Dall’acqua alla Coca Cola (passando per il vino)
Generalmente quanto ci beviamo dell’acqua l’ultimo pensiero va al bicchiere utilizzato. La beviamo direttamente nel palmo della mano da una fontana, da una bottiglietta di plastica, in un bicchiere di plastica o di cartone e naturalmente anche in un bicchiere di vetro. Sempre d’acqua si tratta.
E invece no!
Dopo questa esperienza “scioccante” abbiamo ancora una volta di più constatato che il contenitore fa la differenza e a volte può modificare drasticamente la percezione che avremo del liquido contenuto.
Ma cominciamo dall’inizio.
RIEDEL sta ai bicchieri come Rolls Royce (o Ferrari) stanno alle automobili.
E’, per gli appassionati di vino, lo strumento migliore per portare un grande vino alla bocca.
Giovedì 9 ottobre siamo stati invitati ad una degustazione comparata di vini organizzata per presentare la nuova linea di calici “Veritas”, erano presenti ristoratori, agenti e stampa specializzata.
Avevamo già partecipato un paio d’anni addietro ad una degustazione comparata di vini serviti in diverse tipologie di bicchieri, scriviamo volutamente “bicchieri” poiché si trattava della serie “The O Wine Tumbler”, ovvero senza stelo. Allora avevamo concluso il nostro articolo con queste parole “In definitiva un’esperienza che ci ha pienamente convinti che l’approccio organolettico viene influenzato decisamente da forma, capacità, diametro e base del calice, fattori che determinano la diversa percezione di uno stesso vino, esaltandone o diminuendone l’intensità , il sapore e il profumo; varrebbe la pena di ripetere e di approfondire simili momenti di degustazione comparata, magari utilizzando (ritorniamo al nostro chiodo fisso) calici con stelo”.
Ora l’occasione è arrivata.
Che ormai la produzione di calici per vino si fosse orientata per esaltare al meglio i diversi vini –vitigni è un fatto condiviso dalla totalità dei produttori di bicchieri, ma con la nuova linea “Veritas”, composta da dieci diversi calici, Riedel è andata oltre. Ora si distingue anche tra la zona di produzione di questi vini, costruendole attorno un apposito bicchiere. Abbiamo ad esempio il calice per “Old World Syrah” e quello per “New World Syrah”, quello per “Old World Pinot noir” e quello per “New World Pinot noir”.
Uno dei parametri principali dei quali Riedel tiene debitamente conto nella progettazione dei calici è dato dallo spessore della buccia delle diverse uve.
Ma veniamo alla nostra degustazione, guidata in maniera assai simpatica e coinvolgente da Georg Riedel che ci conduce in questa “Gita dei sensi” (parole sue); i calici utilizzati erano (tra parentesi il loro codice Riedel):
- New World Pinot noir (6449/67)
- Old World Syrah (6449/41)
- Cabernet/Merlot (6449/0)
- Coca Cola Glass (0414/21)
Da ora in poi utilizzeremo questa numerazione per differenziarli.
A bicchieri così prestigiosi non potevano non essere abbinati che vini importanti, ed essendo Gaja il distributore di Riedel i vini sono stati presi dal suo catalogo.
Eccoli:
– Flowers – Pinot Noir 2007
Siamo in California, nella Sonoma Valley, a pochi chilometri dall’Oceano Pacifico, in una zona caratterizzata da ampie escursioni termiche, quindi molto adatta (climaticamente) all’allevamento del Pinot noir.
– E.Guigal – Hermitage Rouge 2008 Syrah
Certament uno tra i più conosciuti produttori del Rodano.
– Ca’Marcanda – Bolgheri Doc “Magari” (50% Merlot, 40% Cabernet sauvignon e 10% Cabernet franc) 2012
Un classico “taglio bordolese” prodotto in quel di Bolgheri.
Ma iniziamo dall’acqua, una comunissima bottiglia da 50 cl. d’acqua Panna versata nei tre calici da vino ed in un bicchiere di plastica.
Si comincia assaggiando quest’acqua e l’effetto è impressionante. Immediatamente notiamo le diverse sensazioni che si colgono al variare del bicchiere.
Bicchiere 1: L’acqua scorre ai lati della lingua, cogliamo un leggero solleticare sulla punta della stessa.
Bicchiere 2: L’acqua scorre sopra la lingua e corre veloce verso il fondo del palato.
Bicchiere 3: L’acqua riempie il palato, dandoci la maggiore soddisfazione.
Se con l’acqua abbiamo ottenuto un simile risultato chissà cosa ci aspetterà con i vini.
Ed in effetti le differenze sono in alcuni casi macroscopiche.
(I vini sono descritti rispettando il loro ordine di servizio, in grassetto le impressioni avute utilizzando il corretto calice).
Pinot nero:
– Bicchiere 1: intenso al naso, con un bel frutto, tostato, elegante, con leggera nota speziata.
Pulito alla bocca, con un bel frutto in evidenza, bella la vena acida, buona la trama tannica, sapido, tostato, lunga la persistenza.
– Bicchiere 3: il vino appare meno intenso e più giocato su note vegetali, il frutto è un poco coperto ed appare più maturo.
Verde alla bocca, vegetale, con tannino più evidente, meno lunga la persistenza con fin di bocca un poco amaro.
– Bicchiere 2: intenso al naso, fruttato (frutto un poco acerbo), leggere note terrose.
Decisamente sapido, il vino appare più strutturato, il frutto rosso è più maturo, emergono le note speziate.
Stiamo parlando dello stesso vino e lo andiamo a descrivere (e valutare) in maniera assai differente.
A questo punto ci sorge il dubbio (in realtà già ce l’avevamo, ma ora s’è amplificato): quanto valgono le descrizioni (e valutazioni) di un vino quando è sufficiente cambiare bicchiere per avere sensazioni così diverse?
Proseguiamo con l’Hermitage:
Bicchiere di plastica: Affumicato-tostato al naso, non molto intenso, speziato.
Sgraziato, aggressivo, scomposto alla bocca.
Bicchiere 3: Intenso al naso, speziato, accenni di pittura murale.
Intenso (quasi aggressivo), speziato, note vegetali, buona la persistenza.
Bicchiere 1: Meno intenso rispetto a prima, note vanigliate, frutto rosso maturo.
Tannino deciso, un poco amarognolo, buona la persistenza.
Bicchiere 2: Complesso, speziato, elegante al naso.
Intenso, con note un poco selvatiche, bella vena acida, buona la persistenza.
Bolgheri Doc “Magari”:
Bicchiere 1: Di media intensità olfattiva, pulito, elegante, con accenni balsamici.
Vegetale, tannino aggressivo, note tostate, discreta la persistenza.
Bicchiere 2: Di media intensità olfattiva, speziato e balsamico.
Strutturato, speziato, appare più morbido rispetto a prima, leggermente amarognolo, discreta la persistenza.
Bicchiere 3: Meno intenso al naso, floreale-fruttato, la nota balsamica è più percepibile, molto elegante.
Morbido, con bella trama tannica, speziato, con bella vena acida e buona persistenza, l’uso del legno è più percepibile.
Arriviamo infine all’assaggio della Coca Cola. Un vero e proprio shock.
Dalla lattina la bibita viene versata in parte nel bicchiere di plastica ed il rimanente nell’apposito bicchiere di Riedel.
Bicchiere di plastica: Al naso il profumo è agrumato, limone e lime, mentre alla bocca cogliamo la tipica nota dolciastra ed un poco stucchevole.
Riedel: Pare d’essere di fronte ad una bibita totalmente diversa, la nota agrumata si trasforma in arancio maturo e mandarino, mentre alla bocca la troviamo fresca e la nota dolciastra ci appare assai meno evidente.
Aumenta in pratica la bevibilità della bibita.
Ma la “Gita dei sensi” non termina qui.
C’è anche la prova d’abbinamento, un abbinamento un poco azzardato, ovvero quattro tipologie di cioccolato, da quello al latte sino a quello all’arancio, passando per quello al 50% di cacao, con peperoncino a quello più amaro e strutturato con il 70% di cacao.
Qui, nonostante gli sforzi fatti da George Riedel abbiamo faticato molto per cercare di trovare un abbinamento gradevole tra cioccolati e vini, ed alla fine non ci siamo riusciti.
In conclusione si è trattato di un’esperienza assai formativa che pensiamo dovrebbe essere fatta da tutti coloro che in varie modalità si occupano di degustazione di vino.
Una simile esperienza serve a ridimensionare un poco l’ego del degustatore che dovrebbe aver ben chiaro in mente che quando descrive e valuta un vino il “giudizio” che si esprime è relativo unicamente a quel “singolo bicchiere in quel preciso momento”.
Tutto potrebbe cambiare non soltanto cambiando la bottiglia, ma anche cambiando solamente il calice utilizzato.
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