di Marina Alaimo
Sul Monte Somma, esattamente in contrada Selva di Scozio nel comune di Somma Vesuviana, Mario Angrisani con la sua squadra di contadini effettua l’ultima raccolta di stagione delle albicocche del Vesuvio. Sono le famose pellecchielle dal sapore intenso ed indimenticabile, niente a che fare con quelle che comunemente troviamo in commercio. Ci sono anche altre varietà come la boccuccia di Fracasso, dal sapore dolce come un bacio, le Puscia, le prevetarelle, tutte ricche di gusto e di storia vesuviana. Prevale la presenza delle pellecchielle che proprio la famiglia Angrisani ha introdotto in questa zona.
Fu Vincenzo, il padre di Mario, a portarle qui da Resina, frazione di Ercolano. Addirittura è stata riconosciuta alla famiglia la paternità di una varietà denominata “Vicienzo e Maria”. La stessa risulta attualmente registrata dal Centro di Ricerca per la Frutticoltura del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Si lavora nel pieno rispetto dell’ambiente secondo i principi dell’agricoltura integrata. Questa meravigliosa realtà si può conoscere, e se ne coglie il valore, solo se ci si arrampica fin quassù con la gip. Siamo a 600 metri di altitudine, su terrazze ripidissime e difficili da percorrere. Una piccola squadra di agricoltori è dedito alla raccolta: si sale sulle alte e strette scale di castagno con la cesta da calare sul suolo ogni volta che viene riempita di questi frutti dal colore arancione intenso e striate di rosso lì dove sono stati esposti al sole.
E’ una scena ormai che appartiene al passato perché tutto sembra andare contro le piccole produzioni agricole ed artigiane. Assurdo paradosso questo dove chi fa qualità e si affanna per far sopravvivere le colture tipiche del suo territorio, e quindi si impegna a custodirne la storia e le tradizioni, è destinato a soccombere per le troppe difficoltà. Diciamo pure che la gelida indifferenza da parte dei consumatori e delle istituzioni competenti ha il proprio peso. Eppure Mario, affiancato dal figlio Vincenzo, resiste con caparbietà alla dinamica perversa di sfruttamento degli intermediari locali che impongono prezzi eccessivamente bassi che strozzano i piccoli agricoltori. Venti centesimi al chilo è la tariffa di acquisto dei grossisti di zona. Praticamente una condanna a morte. Mario ha settantaquattro anni e la grande energia che trae da questo luogo incantevole gli permette ancora di risalire con agilità le ripide terrazze e di dedicarsi a tempo pieno al suo albicoccheto. E’ riuscito ad inserirsi nel circuito di una grande distribuzione attenta alla tipicità ed alla qualità, portando il prezzo canaglia di venti centesimi ad un euro e trenta. Ha garantito in questo modo alle sue albicocche di poter ancora essere colte e distribuite sul mercano con dignità.
La gente del luogo è molto legata alle tradizioni agricole che per secoli hanno scandito i tempi e l’economia di tutte le famiglie. Attende quindi il momento della raccolta delle albicocche perché quel sapore è praticamente insostituibile. Ci si batte e si attende il riconoscimento di un marchio o della dop perché le pellecchielle possano avere un futuro. Ma anche per poter ricevere aiuti concreti in caso di calamità naturali e, proprio il mese scorso, la terribile tromba d’aria ha distrutto non solo parte del raccolta, ma molti alberi mettendo in ginocchio i produttori.
Per Mario e Vincenzo Angrisani quell’albicoccheto sul Monte Somma rappresenta un presidio di tutela della storia del territorio e l’unico modo che conoscono di far prevalere la parte giusta di chi lo abita. Il motto qui è che chi non si indigna e non si dà da fare è complice delle attività di malaffare. Ma quanta fatica!
Dai un'occhiata anche a:
- La rivincita del Fior di Latte è nel successo di imprenditori che hanno colto il momento pizzainvece di pensare al congelato in Usa
- Milza imbottita, il piatto di San Matteo a Salerno e di Santa Rosalia a Palermo
- Come cuocere gli spaghetti perfetti, i dieci consigli di Peppe Guida!
- Carciofi che passione: 33 ricette per tutti i gusti: assoluti, tradizionali,d’autore, con pasta, carne, pesce o vegan
- La mela limoncella di Sant’Agata sui Due Golfi in Penisola Sorrentina
- Il cotechino irpino e la pezzente
- La Paposcia del Gargano: gli indirizzi di chi la fa davvero buona
- Il vero ragù napoletano secondo la tradizione di Raffaele Bracale