di Maurizio Valeriani
Sapevo che il giorno sarebbe arrivato, sapevo che prima o poi avrei cambiato idea, ma non pensavo che potesse avvenire così presto. Il Lambrusco, questo vino mosso o spumante che sollecita con la sua spuma le papille gustative, e che pure dovrebbe evocare un’aria di festa e l’abbinamento con salumi che adoro, non era mai riuscito a toccare la mia sfera emozionale. Vini ben fatti d’accordo, alcuni di esecuzione tradizionale altri meno, che dal punto di vista del punteggio avevano ottenuto anche nelle mie schede risultati ragguardevoli, visti con gli occhi del degustatore professionista, che cerca di valutare con oggettività la qualità del campione sottoposto alla sua attenzione, ma vini che finora non avevano toccato le corde giuste, quelle che ti fanno ricordare un vino e scolpirlo nella memoria.
Il giorno è arrivato, dunque, nel corso di una visita all’azienda Manicardi in quel di Castelvetro di Modena.
Data la mia esperienza pregressa con il vitigno, avevo aderito all’iniziativa con entusiasmo moderato, sicuro che ancora una volta sarei rimasto freddo di fronte a questi vini pur così maledettamente territoriali.
Ed invece a poco a poco roteando i bicchieri e degustando in sequenza ecco che la scala musicale delle emozioni comincia ad essere suonata. Abbandono il freddo rito del protocollo di degustazione e mi concentro sui ricordi:
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro secco 2013: sentori di frutta secca, floreali, di tamarindo, di chinotto. Una bocca sapida ed una chiusura fumè. Mi viene in mente l’infanzia, una giornata in montagna, un camino acceso, la mia famiglia, le castagne sulla brace, un autunno del 1980
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Castrum Vetus semisecco monovitigno 2013: qui cominciano a prevalere note fruttate e speziate, che si alternano a toni di grafite e macchia mediterranea. Corrono i ricordi ed arrivano ad una primavera del 1985, la ricerca degli asparagi in collina ed un pic-nic collettivo prima del ritorno in città.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Vigna Cà del Fiore 2014: i sentori di frutti rossi sono in grande prevalenza con prugna, e pesca noce in evidenza. La bocca è succosa e fragrante. E poi alcuni sentori d’anguria e la memoria va ad una fresca giornata di inizio estate 1990 in riva al mare ed un cocomero da affettare.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Vigna Cà del Fiore 2013: la spezia è il principale marcatore di questo vino insieme a succo d’arancia e chinotto. Profondo ed elegante.
Vino Spumante Brut Rosè Fabula 2013: da uve grasparossa e grechetto gentile: note di frutta secca e fiori rossi si uniscono a fragranze di macchia mediterranea e pietra focaia. La gustativa non è per niente banale e la personalità prevale con sapidità e mineralità.
Seguono nella degustazione il Pignoletto 2013, agrumato ed esuberante ed il Lambrusco Amabile 2013, minerale e succoso.
Il vero cuore dell’azienda, di proprietà di Maria Livia Manicardi è in realtà l’aceto. La visita all’acetaia è imperdibile, con le botti più grandi dell’aceto balsamico di Modena in basso e quelle piccole dell’aceto tradizionale di Modena in alto.
La degustazione degli aceti è molto interessante:
L’Aceto Balsamico I.G.P. (1 anno e mezzo di invecchiamento) è semplice ed immediato, mentre già complesso risulta l’Aceto Balsamico I.G.P. Botticella Oro che vede nella sua composizione anche una parte dell’extra vecchio.
Di grande persistenza e finezza risulta invece l’Aceto tradizionale extra-vecchio (25 anni di invecchiamento) con note di tabacco, sigaro e piacevoli sentori speziati.
Una visita quindi, che dimenticherò con difficoltà.
Manicardi è in Via Massaroni, 1 – Castelvetro (Mo) | Tel. 059.799000 | Fax +39 059 790752 | www.vinegar.it | manicardi@vinegar.it
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