di Fabio Panci
La semplice ricetta della Regione Marche spiegata dal Presidente dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini Alberto Mazzoni
Più di un mese fa, a poche settimane dalla mia partenza per il Vinitaly, curiosando sul web rimasi colpito dall’apprendere la notizia che vedeva le Marche la regione italiana con la più alta speranza di vita, soprattutto in riferimento alla popolazione maschile, e che negli ultimi vent’anni, ha visto addirittura quintuplicare il numero dei centenari passando da 99 ad 507. Tra le cause di questo elisir di lunga vita, ci sarebbe addirittura l’abitudine di ben 9 anziani marchigiani su 10 di bere vino durante i pasti tutti giorni, abolendo in toto il consumo di superalcolici. Considerando la buona conoscenza del litorale marchigiano, memore dalle numerose estati passate durante l’adolescenza tra Fano e Marotta a casa di amici, e l’avvicinarsi della fiera vinicola veronese ho voluto approfondire facendo una bella chiacchierata al padiglione Marche con il presidente dell’Istituto Marchigiano Tutela Vini Alberto Mazzoni.
L’IMTV, nato nel 1999, è composto da più di 1000 aziende delle provincie di Ancona, Macerata, Pesaro-Urbino, le quali rappresentano oltre il 90% del vino esportato dalle Marche. Tra i 52 vitigni, inseriti nell’elenco regionale delle varietà di vite idonee alla produzione di vino, il più noto è sicuramente il Verdicchio, seguito da Lacrima di Morro D’Alba, Montepulciano, Bianchello, l’immancabile Sangiovese senza dimenticare la straordinaria ed unica Vernaccia di Serrapetrona. Parliamo di ben 4 DOCG E 12 DOC, tutte rappresentanti l’estrema variabilità dei terreni e quindi dei vini frutto di essi.
Il concetto ripetuto più volte durante il colloquio, tenuto nella splendida terrazza dello stand Marche, dal presidente Mazzoni è stato sicuramente “fare sistema”. Nel nuovo millennio se si vuol fare breccia nei mercati esteri, voce imprescindibile nel fatturato di tutte le aziende vinicole marchigiane, se si vuole accedere più facilmente alle diverse forme di finanziamento comunitario o bancario, è necessario lavorare insieme. Le grandi aziende marchigiane, come ribadito dal Dott. Mazzoni, fanno da locomotiva al brand “Marche”, ma necessitano anche dei “vagoni” costituti dalle piccole realtà spesso addirittura a carattere familiare. Proprio quest’ultime si avvantaggiano della forza rappresentativa delle prime, per poter uscire dall’anonimato e partecipare così ai numerosi appuntamenti che lo stesso Consorzio organizza in ambito nazionale ed internazionale. Tornando al capitolo export i numeri per l’annata 2013 sono ottimi, si parla addirittura di un +36% rispetto al 2012, per un fatturato complessivo del pianeta vino Marche di 136 milioni di euro di cui ben 68 milioni di euro relativi solo alle esportazioni. Naturalmente a far da traino troviamo il Verdicchio, il vino bianco fermo con il maggior numero di premi ricevuti dalle guide italiane di settore nel 2014 che con 17 mln di euro copre circa il 25% delle esportazioni con 8 milioni e mezzo di bottiglie vendute all’estero in mercati storici come Usa, Canada e Giappone oppure per rimanere in Europa Belgio, Olanda, Germani con Svizzera e Norvegia come paesi emergenti.
Lasciando per un attimo da parte i numeri veniamo alle degustazioni, con un tutor d’eccezione come il presidente Mazzoni il quale ha voluto, con un quintetto di vini d’eccezione, offrire una bella ed ampia panoramica di quello che può offrire il mondo enologico marchigiano:
Brut Metodo Classico Riserva Verdicchio Doc Ubaldo Rosi 2008 Azienda Colonnara
Finezza ed eleganza, complessità, lunghezza in bocca infinita dimostrano l’innata vocazione del verdicchio per la spumantizzazione con in questo caso oltre 60 mesi sui lieviti
Rocho Bianchello del Metauro Azienda 2011 Agricola Roberto Lucarelli
Naso virante su note di frutta a polpa bianca e leggero floreale, in bocca esplode con doti di freschezza e sapidità. Bevibilità eccezionale per un vitigno ahimè ingiustamente poco conosciuto.
Plenio Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2010 Azienda Umani Ronchi
Da bere aspettando almeno un biennio dall’uscita sul mercato, conquista con un variegato corredo olfattivo, fatto frutta, fiori e note eteree. Setoso in bocca con bella sapidità, longevità assicurata.
Cambrugiano Verdicchio di Matelica Docg Riserva 2011 Azienda Belisario
Grande espressione del terroir a base calcarea di Matelica. Impatto olfattivo ad ampio spettro, poi in bocca grande freschezza con finale sapido-amaro ottimo adesso ma straordinario se bevuto tra 10 anni.
Rossini Rosso Conero Riserva Docg 2009 Azienda Piantate Lunghe
La potenza indiscussa del Montepulciano, con tannini ancora aggressivi e bella acidità, alcol di spessore per un gioiello proveniente dal Monte Conero. Anch’esso da aspettare nella sua lunga evoluzione in bottiglia.
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