di Dora Sorrentino
Ogni moda ha il suo momento e per le strade della città è ben evidente il brulicare di patatinerie che sbucano ad ogni angolo di strada. Ma Napoli è sempre stata la capitale del fritto, in tutte le sue forme, oltre che della pizza. Lo street food partenopeo è sinonimo di cuoppi ricolmi di crocchè, zeppole, palle di riso, frittatine per il salato e di graffe per i dolci.
In questi ultimi tempi sembra momentaneamente avere la meglio il fenomeno patatine provenienti un po’ dal resto del mondo, ma il regno della friggitoria non sembra subire il colpo.
La storia del fritto salato napoletano passa per la Friggitoria Vomero, che l’anno scorso ha festeggiato i settantacinque anni di attività. La Friggitoria, gestita dalla famiglia Acunzo, tutt’oggi è un punto di riferimento non solo per i vomeresi, ma per tutti quegli studenti delle scuole vicine che nell’ora di punta la prendono d’assalto.
All’altro capo della funicolare Centrale, in via Toledo, ha visto la luce lo scorso dicembre la Passione di Sofì, una friggitoria impostata su antiche tradizioni. Frutto dell’idea e della collaborazione di Vincenzo Di Fiore ed Angelo Terzo, Passione di Sofì ha subito riscosso successo grazie anche alle proposte di fritti alternativi come le frittelle di baccalà, alici di Cetara, pizzette di cicinielli, arancini al pistacchio o agli spinaci. La caratteristica è la possibilità di poter degustare il cuoppo nella saletta superiore, senza costi aggiuntivi del coperto.
Ma è risaputo, la tradizione delle friggitorie nasce nel centro storico, dove la tradizione della pizza napoletana ben si sposa con il mondo del fritto. Antonio Tubelli, che oggi si trova ad Eccellenze Campane, è uno dei più grandi maestri del fritto napoletano. Ogni ingrediente che passa tra le sue mani diventa poesia, come la mozzarella in carrozza e gli spaghetti in tempura.
Un altro degli esempi storici è la Pizzeria e Friggitoria Di Matteo, in via Tribunali. Frittatine, crocchè, melanzane indorate e fritte smorzano la fame dei clienti in attesa.
Lo stesso discorso vale per la pizzeria La figlia del Presidente, di Maria Cacialli e Felice Messina. La loro frittatina ha scritto pagine di storia.
A Spaccanapoli, una new entry è Il Cuoppo Friggitori Napoletani, una realtà nata grazie all’idea di Giorgio ed Andrea Sangiovanni, che si sta trasformando in un vero e proprio franchising del settore. Le loro specialità, oltre ai classici, sono il pesce fritto ed i fiori di zucca.
La pizza fritta ha una sua storia, indipendente da quella da forno. Nasce nel dopoguerra, fatta con ingredienti poveri per sfamare la popolazione. Una delle massime espressioni in questo campo è la Masardona, vicina alla Stazione centrale. Enzo Piccirillo porta avanti un’antica tradizione nata grazie a sua nonna Anna, messaggera dei briganti durante la guerra. C’è chi con il suo battilocchio fa colazione tutti i giorni.
Sullo stesso stile è la pizzeria D’e’ Figliole, oggi gestita dagli eredi della famiglia Apetino, Franco e zia Carmela. La pizza completa è ripiena di ricotta, ciccioli, salame, pomodoro, provola e pepe. Dal salato si passa al dolce.
Chi ha buona memoria storica, ricorda con piacere le graffe dell’Edenlandia, oggi impossibile ritrovarle. Ma due buoni suggerimenti possono essere lo Chalet Ciro, che ogni giorno, alle diciassette in punto, sforna vassoi interi di graffe, o Pirò, in via Epomeo, dove il banco delle graffe si riempie di ora in ora.
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