di Marina Alaimo
L’unicità dei vini dell’Etna quando incontra il lavoro attento e lungimirante di produttori come Benanti e Ciro Biondi si traduce in una esperienza pienamente soddisfacente con sfumature emozionanti. A Cap’alice giovedì 30 ottobre è ripartito il format Storie di Vini e Vigne: serate colorite di convivialità e passione per quei vini che sanno raccontare in maniera coinvolgente il territorio di appartenenza. Quelli che rendono interessante l’Italia del vino che da sempre è conosciuta per una viticoltura prevalentemente familiare che sappia ben interpretare le tipicità e la storicità dei luoghi. Antonio Benanti esordisce proprio sottolineando che i suoi sono vini che vanno raccontati, soprattutto all’estero, perché se ne possa percepire il valore ed apprezzare la piacevolezza.
Così entrambi si raccontano al pubblico con passione ed una giusta leggerezza che è stata il filo conduttore di questa serata molto riuscita. Tre le annate dell’ormai famosissimo Etna Bianco Superiore Pietramarina: 1995, 2005, 2008. Spiazzante il 1995, per la prima volta in degustazione fuori della cantina. Molto espressivo ed affascinante, è buccia di mandarino, genziana, fieno dorato, il sorso incanta per la finezza e la vivacità integra della freschezza e delle lunghe note saline.
La 2005 viene servita in formato magnum e conferma con fiducia le grandi aspettative che si hanno verso il Pietramarina, vino bianco di punta nel quadro dell’enologia italiana. Eleganza e mineralità tratteggiano il leitmotif riscontrato sia al naso che al palato – un’esecuzione perfetta ed emozionante diremmo se fossimo ad un concerto di Bach in un bellissimo teatro storico. Riconoscibile, profondo, cambia di continuo nel bicchiere: erbe mediterranee, agrumi e piccole spezie. Il sorso è in grande forma, corre veloce sulla spinta della freschezza decisa e ben calibrata e ha toni salati pronunciati. Chiude con piglio sicuro la 2008 questa miniverticale che ha fermato il tempo in sala e gestito con sapienza quello racchiuso in bottiglia. E’ esuberante, dinamica ed raffinata in tutte le sue tonalità. Di temperamento ancora giovane sia al naso che al palato. E’ fiori di biancospino, agrumato e mediterraneo nei toni della salvia e del rosmarino. Bocca di grande energia, ruvida la freschezza e lungo nella sapidità. A questo punto è Ciro a raccontare la bellezza estrema dei suoi vigneti a Trecastagni, sul versante orientale del vulcano. Sono costituiti per lo più da vecchi alberelli posti ad una altitudine che va dai 500 ai 700 metri. Outis in questa degustazione centra in pieno l’idea del rosso etneo, sottile, elegante e dal carattere fortemente identitario.
Dà il via il millesimo 2000 dai caratteri ancora giovani e difficilmente si potrebbe intuirne l’età in una degustazione alla cieca. Delinea una bella trama sottile, andamento scattante ed a tratti austero, accenti mediterranei di mirto, arancia rossa e appena terroso. Meno espressiva l’annata 2012, comunque piacevole al sorso che si manifesta austero e di buona freschezza. 2013 minerale, scattante e succoso – sottile spezia di pepe e mirtilli. Cisterna Fuori 2011 è il crù che prende il nome da questa vigna particolarmente bella e suggestiva dove i vecchi alberelli sono disposti ad anfiteatro. Molto espressivo, elegante, vivace e solare nel temperamento. L’agilità del sorso lo rende estremamente piacevole, i tannini sono discreti e di ottima trama.
Segue la cena con piatti semplici, gustosi e mediterranei.
Al dessert spunta Amara, delizioso amaro di arancia rossa di Sicilia della piana di Catania dalle varietà tipiche Tarocco Gallo e Tarocco Nocellara.
Prodotto pensato da due giovani ragazzi catanesi, Giuseppe Librizzi ed Eduardo Strano, che in Sicilia è già un cult.
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