di Ugo Baldassarre
Campania Stories, la rassegna sui vini campani ideata e realizzata dalla compagine di Miriade Partners – l’enogang guidata da Diana Cataldo e Massimo Iannaccone con la complicità per nulla occulta di Paolo De Cristofaro – è sicuramente uno tra gli appuntamenti più importanti del panorama di settore. L’aumento di interesse suscitato dall’evento è tanto più messo in evidenza dalla parallela costante continua crescita del novero di cantine campane partecipanti, che in numero sempre maggiore si affidano all’organizzazione per far conoscere i propri vini alla stampa specializzata. Questo particolare, se da un alto rappresenta indubbiamente un merito, dall’altro probabilmente ne costituisce anche un limite, almeno nell’attuale formula, per una rassegna che ha proposto in quattro mattinate qualcosa come 231 campioni da degustare… Voglio dire che, a parer mio e con ogni probabilità, la formula andrebbe ancora rivisitata, almeno per quanto concerne i tempi destinati alla degustazione.
Aldilà di queste considerazioni, meramente tecniche, Campania Stories resta un’esperienza sensoriale unica, densa di significati e di messaggi. Il più chiaro di questi racconta di un movimento che prende corpo, a volte come vera e propria squadra e in ciò acquisendo sempre più credenziali per possibili affermazione sui mercati di riferimento. Un movimento che in ogni caso ha capacità di rappresentare la propria gamma produttiva con tratti chiari ed inequivocabili, con fortissima identità territoriale e senza ammiccamenti di sorta a vini diversi, quelli che a seconda dell’angolo visuale vengono di volta in volta indicati di “stile internazionale”, “omologati” o che, nel peggiore dei casi, sono talmente “duttili” per finire coll’esser interscambiabili ed universali. Lungi da tutto ciò, i vini della nostra regione, ed in particolar modo i rossi, sono vini in realtà sempre abbastanza difficili, a volte addirittura anche un po’ scorbutici, rudi o ineleganti, ma sempre espressivi, fedelmente territoriali, identitari, riconoscibili. Ecco, questo forse è l’aspetto che li caratterizza maggiormente, la riconoscibilità: ed infatti nella degustazione alla cieca è stato facile riconoscere i diversi atteggiamenti e le espressioni degli areali, i profumi, le sfumature dei diversi luoghi d’origine. In diversi casi, poi, si è chiaramente distinta anche la mano dell’autore (verrebbe quasi da dire dell’artista), lo stile, il tocco di classe, ma sempre e comunque nel solco dei caratteri varietali del vitigno, dell’areale, dell’espressione tipica del territorio originario.
Considerata quindi la quantità di campioni in degustazione e fatte le doverose premesse, da un lato della materiale impossibilità a descriverli tutti e, dall’altro, della qualità media decisamente elevata di tutti i vini assaggiati, voglio brevemente accennare a quei calici che più di altri si sono mostrati (in questa circostanza, tengo a ribadire, e con riferimento allo specifico momento della degustazione, ovviamente eseguita alla cieca) franchi e diretti o che hanno saputo raccontare meglio il territorio d’origine.
CAMPI FLEGREI E VESUVIO
Doc Campi Flegrei Piedirosso 2013 La Sibilla – fortemente caratterizzato al naso da un mix gradevolissimo di frutta fragrante e di fumè, braci ardenti e fresca ciliegia. Bocca fresca e agile, finale sinuoso, ancora dolce.
Doc Campi Flegrei Piedirosso 2013 Agnanum –questo vino in buona sostanza è una traccia paradigmatica di Piedirosso, al naso ha note fresche di frutti di bosco, di lavanda, felci e sottobosco, coniugate a diverse sfumature minerali; alla beva ha snellezza, è succoso, docile, lungo.
Doc Campi Flegrei Piedirosso 2012 Vigna delle Volpi Agnanum – bel naso, ricco di ricordi vegetali, pietra lavica, frutta matura e qualche lieve nota ematica. Sorso sapido e dolce al tempo stesso, finale caldo, di grande persistenza. Meno preciso l’altro campione proposto da Raffaele Moccia, il Vigna Madre, un po’ fuori fuoco e piuttosto orizzontale alla beva.
Doc Campi Flegrei Piedirosso Riserva 2012 Cantine dell’Averno – Lievi speziature accompagnano al naso note minerali, frutta secca e carrube. La bocca è spessa, verticale, morbida, finanche avvolgente. Bellissima retrolfattiva, con rimbalzi di frutta matura, caldarroste ancora sul fuoco. Caldo e gustoso.
Doc Lacryma Christi del Vesuvio Vigna Lapillo 2012 Sorrentino – Ennesima conferma della giovane equipe di Boscotrecase: nomen omen, per quanto concerne i lapilli del vulcano, davvero ben riconoscibili al naso, assieme però ad un bouquet molto ampio ed ammiccante, con declinazioni floreali, frutta di bosco, prugna e cacao. Tra le note dolci si affacciano poi anche quelle più austere di tabacco e goudron. Bocca succosa, compatta, verticale, bella spalla acida; sensazioni morbide, calde, nel finale, in cui si affaccia anche un tannino ben scolpito, mordente.
CASAVECCHIA E PALLAGRELLO
Igt Terre del Volturno Casavecchia Trebulanum 2011 Alois – Schietta e diretta, ai limiti della nitidezza, l’olfattiva: belle sensazioni di tabacco e prugna in compagnia di foglie di menta. All’ingresso è sottile, poi ben presto il sorso si gonfia e porta con sé nell’aroma di bocca i sapori di frutta matura e gustosa, aromi di spezie e di pepe nero; si riaffacciano infine gli aromi di tabacco e di cacao amaro. Bell’armonia di bocca, con ottima acidità, grande coerenza tra tutte le componenti.
Igt Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2011 Terre del Principe – Al naso, a primo impatto riottoso ad aprirsi, si affacciano sensazioni minerali e boisé miscelate a prugna, corteccia d’acero, liquirizia, cannella. La bocca è molto compatta, sapida, pervasa da sensazioni amaricanti, con perfetto ritorno di liquirizia, carrube, peperone verde. Grande spinta acida, tannini ben lavorati, maturi, già dolci. Persistente e caldo il finale, un sorso lunghissimo. Cosa si può dire, di non detto, del Centomoggia? Ma, aggiungerei, perché dire qualcosa in più se non la conferma che si tratta di un purosangue assoluto? Con l’ulteriore merito dell’aver reso elegante un vitigno che probabilmente per natura non è affatto tale, dell’averne trasformato i difetti in pregi, le difficoltà intrinseche in sicure e affidabili indicazioni pratiche per la sua lavorazione.
Igt Terre del Volturno Casavecchia Cretaccio 2011 Vigne Chigi – Naso ancora “giovanile”, con aromi di frutta fresca, profumi erbacei e lievi nuances floreali: un bouquet molto pulito, primaverile… Il sorso è spesso, compatto, fresco, verticale. Alla chiusura ha ancora note piacevolmente dolci e morbide, che ben si miscelano al tannino, sotto controllo assieme alla nota alcolica.
Igt Terre del Volturno Casavecchia Vigna Prea 2011 Viticoltori del Casavecchia – Aromi di ciliegia matura, sbuffi balsamici e minerali caratterizzano l’olfatto. La bocca è sapida, guizzante, la trama è fitta e succosa. Notevole progressione del sorso, perfetta corrispondenza degli aromi di bocca. La nota alcolica è ben presente e il tannino, che si slega leggermente dal resto, timbra con forza il finale.
Igt Terre del Volturno Pallagrello Nero Silva Nigra 2013 Az. Rao – Conferma per l’abito scurissimo di questo Pallagrello, decisamente sulla buona strada dopo versioni non sempre convincenti. Note minerali, nella fattispecie torba e pietra lavica, accompagnano al naso sentori di more, foglie di mirto e caramello. La bocca sapida, quasi salina, verticale, compatta a metà della beva lascia spazio a note ematiche; nel finale torna ad affacciarsi con forza il fumé. Nel finale di bocca, dall’ottimo dosaggio dell’alcol, si riaffaccia il tannino ancora fresco ma ben levigato: bella novità l’esser riusciti finalmente a domarlo.
Igt Terre del Volturno Pallagrello Nero Hero 2012 Fattoria Selvanova – Dire che sia intrigante all’olfatto è dir poco: l’ho trovato addirittura elegante, con sentori floreali netti e puliti di viola del pensiero, con tante sfumature di spezie, tabacco e delicate tostature di legno dolce e caffè. Sorso fitto, fresco, coerente il ritorno del frutto e della nota minerale. Tannino dolce, finale tutto da gustare, di grande equilibrio.
Igt Terre del Volturno Pallagrello Nero Cunto 2012 Alois – Aromi vegetali di peperone ed erba medica si miscelano con note speziate, cacao, bacca di vaniglia e foglia di tabacco. Bocca salmastra, di grande estratto, ottima la spalla acida, con persistente ritorno nella retrolfattiva di sfumature minerali e vegetali: virano, adesso, questi aromi, alla noce secca, alla china. Finale in progressione, potente, lungo. Ottima la nota tannica, persistente e matura.
CILENTO, COSTA D’AMALFI, COLLI DI SALERNO
Doc Cilento Rosso 2012 Dellemore Az. Casebianche – Quest’uvaggio di aglianico, barbera piedi rosso e primitivo si presenta al naso con aromi di piccole bacche, macchia mediterranea, frutti di rovo, erbe del sottobosco. All’ingresso è dolce e ammiccante, sapido e succoso nel prosieguo del sorso. Dalla trama fitta, è agile, ha ottima spalla, bel finale, lungo e caldo, piacevolmente amaricante.
Doc Costa d’Amalfi Furore Rosso Riserva 2010 Marisa Cuomo – Naso fresco, di frutta fresca e rosa canina, con qualche strizzata d’occhio al cioccolato dolce e alla bacca di vaniglia. Deciso e netto all’ingresso, ancora scattante e verticale, ottima la distribuzione durante il sorso. Nel finale tornano aromi tostati di spezie e cacao, il tannino è allegro, scoppiettante.
Igt Campania Aglianico Core 2013 Montevetrano – Piccoli frutti di rovo, erba medica e qualche leggera tostatura caratterizzano l’olfatto di un vino che alla bocca possiede grande acidità, ha bella alternanza tra note dure e morbide. Il sorso è gustoso, pregno di sapore di frutta fresca; il finale leggermente segnato da tannini un po’ vegetali.
Doc Cilento Aglianico Cenito 2010 Luigi Maffini – Frutta matura, viola e tabacco caratterizzano l’impatto olfattivo di questo vino che alla bocca compensa le note acido-sapide con quelle calde e zuccherine. L’alternarsi delle une alle altre, unitamente al buon corpo, creano un bel movimento, sostengono l’agilità del sorso. Nell’aroma di bocca è possibile cogliere anche qualche nota umorale, sanguigna, che si mescola a perfezione con quelle fruttate e vegetali. Lunghissimo il finale in cui si affaccia un dolce tannino.
Igt Colli di Salerno Aglianico 2Mila10 2010 Mila Vuolo – Fiore appassito, diffusi aromi di vegetali scuri, corteccia di china, sfumature balsamiche. Piacevoli le sensazioni regalate dal sorso, dall’ingresso alla chiusura, in cui tornano aromi di prugna e di china. Verticale e spesso, questo vino ha una persistenza non comune, soprattutto nelle piacevolissime note fruttate.
FALERNO DEL MASSICO E TERRE DEL VOLTURNO
Doc Falerno del Massico Rosso Rapicano 2011 Trabucco – Olfatto: cioccolato e ciliegia sottospirito, tabacco e viola del pensiero. Bocca fresca, compatta, con bel ritorno di cacao amaro e ricche sensazioni floreali, chiodi di garofano- Finale con ottimo dosaggio di ogni elemento, non esplosivo ma ancora franco e diretto, lungo.
Doc Falerno del Massico Rosso 2010 Etichetta Bronzo Masseria Felicia – Naso ricchissimo: more, note balsamiche ed ematiche, pepe nero e cannella. Ingresso piuttosto dolce, almeno per un attimo. Compatto, dal frutto polposo, sinuoso, senza sbavature fino alla chiusura, il sorso. Coerente in tutte le sue parti, accelera in progressione in un finale decisamente caldo, dal tannino di velluto.
Doc Falerno del Massico Rosso 2010 Villa Matilde – Al naso liquirizia, erba medica, menta e mallo di noce: bellissime tutte le sfumature vegetali, fuse a spruzzate di pepe nero e caffè verde. Stretta la trama, direi fitta, verticale, con bel frutto dolce polposo. Aroma di bocca segnato ancora da spezie, cannella e liquorizia. Fresco, potente, perfetto il tannino croccante.
Igt Terre del Volturno Aglianico 2008 Fattoria Selvanova – Bella interpretazione dell’aglianico, lavorato a dovere. Al naso si riconoscono i varietali sentori di prugna scura e viole, con sfumature terrose, more e cacao. Bocca pienissima, verticale, spessa, gustosa, pervasa da sensazioni amaricanti. L’aroma di bocca ripropone note terrose e minerali, ficcanti, davvero piacevoli. Gran bel finale, potente, caldo e con tannino dolcissimo, morbido.
SANNIO
Doc Sannio Aglianico Pegaso 2011 Fattoria La Pampa – Naso piuttosto ampio, con diffuse connotazioni vegetali, spruzzate di tabacco, susine. Abbastanza agile, fresco, coerente all’aroma di bocca con i suoi precursori olfattivi. Buon il finale, di ottima beva.
Doc Aglianico del Taburno 2011 Fattoria La Rivolta – Un po’ chiuso all’inizio, poi libera bei sentori di prugna matura, tabacco, corteccia di liquirizia. La bocca è piena e sapida, carnosa. Ottimo equilibrio del sorso, finale lunghissimo, pulito, potente.
Doc Guardia Sanframondi Aglianico Riserva 2010 Cantari La Guardiense – Bel naso, con tutti i profumi varietali dell’aglianico. Bocca piena e sapida, con grande spalla acida, progressione e precisione di tratto, senza tentennamenti di sorta, Chiusura pressoché perfetta, con finale lungo, ritorno di frutto maturo, tostature pulite. Ottimo il tannino, dolce, ben disegnato.
Doc Aglianico del Taburno Vigna Pezza La Corte 2008 Ocone – Naso intrigante, con caramello tostato, more e prugne dolci, assieme a foglie di mirto e corteccia di china. Bocca molto espressiva, di grande acidità (solo dopo ho visto l’annata…), con ritorno del frutto carnoso, ancora dolce. Nervoso, sembra ancora un ragazzino… Finale decisamente segnato dal frutto dolce, tannino morbido ma ancora ben presente.
IRPINIA
Igt Campania Aglianico Vinicius 2012 Antichi Coloni – Piacevolmente fresco all’olfatto, con bei sentori di frutta giovane e fiori, qualche sfumatura balsamica. Anche alla bocca conferma freschezza, grande dinamicità, ha una bella tenuta per tutto il sorso. Tannino in bell’evidenza, giovane e mordente, ma non verde.
Doc Irpinia Aglianico 2012 Sanpaolo – Ricco e pulito il bouquet, con tanta frutta fresca, rosa canina, qualche nota minerale. Ben dritto, verticale il sorso, dalla grande spalla. Piacevolmente dolce e gradevole il ritorno del frutto nel fine beva, lungo, caldo.
Doc Irpinia Campi Taurasini Satyricon 2012 Tecce – Un po’ scontroso all’inizio, il naso poi si dischiude verso il frutto scuro, more e corteccia di china, assieme ad intriganti note umorali, quasi ematiche. Alla bocca il sorso è compatto, ben sostenuto dall’acidità, almeno fino alla seconda metà della bocca, dove si svuota leggermente. Pulito, lunghissimo il finale, segnato da frutti scuri e liquirizia. Tannino mordente, ma non rude.
Doc Irpinia Aglianico Magis 2011 Antico Castello – Essenziale, corretto, varietale al naso, con riconoscimenti di prugna e di viola, assieme ad una piacevole nota mentolata. Bocca di grande freschezza, agile, dall’ottima beva in tutti i suoi momenti, dall’ingresso, dolce e delicato, alla chiusura, pulita e precisa. Un aglianico fedele a sé stesso.
Doc Irpinia Aglianico Natu Maior 2010 Antichi Coloni – Lo stile ricorda quello dell’altro campione, il Vinicius, sin dall’aroma di ciliegie fragranti, sbuffi minerali e balsamici e qualche piccolo accenno a grani di pepe nero. La bocca, in linea, è fresca, pulita, segnata da un coerente ritorno di frutta. Tannino scalpitante.
Docg Taurasi 2011 Pietracupa – Belle note erbacee e mentolate caratterizzano il naso, condito da prugna matura, spezie e un fil di fumo. L’irrequietezza di questo Taurasi è a dir poco sorprendente: acidità, flessuosità e gioventù a tutto spiano. Inarrestabile la progressione, sempre verticale sino al fin di beva caldo e lungo. Tannini pronti all’appello, ma già dolci.
Docg Taurasi Poliphemo 2011 Tecce – Tante le note “cupe”: incenso e cenere, liquirizia, pietra lavica. Nell’amplissimo bouquet si affacciano con forza anche la ciliegia, spessa e scura, aromi di funghi e foglie del sottobosco. Alla bocca, appena attutite da note terrose, sensazioni forti e decise, stilettate sapide, guizzi vibranti e succosi. Ben calibrato tra le note più dure e quelle dolci del frutto, il sorso trova sostegno in una grande spalla acida. Molto persistente il finale di bocca, caldo e tannico.
Docg Taurasi Macchia dei Goti 2010 Antonio Caggiano – Come in un quadro d’autore il mosaico olfattivo a mano a mano si disegna con incredibile ricchezza di tasselli: frutti scuri, prugne e more, viola del pensiero, foglia di tabacco, pepe e cioccolato amaro. La bocca è piena, carnosa, l’impalcatura è solida, il movimento è continuo, fino alla chiusura, precisa e puntuale sul frutto dolce. Gustoso anche a bocca asciutta, lungo e potente, fin troppo generoso col tannino.
Docg Taurasi 2010 Contrade di Taurasi – Dallo stile inimitabile, elegante, magistrale: quella della premiata ditta Lonardo&Co più che essere solo una personale interpretazione del Taurasi, ne rappresenta una vera e propria declinazione di dottrina. Mai eccedente, né al naso, con tutti i classici sentori puliti e precisi di viola tabacco e prugna matura, né alla bocca, in cui l’acidità accompagna a dovere, e per tutta la durata, il sorso succoso e rinfrescante, dolce e gustoso. Trama perfetta, tannino elegante, dolce e vellutato.
Docg Taurasi Opera Mia 2010 Tenuta del Cavalier Pepe – Naso cosparso di aromi scuri e vegetali, da more, tabacco e legno balsamico. Bocca caratterizzata da un bel dinamismo, grande agilità. In perfetto equilibrio, fine e sinuoso, chiude preciso sul frutto dolce e polposo. Tannini già domi si affacciano in un finale piacevolmente lungo e caldo.
Docg Taurasi 2010 Torricino – Naso pulito, ampio, con aromi di susine, viola e muschio, con sfumature di legno balsamico e resina di pino. Estrema correttezza e bel dosaggio della materia caratterizzano un sorso sapido e gentile, al tempo stesso morbido ma deciso.
Docg Taurasi 2009 Borgodangelo – Bella interpretazione, pulita, schietta, tipica. Al naso si colgono sensazioni di prugna e frutti di bosco, rosa e legno dolce. La bocca è fresca e agile, schietta e diretta, con ritorno di prugna e rosa canina. Il finale è caldo, lungo.
Docg Taurasi 2009 Piano di Montevergine Riserva Feudi di S. Gregorio – Ancora un disegno “cupo” al naso, con tante sfumature chinate, balsamiche e tostate; la prugna dolce e matura si fonde a tabacco, cioccolato, liquirizia. Tensione, verticalità: queste le caratteristiche principali di una bocca di grande spessore, quasi masticabile. Nella retro tornano puntuali gli aromi di prugna e tabacco, riproponendosi più e più volte in un finale davvero esplosivo, senza termine.
Docg Taurasi 2009 Bosco Faiano I Capitani – Una delle più belle interpretazioni di Taurasi di tutta la sessione, con olfattiva intrigante, floreale e balsamica, cosparsa di fresche note di eucalipto, di legno di sandalo e qualche nota tostata. Grande corrispondenza alla bocca, equilibrata e fresca, con ritorno di viola del pensiero, cacao e legno balsamico. Molto persistente, tannino dolce e levigato.
Docg Taurasi Riserva 2009 Sanpaolo – Un mix di note calde e burrose al naso, con sfumature di cioccolato e note ematiche, qualche nota di cuoio. L’acidità, impressionante, non lascia trapelare l’età. Perfetta corrispondenza dell’aroma di bocca. Lungo e caldo, gradevolmente dolce il tannino.
Docg Taurasi 2007 Bellaria – La sorpresa positiva della degustazione, non tanto per qualche specifica particolarità del prodotto, quanto piuttosto per la franchezza, per la correttezza e per la pulizia delle sue caratteristiche, soprattutto pensando che è un 2007. Chiaro e diretto il bouquet, incline a note calde di cioccolato e di liquirizia, di viola e di prugna. Bocca buona, gustosa, ancora con ottima spalla. Bella prosecuzione, senza tentennamenti fino alla chiusura. Finale coerente, caldo e gustoso, dal tannino dolce.
Docg Taurasi La loggia del Cavaliere Riserva 2008 Tenuta del Cavalier Pepe – Certo non ci sorprende più, quest’altro grande rappresentante del panorama enologico campano. Purtuttavia è capace ancora di trasmettere emozioni forti, di farci trattenere il calice in mano a lungo. Austero e profondo, così al naso, intriso di aromi di liquirizia, di tabacco e di note calde e balsamiche, come alla bocca, succosa, pregna, dalla trama fitta e spessa. Nel finale, davvero senza argini, ricompaiono sensazioni minerali e balsamiche. Tannino ed alcol ad alta voce.
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