di Luca Fontana
A tavola con I Signori
Premessa: nelle prossime settimane farò un viaggio ad Hong Kong, Osaka e Tokyo. E’ la prima volta che mi reco in estremo oriente con ottica gourmet, ritagliando un po’ di spazio da quello che è il mio lavoro in quelle terre. Sarà tutta una scoperta, conoscendo io poco queste cucine, così diverse da ciò a cui siamo abituati in occidente. Venite con me!
Per la prima tappa del nostro viaggio, scegliamo il MIC Kitchen dello chef Lo Ka Ki, allievo di Alvin Leung. Optiamo per questo ristorante, a dire il vero piuttosto snobbato dagli itinerari gourmet, forse perchè si propone di creare un mix unico tra cucina Cinese, Giapponese, Francese ed Italiana, con, come spiega lo chef, “piatti più abbordabili che le persone possano gustare anche quotidianamente”.
Siamo allo Chef Table, davanti a noi due donne che assemblano le portate prima di metterle in tavola, poco dietro, una porta ed i fornelli di Lo Ka Ki. Ci attendono 9 portate, scelte e misurate dallo chef in ben 23 mesi di preparazione per questo menù degustazione.
Ostrica, cipolla verde, ginger e lime. Freschissima, diversa, un boccone lontano anni luce dalla classica ostrica all’acqua di mare.
Arriva il pane, servito con un’emulsione di crema e olive cinesi. Gustoso, come l’emulsione, di scuola francese.
“Lap Mei Fan”, foie gras e woba. Sapori quasi impercettibili, troppo deboli per essere apprezzati.
Prosciutto iberico, vermicelli ed emulsione di lychee. Il prosciutto ci viene caramellato davanti agli occhi. Che strano mix, quello con l’emulsione di lychee. Sapori comunque delicati, ma questa volta interessanti.
Risotto all’anatra confit, taro croccante e noce di cocco. Kent Cheng ci spiega che il riso utilizzato è stato lasciato ad invecchiare un anno, in questo modo la parte superficiale si è dissolta lasciando solo il centro del chicco. L’anatra è ottima, ed il mix di sapori e consistenze, tra il salato, il dolce, il morbido ed il croccante, è d’alta scuola.
Granchio al curry e bianco d’uovo. Lo chef è preoccupato che potessimo trovare il curry troppo forte. A dir la verità è insapore, così come il granchio. Potrebbe essere una delicatezza suadente, non fosse per la crema alla base del curry, che estingue ogni speranza.
Predessert: MIC Soda. Un’emulsione di un tipico liquore cinese, rinfresca in modo eccellente!
Pesce mandarino, honey beans, scorza di limone, salsa vaniglia e pepe Sichuan. La scorza di limone si mischia col pepe, rendendo ogni boccone esplosivo. Altra portata sul livello del risotto, di cui sopra.
Agnello, combava, castagna d’acqua, emulsione di fu-yu. Piatto coraggioso, sorprendentemente riuscito.
Marshmallow di riso, gelato al mango, cocco sferificato e lamponi essiccati: un dessert piuttosto scialbo, che viene completamente offuscato dalla portata precedente.
Omaggio della casa: pop corn al mandarino cinese. Divertenti e gustosi.
La cucina di Lo Ka Ki era esattamente quello che stavamo cercando per introdurci gradualmente in oriente. Le contaminazioni dalla nostra terra sono tante, ed il mix con le tradizioni locali è ben riuscito. Colpisce negativamente solo la differenza di forza nei sapori, che, senza seguire un’ordine preciso nelle portate, talvolta colpisce per intensità, talvolta rende i piatti dimenticabili subito dopo l’ultima forchettata.
Segnalo anche l’ottimo lavoro di Kent Cheng, che si fa in quattro per metterci a nostro agio.
Consiglio il MIC Kitchen a qualsiasi gourmet che, come me, si trova per la prima volta ad Hong Kong e non vuole iniziare da subito con una cucina locale troppo spinta.
Chef: Lo Ka Ki
Assistant manager: Kent Cheng
Chef table con menu di 9 portate: 898HK$ (circa 85€)
MIC Kitchen
The Restaurant Space, AIA Kowloon Tower,
Landmark East, 100 How Ming Street,
Kwun Tong, Kowloon, Hong Kong
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