di Albert Sapere
Da oggi la Franciacorta ha anche il mare con la Locanda di mare burro e alici.
La Franciacorta è uno dei territori che di più negli ultimi anni ha puntato nell’investimento sul bello, rendendo gradevole ogni scorcio del paesaggio vitivinicolo.
Puntare sul vino come ho già detto a più riprese, spesso sembro vecchio e petulante in questi ragionamenti, non vuol dire solo avere belle vigne e buoni vignaioli.
La Franciacorta in questo momento è un esempio di cosa vuol dire “fare sistema” o meglio creare le condizioni necessarie perché una zona possa essere inquadrata nell’immaginario collettivo come territorio di vino.
Chi è pratico di prassi commerciali nel vino o abituato a frequentare l’estero sa bene che prima di vendere un vino, negli ultimi anni, si vende prima il “Terroir” e poi l’etichetta, tante critiche possiamo fare ai francesi certamente non quella di non essere dei grandi commercianti di vino o di non aver tracciato una strada in questo senso.
Per investimenti nel bello intendo sicuramente i relais, i campi da golf, l’offerta gastronomica, le belle vigne che sembrano venirti incontro ma anche la percezione collettiva di tutti gli attori territoriali che qui si arriva per frequentare un luogo di vino.
Uno degli imprenditori più lungimiranti in questo senso è sicuramente Vittorio Moretti, prima Bellavista poi Contadi Castaldi, con gli investimenti in Toscana e la nascita del Gruppo Terra Moretti.
E l’ultima “visione”, in termine cronologico, per completare l’offerta gastronomica è stata portare un pezzo di mare a Erbusco, quello del Tirreno di Cetara in particolare.
La visione che la Franciacorta potesse essere un luogo anche a forte vocazione turistica era partita molto prima con l’Albereta e una ventina di anni fa con l’allora Re indiscusso della cucina italiana d’autore Gualtiero Marchesi, matrimonio conclusosi consensualmente proprio a fine dello scorso anno.
Dal Convento a Cetara a diversi Eataly sparsi per il mondo, dove vige la regola del fritto è tutto più buono, fino alla scommessa della “Locanda di mare burro e alici”, ovviamente parliamo di Pasquale Torrente e del figlio Gaetano.
Un brand conosciuto e apprezzato quello dei Torrente, perché ha delle idee molto semplici, ben fatte, perché ci si prende sul serio, ma non troppo, quando si parla di cucina.
Pasquale incarna l’oste perfetto, quello che partito dal piccolo borgo di Cetara, invece di litigarsi il cliente con il ristorante di fianco è partito alla conquista di nuovi mercati, di nuovi clienti.
Incarna l’oste perfetto perché ha sempre la battuta pronta e cade sempre in piedi come i gatti, perché gli riesce naturale mettere a proprio agio il cliente di ogni categoria e ceto sociale.
La cucina è quella solita, un paradigma tanto semplice quanto religioso, quasi una vera e propria devozione nell’osservarlo: un buon pane, dell’ottimo burro e le alici di Cetara.
Il racconto della mia cena finisce qui, non perché il resto non sia stato buono, in questo caso non può valere l’idea di dire buono di più o di meno, c’è di più, perché in quei morsi iniziali c’erano pensiero e materia: “Questi siamo, parlano i prodotti ed il territorio che portiamo in giro, con storie di centinaia di anni”.
Nota di merito per la carta dei gin tonic, molto buoni e per Gaetano che sicuro alla guida della cucina ha proposto piatti ricchi di sapore.
Locanda di mare burro e alici
via Cavour, 7
25030 Erbusco (Brescia)
Tel. 030.7760569
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