo di una tale quantità di materia pietrosa, da confondersi addirittura con quella utilizzata per costruire la piccola linea ferroviaria che scorre accanto al vigneto, su cui immagino, nessuno di noi, avrebbe mai scommesso un euro.
Cosi, una volta impiantate le vigne, cercando d’intervenire il meno possibile, lasciò semplicemente che il sole di primavera riscaldasse quelle pietre e di conseguenza, lo strato superficiale delle radici, allontanando cosi da esse l’umidità, in modo tale da sollecitarle a spingersi più in profondità per esplorare meglio le caratteristiche e gli umori di quel terreno, con l’evidente risultato di esaltarne al massimo la forza espressiva e la loro unicità territoriale. Fu una scommessa vinta a mani basse per Valentina, a tal punto, che oggi è davvero impossibile non cogliere in questi vini, il forte carattere minerale formatosi attorno all’ancestrale e ricca “vena di pietra” che distingue dagli altri, questi terreni.
Un rapporto profondo, più intimo, quello generato da questa pratica agricola, tra prodotto e territorio, tra ambiente e vigna, che Valentina Passalacqua sottolinea con una sensibilità tutta femminile, anche sulle sue bottiglie, riproducendo nella parte superiore dell’etichetta lo stesso skyline del Gargano che si ammira dal suo splendido vigneto, conservandone cosi intatta l’idea, sino al calice.
Si tratta di suggestioni private, personali, che il vino restituisce con tutte le sue piccole imprecisioni agli appassionati (perché non è filtrato né chiarificato e né stabilizzato), mostrandosi nudo con la propria anima, un semplice e sincero “Cosi sono”, come una delle etichette proposte da Valentina Passalacqua, che nei suoi vini, non cerca la perfezione, ma profondità, spontaneità e verità territoriale.
Dopo aver terminato la costruzione della nuova cantina, fornita di locali sotterranei ricavati interamente nella nuda roccia per l’affinamento in barrique ed un’importante zona eventi, l’azienda Passalacqua di Apricena, oggi, è tra le più rilevanti e dinamiche realtà produttive di Puglia, artefice com’è stata, di una svolta produttiva e qualitativa, che ha pochi precedenti da queste parti.
Durante gli scorsi anni, la proprietà si è dedicata anche alla piantumazione di nuovi vigneti a spalliera, coltivati sempre in regime biologico, un lavoro questo, che ha ampliato ulteriormente la già ricca proposta dei vitigni allevati in precedenza, che, a tutt’oggi, comprende: Bombino, Fiano Minutolo, Falanghina, Greco, Nero di Troia, Negroamaro, Primitivo, Montepulciano, Aleatico, pinot grigio e chardonnay. Le uve prodotte sono tutte lavorate in proprio nel massimo rispetto delle qualità naturali dell’uva, senza tecniche invasive e con pochissimi solfiti, da cui si ricavano nove etichette: Terra rara, Cosicomè, Cosìsono, Falangina, Nero di troia, Terra minuta, Rosa terra, Terra sasso e il “Litos”, a cui quest’anno è stato assegnato, durante l’International Packagin Competition 2015, il primo come miglior “Packaging 2015”.
Davvero impossibile descrivervi qui tutte le etichette prodotte da questa importante azienda vitivinicola pugliese, mi limito in questa occasione, a presentarvi uno dei suoi vini più rappresentativi, il “Nero di Troia”.
Colore rosso rubino intenso, venato da decisi riflessi violacei, ha un naso in cui si rincorrono sfumature complesse ed accattivanti, profumi di fragoline di bosco, more
e mirtilli, ma anche erbe aromatiche seguite da una parvenza fruttata di prugne mature e da speziati tocchi di noce moscata.
Non mostra nessuna pesantezza nonostante i suoi 14 gradi di alcool, il sorso rimane comunque morbido, fresco, elegante, persistente e corposo, con un gradevole tannino vellutato, sapientemente incastonato all’interno di una struttura decisamente in equilibrio, che sfuma con toni sapidi verso un finale persistente, ricco di mineralità e segnato da un chiaro ricordo di macchia mediterranea.
Caratteristiche:
Tipo di suolo: medio impasto ricco di scheletro.
Terroir: altopiano sulle pendici del Parco Nazionale del Gargano a 180 m slm.
Uve: Nero di Troia 100%
Estensione vigneto: 2.9 ha
Tipo di impianto: Pergola
Densità ceppi per ettaro: 2500
Produzione per ettaro: 70/80 q
Viticoltura: i vigneti sono certificati biologici dal 1999 e lavoriamo seguendo
i cicli astrali che regolano i ritmi della natura per rendere il terreno vitale e
soffice, aiutando le viti a raggiungere i nutrienti minerali nel profondo della roccia
garganica che donano ai vini forza e mineralità.
Vendemmia: raccolta manuale, tra metà e fine ottobre.
Gradazione: 14,5% vol
Vinificazione: l’uva diraspata e pigiata fermenta con i lieviti presenti sulle bucce
in serbatoi di acciaio per circa 20-25 giorni. Affina sulle fecce nobili in botti di
rovere da 50 hl per 6 mesi. Per tutte le lavorazioni di cantina seguiamo le varie
fasi lunari e prima di essere imbottigliato il vino viene leggermente filtrato.
Abbinamenti: primi piatti saporiti con sughi rossi, carne alla brace, spiedini di capretto, formaggi semistagionati e stagionati.
Temperatura di servizio: ambiente, a 16-18°C
Le Cantine Valentina Passalacqua sono in Località Posta Nuova 71010 Apricena (Fg) – Tel. 0882.642290 Fax. 0882.640141 – www.valentinapassalacqua.it
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