di Marina Alaimo
Nel cuore del centro storico di Napoli, lungo i decumani maggiore e inferiore, quindi via dei Tribunali e via Benedetto Croce (alias Spaccanapoli), è possibile fare uno straordinario viaggio tra diversi periodi storici che si accavallano nell’arco di tempo di più di 2000 anni. Le tracce di questo percorso millenario sono ben visibili tra palazzi, monumenti, chiese, e soprattutto nell’impianto urbanistico ancora esistente di epoca greco romana.
Napoli, all’epoca Partenope, è stata una città greca dove si parlava greco e questa civiltà molto sensibile alla cultura, al senso dell’estetica ed ella filosofia, ha meravigliosamente influenzato molti degli usi e costumi ancora presenti tra la popolazione, specie in questa parte della città. Sarà quindi molto interessante, e spesso emozionante, visitarla con un occhio attento e percorrere un itinerario dove cultura e storia si intrecciano continuamente e golosamente con la grande tradizione enogastronomia napoletana.
Il cibo è ovunque in quanto Napoli da sempre si esprime in maniera ricca ed ampia in fatto di gastronomia che sa spaziare dall’alta cucina, ai piatti popolari e ad una offerta unica e vivace di cibi da strada.
La parte più antica di Partenope è proprio il regno dello street food che propone una moltitudine di interpretazioni tutte geniali e golose, da mangiare passeggiando tra i vicoli, visto che qui il clima è mite e favorisce quindi la vita all’aperto. Regina dello street food è certamente la pizza della quale si hanno tracce certe dal 1500. Piegata in quattro, a portafoglio si dice da queste parti, nasce come cibo da strada, senza pomodoro, quindi poverissima, condita solo con sugna e pepe, la “mastunicola”. L’incontro nel 1800 con il pomodoro ha fatto la sua fortuna, prende forma così la margherita con pomodoro, fior di latte e basilico, la pizza universale conosciuta e preparata ormai in tutto il mondo.
In via del Grande Archivio 23, traversa di via San Biagio dei Librai (decumano inferiore), c’è la pizzeria La Figlia del Presidente, di Maria Cacialli e Felice Messina, dove è possibile mangiare una pizza tradizionale napoletana indimenticabile per il suo sapore ed anche per la calda accoglienza che questa famiglia sa dedicare ai loro ospiti. Il locale è ampio ed è situato nel corpo della Napoli Sotterranea, scavata nel tufo giallo, pietra tipica di questa zona di natura vulcanica – ricordiamo che siamo ai piedi del Vesuvio. Pur avendo una certa disponibilità di posti a sedere, Maria e Felice hanno voluto mantenere la tradizione del banco su strada, frequentatissimo, dove già dal mattino si vendono pizze margherita e marinara, ma anche i fritti, altri importanti protagonisti dello street food partenopeo. Sono la frittatina di maccheroni, pensata in origine per riciclare la pasta avanzata, i crocchè di patate, gli arancini di riso, lo scagliuzzo (pezzetti di polenta condita con formaggio). Imperdibile la pizza fritta ripiena con cicoli e ricotta, un pezzo cult alla Figlia del Presidente. Questa anticamente era zona di mulini e forni.
In piazza San Gaetano, poco distante, si ha la possibilità di scendere sotto l’attuale strato urbano attraverso gli scavi del Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore. Una esperienza unica e fortemente emozionante che permette di fare un viaggio a ritroso nel tempo dove sono ben riconoscibili le diverse epoche sovrapposte che vanno dal V secolo a.C. al XIII secolo d.C. Scendendo di circa dieci metri ci ritroviamo su un antico cardine di epoca greco romana, dove incontriamo lo stabile dell’erario nel quale era custodito il tesoro pubblico della città.
Seguono poi le varie botteghe e, rimanendo in tema di cibo, c’è quella del fornaio il cui forno è in perfetto stato di conservazione. Poco distante il vicus Pistorius, vicolo dei pestatori di grano che rifornivano appunto di farina i panettieri e, cosa straordinaria, si trova proprio al di sotto dell’attuale vicolo del granaio, molto vicino alla pizzeria di Maria Cacialli. In fondo al cardine si giunge al criptoportico, il mercato coperto dove si riconoscono i banchi delle pescherie, alcuni riscaldati per consentire di cuocere il pesce che diveniva un graditissimo cibo da strada.
Proprio in piazza San Gaetano possiamo mangiare uno dei più buoni babà napoletani, un dolce dal suono tanto musicale, pensato per essere gustato passeggiando, leggero e soffice nella pasta lievitata ben tre volte e poi imbevuto nel rum dopo la cottura. Lo troviamo nel bar pasticceria Capparelli e possiamo mangiarlo all’aperto in questa piazza antichissima posta in quella che fu l’agorà e poi il foro, e proprio davanti al nostro naso si ergono le colonne corinzie del tempio dei Dioscuri (I sec. d.C.), la cui facciata è stata inglobata nella Basilica di San Paolo Maggiore. Qui si ricevevano gli ambasciatori stranieri per concordare la pace o la guerra e gli imperatori con ricche cerimonie.
Sempre sul decumano maggiore, via dei Tribunali, al civico 30 c’è l’antica trattoria Da Carmine, dal 1967, dove sarà piacevolissima una sosta per gustare i piatti della tradizione napoletana. Grande spazio è dato ai piatti di mare, quindi spaghetti con cozze e vongole, frittura di pesce, polpo all’insalata. Imperdibili gli ziti al ragù di carne, le braciole ripiene o le polpette al sugo.
Risalendo ancora un po’ via dei Tribunali incontriamo un tipico “banco dell’acqua” o “ acquafrescaio”, uno dei pochi rimasti in città: è il banco in marmo di Carmnella che vi preparerà sul momento spremute di arancia e limonate con diverse scelte di varietà di acque campane.
Il miglior caffè nel bar Nilo, in piazzetta Nilo, di fronte la bellissima statua del dio Nilo che testimonia la presenza di una colonia egizia in questa parte della città.
Una tappa suggestiva ed imperdibile è quella alla Locanda del Cerriglio in via Cerriglio, il vicolo più stretto di Napoli, sita proprio nei locali antichissimi notoriamente frequentati dal pittore Michelangelo Merisi, il Caravaggio. La storica taverna è stata resa famosa dalla violenta aggressione subita proprio qui da Caravaggio che amava profondamente Napoli, dove ha vissuto per un periodo abbastanza lungo e realizzato tre delle sue opere più belle che da sole valgono il viaggio. “Le Sette Opere di Misericordia”, esposta al Pio Monte della Misericordia (proprio in via dei Tribunali 253); il “Martirio di Sant’Orsola, esposta a Palazzo Zevallos Stigliano, “La Flagellazione di Cristo”, esposta al Museo di Capodimonte.
Sono ancora tantissimi i luoghi di interesse storico o gastronomico da segnalare, ma lasceremo al viaggiatore il piacere di addentrarsi nel ventre di Napoli e l’emozione di scoprire le tante meraviglie offerte da questa città dal fascino unico ed infinito.
Articolo pubblicato su Epicurean Traveler
Dai un'occhiata anche a:
- Dove mangiare a Positano. La guida da non perdere
- Karakoy Lokantasi a Istanbul, una pausa pranzo ottimale
- Raza a Madrid, la braceria da non perdere vicino la Gran Via
- La terza casa degli Scarello nella Laguna di Venezia. Agli Amici Dopolavoro è già un must in laguna
- Pastamara a Vienna, la cucina universale di Ciccio Sultano al Ritz Carlton
- Dove mangiare ad Amalfi e cosa comprare
- Pandeli Restaurant a Istanbul, cucina tipica turca nel mercato egiziano
- Emilio’s Ballato a New York, il ristorante della nostra vita