di Teresa Mincione
A Panzano, nel comune di Greve, nella vallata che si schiude a sud del nucleo cittadino, nota al mondo come la “Conca d’Oro”, c’è Fontodi. Nel cuore del Chianti Classico, dalla fine degli anni sessanta, è leader del settore vitivinicolo dell’ Italia settentrionale.
Premiata in tutto il mondo per il vino di punta, Flaccianello. Viaggiare in Chianti significa visitare una campagna dove la natura è dominata da boschi di roverella, carpino nero e castagno.
Lungo le aree ripariali, i filari di pioppi accompagnano silenziosi i visitatori. La flora spontanea ha i suoi spazi vasti in cui muoversi ed espandersi. Ma sono spazi condivisi con i vigneti, che prendono intere colline e con gli oliveti che danno un’idea di loro più casuale e meno invasiva. Giovanni Manetti, titolare dell’azienda e vice presidente del Consorzio del Chianti Classico, ha voluto, assieme a Franco Barnabei, enologo di fama mondiale, strutturare Fontodi come un microcosmo.
Un ecosistema in assoluto rispetto della natura. L’azienda è biologica certificata, con un patrimonio pari a 170 ettari, 80 dei quali coltivati a vigneto. Naturalità e sostenibilità, i due fari che guidano i lavori quotidiani in vigna. Nessun utilizzo di prodotti chimici di sintesi. Valorizzazione massima delle risorse interne all’azienda. Una storia di scelte e distacchi, quella della famiglia Manetti. Le voci di Giovanni e del Dott. Barnabei, si inseguono l’una dopo l’altra, tra un aneddoto e un ricordo. Il racconto assume lentamente le forme di un film senza pellicola. La decisione di mio padre Dino di trasferirsi dalla blasonata Firenze, quando avevo 16 anni e mio fratello 18, – racconta Giovanni- ci cambiò la vita. Oggi non posso che ringraziarlo. Mi innamorai subito di questo mondo e decisi che sarebbe stata quella la mia strada. Come si è arrivati all’attuale “purezza” del Flaccianello ( Sangiovese 100%) ? All’epoca il disciplinare di produzione obbligava ad unire al Sangiovese anche uve bianche (Malvasia, Canaiolo). Pur lavorando bene in vigna ed ottenendo buoni Sangiovese, l’unione con i vini bianchi lo diluiva, sottraendogli concentrazione e ricchezza. Un prodotto piacevole, ma di breve vita. Fu in quel momento che nacque la volontà di produrre un vino importante, in purezza. Una decisione controcorrente rispetto ai tempi, che mal si conciliava con la formula tradizionale (Sangiovese, Malvasia, Trebbiano, Canaiolo) che sembrava non dovesse mai spezzarsi. Erano anni in cui si faceva fatica, ma la passione, la coesione tra noi e la voglia di crescere sperimentando, permise di arrivare sino ad oggi.
Lo sguardo si sposta lungo i filari. L’ anfiteatro naturale della conca, culla tutte le vigne di proprietà. Il suolo calcareo- galenico, l’elevata altitudine (350-500 mt s.l.m.), la possente luminosità (favorita dalle esposizioni principalmente a sud), un microclima caldo, asciutto, valorizzato dalle profonde escursioni termiche, hanno contribuito a rendere questo micro ecosistema una risorsa d’oro.
Le vigne sono interamente inerbite con piante d’orzo a filari alterni. Lo scopo è un miglior drenaggio del terreno, una limitare vigoria della pianta, evitare la rifrazione dell’acqua e la conseguente insorgenza di malattie infettive (peronospora). La fertilizzazione dei vigneti è curata con il compost di produzione propria. Una bomba naturale ottenuta dall’ unione dei residui di potatura ed il letame proveniente dall’allevamento di chianine proprietà Fontodi. Tutti la gamma in produzione, è prodotta con uve provenienti dai vigneti di proprietà e raccolte a mano.
I processi di vinificazione e maturazione in legno avvengono nella moderna cantina disposta su livelli discendenti in modo da operare per gravità con un approccio il più rispettoso possibile della integrità naturale delle uve. La voglia e la curiosità di scoprire i calici in verticale è forte, ma prima qualche piccolo accenno ai due vini in verticale.
FLACCIANELLO
La denominazione è Colli Toscana Centrale IGT. Sangiovese in purezza. La domanda sorge spontanea. Che origini ha il nome Flaccianello Della Pieve? Dove oggi è situato il vigneto, in epoca romana, si trovava un villaggio dal nome Pagus( ossia “ piccolo villaggio”) Flaccianus ( per alcuni il capo del villaggio). Della Pieve perché si trova sotto la Pieve di San Leolino ( sotto Panzano). Nasce nel 1981, anno della prima vendemmia. Da quel tempo al 2000, è stato un “vino di vigneto”; un vino prodotto con uve provenienti da un solo vigneto (come Vigna del Sorbo). Nel 2001 è diventato un cru. Una selezione dei migliori grappoli di Sangiovese, provenienti dai migliori vigneti dell’azienda, posizionati sulla parte alta, lì dove il terreno è grosso e sassoso. La fermentazione è spontanea ( 25/28 gg) con lieviti indigeni e macerazioni in vasche di acciaio inox con follatori e controllo termico per almeno tre settimane. La malolattica si svolge in bariques. La maturazione avviene in barriques di Troncais e Allier per 24 mesi. Prodotto solo nelle annate più importanti. . La densità del vigneto si muove intorno alle 6.000 viti per ettaro allevate a guyot.
FLACCIANELLO DELLA PIEVE 1988 Colore granato con bordo aranciato. Unghia leggermente più trasparente, tipica. E’ difficile riuscire a catalogare i profili olfattivi, presentando un vasto ventaglio. Tamarindo, cardamomo, liquirizia, arancia rossa. L’acidità mantiene vivo il profilo olfattivo. Humus, note ferrose. Arrivano lenti anche i sentori di tabacco ed incenso. Un grande naso. Nel roteare, si apre ulteriormente. Grafite, un soffio di floreale, pout pourry. All’assaggio esprime ancora giovinezza. I sentori avvertiti all’olfatto di arancia rossa e tabacco ritornano. Humus, terra bagnata, un soffio di selvatico che sembra aleggiare, poi scompare. Dopo 27 anni è perfetto. Un corpo presente e ancora in asse. In chiusura il cardamomo, spezie e sentori agrumati. Una polpa sontuosa a reggere la freschezza e mineralità. Un finale interminabile.
FLACCIANELLO DELLA PIEVE 1997 La ‘97 è stata l’annata del secolo. Calda, asciutta con qualche temporale a dar equilibrio ed evitare stress alle viti. Un’annata dai grappoli piccoli, acini piccoli e bucce molto spesse. Intenso nella colorazione, vivo. Prugna scura matura, arancia rossa, sentori balsamici. Erbe aromatica, legno di cedro, tabacco da pipa, sottobosco. Nota di grafite e pellame delicato. Caratteristica dell’annata è la nota ferrosa che compare all’olfatto quanto al gusto. In bocca si percepisce un’ impostazione più orizzontale. Sensazione calorica quasi morbida nell’immediato ingresso, poi la sapidità e il tannino. L’acidità residua sul finale non riuscendo a diluire il tannino ben consolidato e presente. Un calice solare. Al gusto tornano il balsamico, le erbe aromatiche, il rosmarino. Il confronto con l’annata 1988 evidenzia le diversità, ma il fil rouge è forte: il terroir. Più acidità e tannino nella versione dell’’88, un calice leggermente più delicato e orizzontale nell’annata ’97. Meno evidente l’acidità. Il profilo olfattivo della ’97 è più fruttato e rotondo, con una presenza inferiore di refoli di goudron scuro e ferroso che invece si riscontrano nella ’88.
FLACCIANELLO DELLA PIEVE 2001 Non più un vino di vigneto singolo ma un cru proveniente dai vigneti migliori. Color rubino. Forti note di terra bagnata. Grafite, liquirizia, humus, arancia e spezie. Sentori ancora giovani. Piccoli frutti di sottobosco, tabacco. All’assaggio l’ acidità è ben integrata, il tannino finissimo. Tabacco, grafite, liquirizia, creano una corrispondenza gustolfattiva. Una complessità in divenire. Tutto contribuisce ad una struttura gustativa compatta. Le sfumature di cuoio si perdono lentamente. Leggiadro, nonostante i 14 gradi. Rispetto alla 97, è maggiore l’integrazione.
FLACCIANELLO DELLA PIEVE 2006: Color rubino intenso, concentrato e vivace. Sentori di prugna scura, melograno, cardamomo, pepe. Leggero accenno del floreale. Giovane ma ben in asse. In bocca si distende. Tannino pulito e netto. Refoli di china, erbe officinali. La nota ferrosa si accompagna a refoli di ciliegia croccante, pura traccia del Sangiovese. Lungo e di corpo. Certamente figlio del Sangiovese, ma non da ricondursi all’identità del Chianti. Finale interessante con sentori di sale affumicato, galestro.
VIGNA DEL SORBO
Denominazione Chianti Classico Docg Riserva. Composizione: Sangiovese 95% + 5% di Cabernet Sauvignon. Le uve provengono dall’omonimo vigneto Vigna del Sorbo, esposto a sud ovest, da viti di oltre 30 anni. La densità è di 3.500 e 6.000 viti per ettaro, allevati a guyot. Fermenta spontaneamente con lieviti indigeni e macera in vasche di acciaio inox con follatori e controllo termico per oltre tre settimane. Matura in barriques di Troncais e Allier, per metà nuove, per 24 mesi. La produzione annua di bottiglie si aggira intorno alle 30.000. La prima annata risale al 1985. E’ stato un vino che sin dal principio ha avuto un piccolo apporto di Cabernet Sauvignon( in origine il 10%) e dal 2009 al 2011 la percentuale si è ridotta al 5%. Oggi, Giovanni Manetti e Franco Barnabei sono orientati verso una produzione in purezza per conferire maggiore territorialità al vino.
VIGNA DEL SORBO CHIANTI CLASSICO RISERVA 1997: Color granato. Appena sul bordo una pennellata di arancio. Leggero accenno di floreale, piccole spezie, tabacco ed arancia. Il naso è di territorio, humus e liquirizia. Più contenuto. Bella personalità. Traccia sapida minerale. Tannino piacevole. Delicati refoli di vegetale fanno parlare l’anima del Cabernet. Confronto: rispetto al Flaccianello presenta una tonalità più scura. Meno complessità. La traccia del vitigno aggiuntivo( Cabernet) si avverte in una ruvidezza di beva e nel tannino più semplice.
VIGNA DEL SORBO CHIANTI CLASSICO RISERVA 2001: La 2011 è stata una delle annate più premiate e di maggior successo, i cui punti di forza sono stati l’equilibrio e l’armonia. Buona freschezza e tannino piacevole. L’olfatto evidenzia una maggior integrazione tra Cabernet. Come se il vino dopo la turbolenza dei primi anni si fosse disteso in una convivenza con il Cabernet. Elegante. Gli echi di frutta rossa, prugna si uniscono alle note mentolate. Humus, cardamomo e un leggero filo vegetale. Sul piano della complessità è quello meno complesso. Al gusto un vino giovane e fresco, e ben integrato. Equilibrato. Compatto ed integro. Facilità di beva.
VIGNA DEL SORBO CHIANTI CLASSICO RISERVA 2006: Annata di luce. Color rubino intenso e vivace. Naso mentolato, balsamico. Il ventaglio olfattivo si arricchisce di note agrumate e di frutta rossa. Melograno e rosa rossa. Tabacco fresco. In bocca realizza una perfetta corrispondenza sensoriale valorizzata da una freschezza e grande sapidità. Giovane. Qui il Cabernet riesce ad arricchire il Sangiovese, per nulla cedendo sensazioni di vegetale. Un calice affascinante che chiede il riassaggio.
CHIANTI CLASSICO RISERVA 1979 Un’etichetta, sempre la stessa, a suggellare la continuità nel tempo. Un calice che testimonia il coraggio di raccontare una storia lontana nel tempo, che affonda i ricordi ai primi vaggiti dell’azienda. Variazione cromatica indirizzata verso l’aranciato. Parlare di limpidezza è una diminutio. Note di fico ed arancia amara. Scardinando con pazienza l’impronta di dolcezza, le note di humus e di terroir. Le spezie con gli anni sono diventate più mansuete, meno pungenti, leggere. Refoli di mirto ed erbe aromatiche. Tabacco biondo. E’ davvero emozionante poter chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare in questo viaggio lungo il piacere dei sensi. Un ventaglio olfattivo entusiasmante! La sorpresa arriva all’assaggio. Ben trentasei anni, eppure (ancora) acidità e tannino. Fresco. Un vino non di facile interpretazione. Perfetta la coerenza gustolfattiva. Non smette di accattivare il mio olfatto. Si rincorrono note di miele, rabarbaro, tamarindo. L’ultimo tratto del bouquet ha di note scure e ferrose. Che dire? Una spalla acido-tannica invidiabile e solida da consentirgli di camminare ancora nel tempo e con un’eleganza magistrale. Garbata chiusura. Due le anime in evidenza. Quella del tempo, con un colore che parla di anni passati.. e quella delle emozioni per una bocca di eleganza e personalità. Una Chianti Classico che nei suoi profumi, nella sua tonalità e nelle sue trasparenze ha conservato la lealtà ad un gusto inconfondibile che oltrepassa il tempo e le generazioni.
New entry (non ancora in produzione) è:
FONTODI DINO 2012: Una scommessa di Giovanni Manetti e Franco Barnabei. Un vino prodotto in anfora in assenza totale di alcun passaggio in legno. L’espressione è del tutto diversa rispetto ai calici degustati sin qui. Questo campione viene da un imbottigliamento di13/14 mesi. Color rubino scarico. Vivace. Il primo attacco olfattivo è ferroso- minerale. Lasciato ossigenare regala note floreali e di ciliegia rossa croccante. Al gusto è piacevole la mineralità. Straordinaria la sensazione di ciliegia croccante. La qualità di questo vino è la sua tannicità e salinità. Tannino presente ma ben delineato, senza contorni offuscati dal legno. Da non ricondursi all’identikit del Chianti ma direi il figlio del Sangiovese. Giovane ma con un suo dna. Troppo presto per apprezzarlo ma interessante da assaggiare nel prosieguo.
Ogni calice una personalità diversa. Una tempra unica e significativa. Voci diverse a rapire l’olfatto. Unico il fil rouge in ognuno di essi: il terroir. E come diceva “ un illustre toscano”: “Il vino è come il sangue della terra, sole catturato e trasformato da una struttura così artificiosa qual è il granello d’uva, mirabile laboratorio in cui operano ordigni, ingegni e potenze congegnate da un clinico occulto e perfetto. Il vino composto di umore e luce per cui virtù e ingegno si fa illustre e chiaro, l’anima si dilata, gli spiriti si confortano e l’allegrezze si moltiplicano ( G. Galilei)
Azienda Agricola Fontodi
Giovanni e Marco Manetti S.S
50022 Panzano in Chianti
Firenze
Tel. 055.852005
Fax 055.852537
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