Ci sono due possibili pensieri ricorrenti durante una cena sulla terrazza dell’Accanto, il ristorante dell‘hotel Angiolieri a Vico Equense. Uno è che siete di fronte al panorama più bello del mondo, e i vostri occhi per fissarlo devono solo attraversare un mare di acqua e di ginestre; l’altro sono i quattro anni che lo chef ha trascorso in alcune delle più grandi cucine di Francia.
Che poi è il doppio risvolto di questo lavoro, quando si è ai massimi livelli: puoi aspirare a farlo in un luogo meraviglioso che hai persino la fortuna di avere a pochi chilometri da casa ma devi girare senza sosta il mondo per formarti davvero.
Tecnica ma soprattutto disciplina in cucina, questo racconta Vincenzo Guarino, con ammirazione e un pizzico di nostalgia — proprio come tanti ragazzi quando finalmente ritornano in Italia dopo aver fatto buone e solide esperienze.
E l’accoglienza, qui, è davvero di grande ospitalità. Un servizio molto professionale, abituato ai ritmi e alle curiosità di una clientela prevalentemente internazionale. C’è poco da fare, quando l’albergo è a conduzione familiare la piacevole sensazione di essere ospiti e non clienti fa la differenza. E l’Angiolieri di trasmette proprio questo.
Già dall’amuse bouche, un raviolo di pesce spada su una bouillabaisse perfettamente eseguita si legge la mano ferma dello chef sulle salse di base importate da oltralpe. Allo stesso tempo non mancano i guizzi e il divertimento che valorizzano i tanti prodotti della Terra delle Sirene. Dalla variazione di tonno, rinfrescato dalle verdure di stagione e dall’arancia; all’insalata di triglie e gamberi, uno dei piatti più indovinati, per cromatismi ed equilibrio, dove l’acidità dell’arancia e dello yogurt danno la giusta spinta alla dolcezza dei crostacei e delle gocce di miele.
Nelle presentazioni dei piatti, quadri, si leggono gli scambi tra Vincenzo e Nino Di Costanzo, un vero caposcuola.
Ricchi di tecnica e sapori netti anche i primi piatti, con i grossi gnocchi ripieni di carciofo “liquido” serviti su una bisque di gamberi e un riso alla triglia cremoso e appagante. Il vero trionfo, però, tra i primi piatti è per la pasta e piselli. Già. Pasta e piselli. Evviva. Cremosità e corpo nella purea (chissà se ci sono anche i baccelli, la freschezza suggeriva di sì), un formato di pasta ‘giocherellone’: la mista grossa, e dentro, a sorpresa, un uovo a ricordare il più classico degli abbinamenti nelle zuppe primaverili.
Esaltata da verdure fresche e croccanti anche il filetto di ricciola, mentre la menzione quale piatto della serata va senz’altro all’interpretazione del super classico “totani e patate”. Di grande suggestione, lo chef non gioca affatto facile sulla potenza del ricordo ma mette insieme un riuscito equilibrio di consistenze e, allo stesso tempo, di sperimentazione e ricerca. Il totano viene infatti declinato in più cotture e le patate – sia a pasta gialla che viola – contendono il podio al mollusco, boccone dopo boccone.
La spesa qui, sia di carne che, soprattutto, di pesce, è sempre sotto il controllo dello chef che ama supervisionare i prodotti e provarli e riprovarli nei piatti. Niente gli dà più soddisfazione che sperimentare oggi giorno la mineralità e fertilità della sua terra. Anche su una semplice insalata di pomodori e patate. Buoni anche i piccoli pani e i grissini, squisiti i taralli sugna e pepe, da accompagnare al burro salato di bufala.
Si chiude con una pasticceria di grande mestiere, con l’opulenta brioche con gelato di fiordilatte (forse andrebbe ridimensionata: golosissima ma un po’ troppo impegnativa, a fine cena) e un perfetto chocolate brownie in ottima compagnia di amarene sciroppate.
La carta dei vini è ampia, con tanta Campania, non sconatta, buona Italia, Francia e un po’ di Germania con ricarichi onesti.
Conto dai 60 ai 100 euro, a seconda dei menu degustazione.
L’Accanto – Grand Hotel Angiolieri
Via Santa Maria Vecchia, località Seiano
Tel. 081.8029161
Aperto solo la sera e domenica anche a pranzo
www.laccanto.com
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