di Marina Alaimo
Dopo l’appassionato racconto della propria esperienza di giovane viticoltrice siciliana, da più direzioni è arrivata la stessa domanda. Ovvero cosa sognasse per il proprio futuro dopo aver raggiunto un tale successo in breve tempo. E lei di impulso ha risposto che spera unicamente di poter continuare ciò che sta facendo essendone fiera e felice. Arianna ha piena consapevolezza di vivere una realtà privilegiata, nel senso che è riuscita a realizzare i propri sogni in giovane età.
In realtà è accaduto molto di più, grazie alla sua particolare sensibilità verso la propria terra, Vittoria, unita ad una vivace intelligenza e alla capacità di osare al momento giusto. La scelta degli studi in enologia è maturata dopo una casuale partecipazione ad un Vinitaly a sedici anni, spinta più dall’occasione di fare festa a scuola che da altro. Da questo passo in poi la passione per la materia è letteralmente esplosa. I fine settimana ed il tempo libero sono stati dedicati alla visita in aziende in giro per l’Italia ed anche all’estero, con un interesse particolare verso quelle realtà che lavorassero in piena armonia con la natura. A vent’anni, quando in genere si chiede l’automobile, ha manifestato con grande fermezza il desiderio di possedere una propria vigna a Vittoria dove poter dare vita al vino pensato e immaginato ormai all’infinito. Con un contributo pubblico destinato ai giovani imprenditori, riesce a comprare una vecchia vigna di un ettaro composta da alberelli di nero d’Avola e frappato e qualche presenza di moscato e albanello.
E’ stato difficile, e forse a tratti divertente, convincere l’anziano vignaiolo che le proprie idee fossero affidabili e che non si trattasse solo di un capriccio dell’età. Ciò a cui puntava la giovane vignaiola era ed è soprattutto potersi dedicare all’agricoltura nella propria terra, rispettando e esaltandone l’identità e la naturale bellezza. Un percorso mirato alla realizzazione di vini che sapessero raccontare il proprio territorio ad ogni sorso, ma anche la grande cura dedicata ad ogni singola pianta. In effetti Arianna ha stravolto l’idea comune che si aveva dei vini rossi siciliani e del nero d’avola in particolare: marmellatosi, polposi e tendenti alla dolcezza. I suoi rossi sono sottili, agili e scattanti, come è più naturale che siano. Qui i terreni calcarei, le forti escursioni termiche giorno notte e la costante ventilazione danno corpo a vini eleganti, minerali e territoriali. L’intraprendenza ostinata ha fatto poi il resto concedendole di farsi notare da subito, specie negli Stati Uniti dove l’approccio al vino è più spontaneo e libero da preconcetti. Il successo quindi arriva Oltreoceano al punto tale che il mercato e la critica italiana dovessero assolutamente occuparsi del vino di Arianna, che è poi il vino di Vittoria. I grandi occhi neri lasciano ben intuire la serenità e la soddisfazione che forse solo il vivere in equilibrio con la terra e la natura sanno infondere. Nei dieci anni di vitivinicoltura amorevole ed ostinata gli ettari sono passati da uno a ventidue e l’impegno a fare del buon vino è diventato quasi una ossessione.
Tutto il resto viene da se. Nella serata a Cap’alice per la prima volta ci sono due annate di Siccangno, il nero d’Avola della vigna siccagna, secca e arida, composta da vecchi alberelli.
Il 2008 è figlio di un’annata regolare, è un vino elegante ed agile, caratterizzato da una mineralità decisa e da profumi croccanti. In bocca è sottile, rilancia i sentori minerali e si fa bere e ribere per la freschezza decisa.
L’annata 2006 ha grande personalità, è profonda e particolarmente espressiva. Al naso rilascia profumi terrosi e di incenso, con toni fruttati croccanti e di erbe mediterranee. Si fa apprezzare ancor di più al palato per la dinamicità data dai tannini ben espressi, seguiti dalla vivace freschezza e dalle note salate.
Forse il bianco SP68 2013 è il vino che più di tutti esprime la capacità di osare, da uve albanello e moscato che, dopo un’attenta macerazione sulle bucce e una maturazione di sei mesi in vasca di cemento, assume un carattere ben definito e facilmente riconoscibile. Ha una personalità tutta propria dove l’austerità dell’albanello riesce a riequilibrare l’esuberanza del moscato rendendo particolarmente piacevole il vino.
Si ritorna ai rossi con l’SP68 2013, da nero d’Avola e frappato, dove spiccano i sentori di un rosso giovane, fruttato e minerale. Ha carattere al palato con tannini ben espressi e freschezza vivace mantenendo il filo comune dell’agilità e della semplicità.
Si chiude in bellezza con il Frappato 2012, austero, dinamico e da bere all’infinito.
L’azienda è contrada Bombolieri sull SP68 Vittoria-Pedalino, km. 3,3
Tel. 0932.1865519 – Cell. 339.7383580
www.agricolaocchipinti.it info@agricolaocchipinti.it
Dai un'occhiata anche a:
- Piccolo è bello 2024 – Omaggio ai piccoli produttori
- Entroterra 2024: dall’Irpinia al Vallo di Diano la scommessa vincente di Cristian Torsiello
- FVG: Invito a Pranzo alla scoperta dei prodotti tipici stagionali delle Valli del Natisone
- Vino e mercati, la percezione del Sud al Paestum Wine Fest
- Sestogusto stellato per una notte: un viaggio tra lievitati e freschezza firmato Prete, Mammoliti e Galla
- Vinitaly 2024 – Buoni e confortanti i numeri della 56° edizione. I nostri migliori 5 assaggi
- La pizza ai tre pomodori per la Giornata Mondiale del Pomodoro
- L’edizione 2024 di Scoperte in Vigna. Partenza da Torrecuso e poi in giro tra i vigneti e le cantine del Taburno!