Ma cosa è Nanni Copé? Molto semplice: qualcosa che senza la grande rivoluzione vitivinicola italiana dell’ultimo quarto di secolo non sarebbe esistita, impensabile.
Nanni Copé è il cordone ombelicale, o se preferite, le sabbie mobili, che lega noi italiani al posto in cui siamo nati e dove soffriamo per tutta la vita tra un godimento e l’altro.
Nanni Copé è i corsi Ais dove si apprende il linguaggio che poi devi imparare ad usare nei viaggi, nelle degustazioni alla cieca, nelle fiere e negli articoli.
Nanni Copé è la potenza della terra campana, qui dove l’agricoltura è sempre stata una risorsa formidabile fino all’impazzimento edilizio degli anni ’60 che ha regalato politica e camorra.
Nanni Copé è www.mipiacitu
C’era tutto questo al pesce di aprile organizzato nella Rimessa Roscioli, un tavolo di conversazione e una cucina in un vicolo a pochi metri dalla mensa di Bonilli e dal forno di Cremona in via dei Giubbonari, anima di Roma che ancora non ha esalato l’ultimo respiro.
Solo magnum, persone con Borgogna e Champagne nelle vene, lo ieratico Maurizio Paparello capace di infilare nozioni precise e colte senza stare a menarsela troppo. Come un fratello che ti spiega una cosa bonariamente anche se proprio non ne capisci nulla. Uno di quelli che ascolta il doppio di quello che dice.
E poi il funambolico Alessandro Pepe, alias Il Meneghino, frizzante, arguto, defalcante.
Sono loro due i Rosencrantz e Guildenstern dell’amletico vino di Giovanni Ascione esibito per la prima volta in tutte le annate in magnum a un pugno di appassionati stretti stretti come nella metro a ora di punta.
Dal punto di vista campano, Sabbie di Sopra il Bosco, questo il nome della vigne e del vino, è un Pallagrello Nero con una piccola percentuale di Aglianico e Casavecchia. Siamo nell’Alto Casertano, colline ricche di olio, formaggi. Terreni sani, poco sfruttati perché terra di emigrazione, colline circondate da un silenzio assordante. Giovanni riassume la capacità di comunicare, la pignoleria in campagna e in giardino, nella sua cantina garage.
Ha studiato, viaggiato, vinificato.
Il suo non è un vino evento come lo sono stati il Montevetrano e il Terra di Lavoro perchè i tempi sono cambiati, ma è un buon incubatore per capire come sono cambiate le cose nel frattempo. Che io sintetizzo così: meno chiacchiere più fatti.
Più agricoltura, più cantina, più racconto di cose vere e verificabili da chi poi ti viene a trovare.
La 2008 è davvero l’inizio di un’avventura. Ha fatto tutto la natura dice Giovanni, si è vero. Ma solo perché è arrivata al risultato che avevi in testa tu. Subito mi piacque, poi mi lasciò interdetto, qui la ritrovo fresca, fruttata, brillante, lunga, persistente. Ancora molto lontana dalla maturità. 90
2009 è l’annata più debole, esile, facile da capire e da bere senza molti contorcimenti mentali. Chissà dove arriverà. Definita cupa e gotica, per me è un millesimo cuscinetto tra due superpotenze. 88
2010 è stato il mio vino della serata. Arriva dopo un naso neanche troppo espansivo ma preciso e buono. In bocca ha una inesauribile carica di energia, tannini e freschezza sono ben presenti, presidiano il palato e lasciano scorrere frutta, note terrore, rimandi speziati. 92
La 2011 è altra annata cuscinetto, figlia di un andamento regolare sino alla metà di agosto quando è arrivato il micronde a cuocere le uve. Battaglia in vigna, alla fine la quantità è poca, appena 6.500 bottiglie. 89
2012, nota Maurizio, è parente alla 2010. Buon fanno i numeri pari a Nanni Copè. Il bicchiere è ancora scostumato, irruente, poco equilibrato e rischia di essere noioso come tutte le persone poco mature. Poi si calma e presenta i fondamentali: tannini, freschezza, frutta. Potrebbe andare ben oltre le nostre misere esistenze se non fosse venduto subito. 91
Cuvèe Angela 2008. La sorpresa della serata, una barrique dimenticata. sembra una storia di marketing toscano anni ’90 e lo stile in effetti lo conferma. Buono, non caricaturale, ma, la conclusione è questa: meno male che tutto il resto non te lo sei dimenticato Giovà. 87
A me Nanni piace berlo da solo, quando ho voglia di eleganza assoluta, di purezza gustativa. Ma con l’amatriciana di Roscioli ci stava proprio bene:-)
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