di Marina Alaimo
In occasione di Taormina Gourmet, organizzata da Cronache di Gusto, ho partecipato al press tour nel territorio di Vittoria. E’ incredibile notare quanto l’investimento di certi produttori sul fattore umano e sul rispetto dell’identità delle singole uve tipiche abbia saputo compiere un vero e proprio miracolo. Viaggiando in questo areale non si può non costatare il continuo rifiorire di aziende agricole che hanno trovato l’energia giusta per mettere in atto tale rinascita. Magari non si ha una gran voglia di riconoscerlo, ma grande parte in questo felice risveglio dell’agricoltura si deve all’impegno un po’ folle e soprattutto passionale di personaggi come Arianna Occhipinti e Vito Catania della cantina Gulfi.
E’ vero che il cerasuolo qui ha una storia antica, ma troppo spesso oscurata dalla mancanza di qualità e da vini che avessero ben poco da dire. Iniziamo il nostro giro con Gulfi, a Chiaramonte dove ad accoglierci c’è Salvo Foti.
L’azienda è molto bella, con camere e ristorante curatissimi al fine di accogliere nel migliore dei modi quanti arrivano qui per conoscere da vicino questa realtà. A dare il benvenuto davanti la masseria sono gli alberelli che Salvo predilige come forma di allevamento, ritenuta tutt’ora la migliore in termini di qualità nonostante sia una delle più antiche. Grande parte nella qualità dei vini la fa anche la natura de suolo calcareo, ricco di ferro e rame, elementi che gli conferiscono un bellissimo colore ocra. Siamo a 400 metri di altitudine ed anche tale particolare dona finezza e tratti ben riconoscibili ai bianchi qui allevati, principalmente carricante ed albanello.
I rossi, nero d’avola e frappato, sono presenti nel territorio di Pachino tra i filari di alberello modificato – una sorta di compromesso tra l’alberello e la spalliera. Splendido il Cerasuolo di Vittoria 2013, 30.000 bottiglie proposte allo scaffale intorno ai 13 euro. Le uve di frappato provengono da Gulfi e quelle di nero d’Avola da Canziria. Il vino è lavorato unicamente in acciaio ed esprime una bella fragranza di profumi croccanti che vanno dalla buccia d’arancio, floreale di rosa, poi ancora sottili note di pepe e rabarbaro. Succoso, agile e scattante il sorso che si fa bere e ribere con avidità. Austero e deciso, con piglio elegante il Nerojbleo 2008, dalla Vigna Ragoleti a 450 metri di altitudine nel territorio di Licodia Eubea, a ridosso dei monti iblei su suolo composto principalmente da sabbia e calcare. Prevale il frutto nei toni della ciliegia e l’accento cinereo è un vezzo delicato. Il sorso riaccende con sicurezza l’idea vincente di tornare a produrre nero d’avola sottili, fragranti e vivaci nella freschezza.
A Comiso raggiungiamo una cantina storica, Avide, attiva dal 1882. Siamo nel cuore del territorio classico del cerasuolo di Vittoria. Il giovane enologo Marco Calcaterra punta ad una assoluta novità, lo spumante metodo classico rosè Nutaro, l’unico da uve frappato, molto piacevole nei sentori di piccoli frutti rossi e glicine, cremoso e vivace nella freschezza agrumata. Si nota ancora una spiazzante incertezza nell’interpretazione attuale del vini di questo territorio: non sempre l’essere stati tra i primi nella storia può essere il fattore principale sul quale poter contare.
Parte primaria e fortemente attiva nel grande cambiamento, come detto in apertura, è stata Arianna Occhipinti che ha progettato un ruolo da protagonista in questo campo in tempi proprio non prevedibili. Ancor prima della laura in enologia aveva ben fisso il pallino di lavorare sodo per riuscire ad essere una interprete valida e giusta dei vini di Vittoria. Inauguriamo con Cronache di Gusto la sala degustazione della nuova cantina in contrada Bombolieri, ricavata da una vecchia azienda agricola tipica della zona. L’intero contesto pulsa di energia che solo i giovani sanno avere e di profondo amore per la propria terra. Arianna ha solo 32 anni, eppure già da un po’ le sue idee in fatto di vino sono precise e vincenti. E’ una sostenitrice decisa dei vini naturali, quelli buoni però, che non giustificano i tanti difetti e puzzette varie dietro giri infiniti di parole vane e filosofie al limite del ridicolo. In cantina predilige l’utilizzo del cemento ed ha personalmente progettato le vasche di forma cubica. La sala degustazione affianca il vecchio palmento, dal fascino nostalgico.
Al centro della stanza conferma la voglia di raccontare e condividere le proprie idee in fatto di vino il grande tavolo con tante sedie ed un bellissimo piano cucina sul quale mangiare insieme. L’ SP68 bianco 2013 raggiunge oggi il suo spazio per raccontarsi. Riprende la tradizione di bianchi in quest’area a prevalenza rossista, con la presenza di albanello al 60% e poi moscato di Alessandria. Oggi lo ritengo uno dei migliori vini di Arianna, quello che meglio di tutti racconta la sua capacità di osare. Segna un deciso riscatto del nero d’Avola Siccagno 2012, ricalcando con sicurezza l’idea di eleganza e grande bevibilità dei vini di Arianna. Proprio una bella bottiglia che ha solo il difetto di non porre limiti al desiderio di finirla tutta.
Si conclude nel migliore dei modi questo viaggio fantastico nella Sicilia barocca, tra Modica, Ragusa e Vittoria, che oltre a mostrarci il suo fascino infinito, ci ha regalato l’occasione sempre più rara di lasciarci andare fino ad incontrare la parte più profonda di se stessi e di chi ha condiviso questa preziosa esperienza.
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