Il grande portone di Palazzo Borghese di Firenze si è appena chiuso con la Giornata dello Champagne che subito si apre la porta a cristalli girevole dell’Hotel Devero di Cavenago Brianza ad ospitare il Primo Meeting italiano del Club Excellence dedicato allo champagne.
Il Club, che riunisce alcuni fra i più grandi importatori e distributori nazionali di vini e distillati d’eccellenza, è stato creato nel giugno 2012 e ha come obiettivo la diffusione di un principio organizzativo basato su collaborazione, trasparenza e correttezza fra i maggiori players italiani di questo settore (ad oggi vi partecipano 8 società).
Il 20 Ottobre quindi, 1500 operatori del canale HORECA si sono ritrovati in Sala Plenaria nella Tower del Devero per gioire con le cuvée di 19 famosissime maison di Champagne.
Giornata meravigliosamente calda e soleggiata, banchi allestiti in modo essenziale ma completo: tavolo, tovaglioli, targa in plexiglass con il nome dell’azienda produttrice e del relativo distributore, ceste per il ghiaccio giganti, seau à glace più piccoli usati come sputacchiere (anche se ho visto ben poche, pochissime persone non deglutire quanto hanno bevuto, e del resto come biasimarle..?), e i distributori personalmente e accompagnati da altre figure aziendali rappresentative, dietro il banco a versare champagne nei bicchieri.
Tutti i distributori, tranne due, hanno presentato la gamma completa degli champagne presenti nella loro offerta.
L’elenco dei presenti:
BALAN
Thiénot – Canard-Duchêne – Pascal Doquet – Michel Arnould
CUZZIOL
Bruno Paillard – Mandois – Monmarthe – Gonet-Medevill
MEREGALLI
Ayala – Bollinger – Pierre Gimonnet
PELLEGRINI
Jacquesson – Agrapart – Pouillon
SARZI AMADE’
De Sousa – Françoise Bedel – Goutorbe
SAGNA con Louis Roederer
HERES con Pol Roger
E’ sempre motivo di gioia, per me ma non solo, quando si possono bere certi vini e si possono confermare, oppure no, alcuni pareri ed aspettative nati dal primo assaggio, magari fatto tempo addietro.
Anche io, come tanti, ho avuto quindi le mie valutazioni, le sorprese e le delusioni. Tenendo sempre presente che si tratta comunque, in ogni caso, di grandi vini e meravigliosi champagne che sono stati oggetto di un’accurata selezione prima di arrivare al nostro palato.
Le mie riconferme sono per Jacquesson con uno sguardo di ammirazione per l’eleganza che riesce a raggiungere nei multimillesimati che, con la 733DT Dégorgement Tardif (base millesimo 2005) presentano un meraviglioso equilibrio fra potenza e grazia.
Ma il culmine della piacevolezza si ha con il Dizy Terres Rouges 2008, un Lieu Dit prodotto al 100% con Pinot Nero della vendemmia 2008 (grande annata in Champagne) con il sistema della macerazione e che infonde una colorata allegria, con i suoi frutti rossi ben chiaramente percepibili di mirtillo, ribes e lampone, e una golosa freschezza da gourmand, dove si sentono dei toni agrumati e delle note di calde spezie, che lo rendono un compagno ideale per un numero illimitato di “delikatessen”.
Grande prova da parte di Agrapart per uno Champagne che io ho definito “o’ famo strano” perché la vinificazione (non l’assemblaggio) è stata fatta direttamente con: pinot noir, pinot meunier, pinot blanc, chardonnay, petit meslier e arbanne, vitigni piantati nello stesso vigneto ad Avize.: Complantée Extra Brut Grand Cru.
Un tentativo di Pascal Agrapart (che ha firmato così lo Champagne invece del solito Agrapart & Fils) di creare una chicca dal gusto inimitabile e unico.
Unione delle annate 2007 e 2008, il vino è stato affinato in botte e non filtrato. A renderlo maggiormente “ronde en bouche” lo svolgimento di una malolattica completa.
Bicchiere pieno di ciliegie, susine con note di the al gelsomino e una sventagliata di erbe aromatiche.
Fresco, freschissimo in bocca, con il palato che gode di questa estrema precisione e si asciuga presto pur salivando a lungo.
Paga forse lo scotto di essere un po’ giovane ma già un fuoriclasse sin d’ora. Aspetteremo con pazienza che raggiunga la sua maturità, anche se sarà difficile non essere tentati!
Altra riconferma, per me almeno, è quella dello Champagne Mandois di Pierry.
Ho sempre trovato il loro Brut d’Origine, la “mise en bouche” della maison, ottimo come qualità di champagne d’assemblaggio e corretto come prezzo al pubblico.
Quest’anno Mandois si è presentato con una cuvée particolare (uscita a Giugno 2014), quella ottenuta da sole uve di Pinot Meunier coltivate in un piccolo clos, Clos Mandois per l’appunto, di 1,5 h solamente.
Il 2004 è il primo millesimo nato con l’intenzione di creare uno Champagne “After Dinner”, come sostiene la maison, da vigne che, in parte, sono state piantate nel 1963.
Io, che amo i profumi e la leggiadria del Pinot Meunier, dopo averlo provato, ritengo che metterlo come Champagne dopo una cena non abbia molto senso.
Ha una struttura molto importante, profumi accattivanti di frutta rossa matura, una nota di freschezza ben accennata senza essere troppo pungente e una persistenza molto intensa.
Secondo me l’abbinamento con un piatto di carne, che sia una tagliata oppure della cacciagione da pelo, è quello che rende più piacevole la sua compagnia.
Sicuramente, a prescindere, è uno Champagne di cui si può godere anche in assolo ma questo lo si può fare sempre, con tutti i grandi millesimati e le cuvée de prestige in genere.
Grande ri-conferma per gli champagne Pol Roger, per me, primo fra tutti, il Blanc des Blancs 2004, con una affilatezza e una precisione che segna la lingua e incide il palato.
Eleganza pazzesca ma tanta, tanta gioventù per un ottimo millesimo della Champagne.
Questa annata positiva si sente anche nella Grande Année 2004 di Bollinger che non manca mai di offrire al naso prima, al palato poi, quelle incantevoli note di tostatura e di caramello.
Inconfondibile nel suo carattere e nella sua delicata armonia è un continuo assaggio per conferma e riconferma.
Ma è solo il sistema per giustificare il desiderio di berne a oltranza. Adoro questo vino, adoro Bollinger.
Il millesimo 2006 invece non è stato così fortunato in Champagne, anche se un discorso diverso lo merita il Cristal 2006.
La selezione rigorosa effettuata in cantina, a scapito della quantità ovviamente, e l’attento sitema di produzione, hanno potuto dare vita comunque ad uno champagne che brilla per freschezza ed eleganza, pungenza e versatilità.
Un connubio di chardonnay e pinot nero che esprime in maniera coerente, millesimo dopo millesimo, la filosofia del suo Chef de Cave, Jean-Baptiste Lécaillon, che in un vino vuole trovare delicatezza e potenza, piacere puro.
Lo champagne si rivela così molto complesso e strutturato, sia al naso che al palato.
Quello che secondo me richiedono gli champagne Roederer, nessuno escluso, è il lungo tempo di affinamento e di riposo dopo il dégorgement che, come componente essenziale e imprescindibile, regala unicità a queste meraviglie della natura.
Si presenta in veste nuova invece Canard-Duchêne, con una serie di cuvée che vanno dalla Authentic, a Léonie, alla Grande Cuvée Charles VII.
Le bottiglie della serie Léonie sono prodotte utilizzando uve provenienti da agricoltura biologica e certificate Ecocert.
La cuvée Léonie Green rappresenta la più “sbarazzina” di quelle in degustazione, fatta per assemblaggio dei tre vitigni è un po’ il biglietto da visita di questa gamma dell’azienda e per un aperitivo sarebbe anche l’ideale non fosse che, girovagando in rete, ho trovato la bottiglia in vendita in Italia a un prezzo esagerato, a parere mio.
La bottiglia più “gettonata” della giornata è stata la cuvée Umami 2009 di De Sousa anche se, sempre a parere personale, ho preferito la Cuvèe des Caudalies Grand Cru 2005, Extra Brut Les Mesnil.
Ottenuta da parcelle poste nel Comune di Mesnil-sur-Oger, e quindi in piena Côte des Blancs, con vigne vecchie di 50 anni, questa cuvée è un perfetto equilibrio fra l’asprezza del suolo e la morbidezza del millesimo.
Passo sinuoso ed elegante, sicuro, mai ostentato. Frutta bianca appena tagliata con pesca noce bianca e ananas non troppo matura.
Al palato il vino si rivela snello ma di una bella cremosità e piacevolezza, nonostante il tenue dosaggio della liqueur. Insomma un grande vino che rimarca il lavoro fatto in vigna e in cantina da chi ne è davvero capace.
Per pochi intimi la cena organizzata in modo elegante e impeccabile da Francesca Pelagotti, Managing Director della società che cura la comunicazione del Club.
I piatti di Enrico Bartolini sono stati una buonissima scusa per degustare (bere!) le cuvée anche vecchie delle maison presenti, e posso assicurare che il godimento palatale è stato senza soluzione di continuità.
La mia delusione della giornata?
Sperare che le “cuvée de prestige” delle diverse maison, non dico le vecchie, ma almeno le ultime uscite, fossero tutte presenti in degustazione. Invece ce n’era solo una.
Il problema è forse da attribuire alla affluenza direi “generosa” che ha caratterizzato la giornata e che, a tratti, è stata di difficile gestione per le code affollate ai tavoli.
Ma anche questa è la magia dello Champagne!
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