Finalmente un territorio del vino sta per diventare patrimonio dell’umanità tutelato dall’Unesco proprio per le sue vigne. Il Mipaaf rende noto infatti che i paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e Monferrato, cui appartengono molte Città del Vino, hanno ricevuto il primo parere favorevole all’inserimento nella lista dei siti patrimonio dell’umanità
Nei giorni scorsi l’ICOMOS, l’organo indipendente di valutazione delle candidature nelle liste dell’UNESCO, ha espresso un giudizio positivo all’iscrizione dei paesaggi vitivinicoli delle Langhe, Roero e Monferrato in quanto rappresentano un’incredibile testimonianza vivente di tradizioni vitivinicoli uniche nel loro genere per l’armonia e l’efficace bilanciamento tra qualità estetiche del paesaggio rurale, architetture e costruzioni storiche, e antica e autentica tradizione della viticoltura.
Si riconosce così, per la prima volta in Italia, la dimensione culturale di un paesaggio rurale, affermando come le tradizioni agricole, plasmando il paesaggio, ne diventino componente
essenziale e caratterizzante.
La candidatura, che dovrà ora passare al vaglio del Comitato permanente del Patrimonio Materiale dell’UNESCO, è il frutto del lavoro congiunto svolto dalla task force UNESCO del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dall’Istituto SITI del Politecnico di Torino e dalla locale Associazione per le Langhe-Roero e Monferrato.
“Apprendiamo con viva soddisfazione dell’importante passo avanti fatto verso il riconoscimento UNESCO dai territori di Langhe, Roero e Monferrato, cui appartengono molte Città del Vino” – afferma Pietro Iadanza, Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino – “Come Associazione Nazionale Città del Vino abbiamo più volte sottolineato come l’Italia fosse ancora priva di un simile riconoscimento che riguardasse in modo particolare un territorio vitato. A differenza di Francia, Portogallo, Svizzera e Germania, il nostro Paese, che pur vanta il maggior numero di siti UNESCO, non aveva ancora ottenuto un riconoscimento simile. E dire che di territori vitati italiani che meriterebbero analoga affermazione ce ne sono ancora. Questo importante traguardo che sta per essere definitivamente raggiunto mi auguro sia di stimolo ad altri territori vitati del nostro Paese per intraprendere un analogo percorso. La qualità del nostro vino non è percepita solo perché è buono, ma anche perché proviene da territori belli, ben conservati, dove la cura per il paesaggio viene considerata sia dai produttori sia dagli enti locali come un valore aggiunto, uno strumento per incentivare il turismo e per realizzare politiche di sviluppo sostenibile”.
“L’Associazione Città del Vino – prosegue Iadanza – è, infatti più volte intervenuta sul tema della gestione del territorio nel corso della sua attività, invitando i Comuni associati a seguire le indicazioni del Piano Regolatore delle Città del Vino, ovvero di quell’insieme di buone pratiche condivise, utili a mantenere alta la qualità del paesaggio e dei territori vitati proprio in funzione del valore aggiunto che essa rappresenta”.
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