Nel mese di maggio siamo stati invitati alla tradizionale presentazione del catalogo di Pellegrini SpA, distributore di Cisano Bergamasco; il programma prevedeva anche un serie di degustazioni verticali, e ad un paio di queste ci siamo accreditati.
Precisamente abbiamo avuto il piacere di poter degustare quattro annate di Vecchie Vigne, dell’azienda Roncús, di Capriva del Friuli, ed altrettante di Via del Campo, dell’azienda irpina Quintodecimo.
Due vini assai diversi tra loro, ma caratterizzati entrambi da una precisa visione da parte dei loro produttori, un’ennesima dimostrazione di come il vino bianco possa reggere il tempo che passa, spesso fornendoci sensazioni che in gioventù non può avere; li proponiamo qui assieme, in una specie di parallelismo nord-sud.
Roncús , l’azienda di Marco Perco si trova a Capriva del Friuli, vicino al confine sloveno, sei i vini prodotti, cinque bianchi ed uno rosso, tutti concepiti secondo una precisa filosofia produttiva, ovvero il vino deve trasmettere i valori culturali che appartengono all’ambiente (territorio) e all’uomo che lavora, organizza e si impegna nella sua produzione.
Collio Bianco Doc “Vecchie Vigne”
70% Malvasia istriana, 20% Friulano e 10% Ribolla, questa è la composizione (variabile in proporzione anno per anno) del Vecchie Vigne
Questo vino, secondo Marco, vuole essere l’espressione del territorio dal quale nasce, le uve provengono unicamente da vecchie vigne (da cui il nome), i vigneti hanno almeno quarant’anni, la vinificazione, condotta con lieviti indigeni, avviene in botti di rovere di Slavonia da venti ettolitri, dove il vino rimane per un anno prima di essere travasato in vasche d’acciaio, e ivi rimane per ulteriori due anni sulle fecce fini.
E’ un vino progettato per reggere nel tempo, ma al contempo dev’essere bevibile da subito.
– 2010: Il colore è giallo, luminoso e di buona intensità.
Intenso al naso, con note sulfuree ed idrocarburiche, accenni vanigliati, sentori di fieno, leggerissime note agrumate.
Strutturato, polputo, si percepisce un frutto giallo maturo (pesca gialla), discreta la vena acida e buona la persistenza.
Certamente, secondo noi, il meno complesso tra i quattro, ma questo è dovuto unicamente alla sua gioventù.
– 2009: Molto bello il colore, giallo luminoso con note dorate.
Buona l’intensità olfattiva, elegante, leggere note sulfuree, fiori gialli ed erbe officinali.
Di buona struttura, polputo, morbido, fruttato (frutta tropicale), sapido, con bella vena acida, buono l’equilibrio complessivo e lunga la persistenza. Elegante.
Il miglior compromesso, sempre secondo noi, tra la freschezza del frutto ed i primi sentori terziari.
– 2008: Oro verde, intenso e luminoso il colore.
Elegante al naso, intenso, con note balsamiche, accenni nocciolati ed un bel frutto giallo.
Fresco alla bocca, con note vegetali, sapido, quasi tannico, lunga la persistenza su sentori minerali.
Curiose e piacevoli le note balsamiche e frutto ancora in evidenza, la mineralità inizia a farsi sentire.
– 2006: Color oro intenso (oro antico), luminoso.
Delicato al naso, elegante, non molto intenso, con sentori di frutta gialla disidratata e note nocciolate.
Morbido al palato, idrocarburico, tornano i sentori di frutta gialla disidratata (albicocca e pesca), leggere note tanniche, acidità non molto pronunciata, buona la persistenza.
I sentori sono ora nel terziario ed il frutto esprime quasi note da vino passito.
Quintodecimo:
Luigi Moio (il Professor Luigi Moio) appartiene al mondo del vino sin dalla sua nascita. Suo padre, Michele, è stato il produttore che negli anni ’50 rilanciò il Falerno, uno dei più famosi vini dell’antica Roma.
Dopo gli studi in enologia, Luigi Moio passa quattro anni in un centro di ricerca in Borgogna, e lì ne scopre i vini, tornato in Italia diventa professore ordinario di Enologia presso il Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università degli Studi di Napoli.
Nel 2001, assieme alla moglie Laura, riesce finalmente a fondare la sua azienda, la Quintodecimo, a Mirabella Eclano, in Irpinia.
Sei i vini prodotti, tutti con vitigni locali, Aglianico, Fiano, Greco di Tufo e Falanghina.
Doc Irpinia Falanghina “Via del Campo” (sino al 2010 il vino era classificato Igt Irpinia)
Si tratta in pratica di un “cru”, le uve infatti provengono da una sola vigna di Falanghina, piantata nel 2004, che si trova a Mirabella Eclano, ad un’altitudine di 360 mt/slm, con densità d’impianto di 4.000 ceppi/ha, allevata a Guyot, con resa di 1,8 Kg/ceppo.
Prodotto con falanghina in purezza, dopo la pressatura il mosto fermenta parte in acciaio (70%) ed il rimanente in barriques nuove, seguono quindi otto mesi sulle fecce fini con periodici batonnages.
– 2012: Color paglierino luminoso.
Bel naso, pulito, elegante, decisamente agrumato e con sentori di erbe officinali fresche.
Fresco al palato, pulito, sapido, minerale, elegante, agrumato! Fruttato (pesca bianca), lunghissima la persistenza.
Vino che s’esprime su note fresche, il legno è già ben assorbito e neppure si nota.
– 2010: Giallo-dorato, luminoso e brillante.
Un poco chiuso all’inizio, non molto intenso, s’apre poi s’un’esplosione di frutto giallo maturo.
Di buona struttura, alcolico, morbido ed al contempo sapido, con bella vena acida, note nocciolate, buona la complessità.
Comincia ad emergere la complessità, la morbidezza e l’alcolicità sono ben bilanciate dalle note acide e saline.
– 2009: Giallo-dorato, luminoso e brillante.
Bel naso, di media intensità, si colgono nocciole, frutta gialla matura (pesca) ed accenni vanigliati.
Strutturato, morbido, con sentori nocciolati e di pesca sciroppata, buona la persistenza. Elegante.
Potente e morbido, con frutto dolce in evidenza.
– 2008: Color oro, intenso e luminoso.
Di media intensità olfattiva, balsamico, vanigliato, con sentori di legno dolce.
Di buona la struttura, fresco, con bella vena acida e leggeri accenni tannici, si colgono pesca gialla e vaniglia, lunga la persistenza.
Qui il legno ci pare più percepibile, ma è stato usato con estrema perizia ed il vino è di grande classe.
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