di Marina Alaimo
Da fine agosto e per tutto il mese di settembre avviene sull’Etna la raccolta dei pistacchi di Bronte che è biennale. E’ un frutto ormai ritenuto pregiatissimo per il suo sapore e per il fatto che la produzione sia piuttosto limitata. Bronte è una piccola località posta alle pendici occidentali dell’Etna dove la tradizione del pistacchio ha origini antichissime e che tutt’oggi è molto sentita tra gli abitanti.
La leggenda narra che sia stata fondata dal ciclope Bronte, “tuono”, che insieme ai suoi fratelli Sterope, “lampo”, e Piracmon, “incudine ardente”, furono condannati a lavorare presso la fucina del dio Vulcano, nelle viscere dell’Etna, per forgiare i fulmini di Giove e le armi degli eroi. Anche il mito del pistacchio è molto antico e ha affondato le sue radici in questa terra non a caso. E’ qui che le condizioni pedo climatiche lo rendono così eccezionale. Le forti escursioni giorno notte, una certa umidità dovuta alla vicinanza del mar Jonio ed il suolo vulcanico, in piena armonia con l’esperienza dell’uomo, fanno sì che pistacchio di Bronte risulti straordinario e molto richiesto in pasticceria. E’ presìdio Slow Food dalla fine degli anni ’90 che impone un disciplinare di produzione decisamente più rigido rispetto alla dop.
Non tutti sanno che fu l’ammiraglio britannico Horatio Nelson a rendere celebre questa località avendo qui ricevuto nel 1799 numerosi terreni dal re Ferdinando IV di Borbone che lo insignì del titolo di duca di Bronte. Nelson non frequentava la ducea di più di 6000 ettari, ma la affidò in cura ad Andrea Gaefer, colui che progettò il giardino della Reggia di Caserta. Così i contadini della zona furono costretti a spostare le loro colture verso i terreni a forte presenza di pietra lavica, quelli dove oggi principalmente si trovano gli alberi di pistacchio. Questo frutto pregiato è utilizzato quasi interamente in pasticceria e bisogna fare attenzione a riconoscere quello autentico. Gran parte dei pistacchi che vediamo in commercio provengono dall’Asia o dall’America e le differenze sono ben visibili. Quello di Bronte presenta colori molto vivaci. Una volta privato del mallo dopo la raccolta, presenta una forma allungata. L’endocorpo, la pellicina esterna, è viola rossastro ed il frutto è verde smeraldo intenso. Nella zona industriale di Bronte, a ridosso di una grande parete di lava, si trova l’azienda Antichi Sapori dell’Etna fondata da due folli visionari: Vincenzo Longhitano e Nino Marino.
I due hanno scelto con determinazione spinta dal forte legame con il proprio territorio di investire ogni energia nella produzione dolciaria a base di pistacchio. Le difficoltà sono state diciamo … ciclopiche, ma il risultato è eccezionale. L’azienda ha una impostazione molto moderna, fa cultura del territorio ed il personale è al 90% al femminile. Registra annualmente un fatturato di tredici milioni di euro ed ha alle proprie dipendenze fino a 130 persone.
Ottimi sono i loro torroni, la cioccolateria, i panettoni e tutto ciò che producono.
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