di Gianmarco Nulli Gennari e Maurizio Valeriani
Quasi alle porte dell’estate ed in una magnifica giornata primaverile abbiamo avuto l’onore di visitare un’azienda storica della Sardegna: Capichera.
L’azienda nasce negli anni ’70 nelle campagne di Arzachena, e la famiglia Ragnedda decide di investire nella viticultura nei terreni di proprietà, fino ad allora destinati al pascolo. Nel 1980 i giovani fratelli Mario Ragnedda (attualmente responsabile del commerciale) e Fabrizio Ragnedda (che si occupa di vigna e cantina) prendono in mano l’azienda, seguiti dagli altri fratelli e la prima etichetta “Capichera” esce nel 1981.
Mario ci racconta questa avventura, con la consapevolezza di una grande storia di successo ma anche di sacrificio : “Fino a quel momento”, ci dice, “avevo bevuto solo coca-cola, e mi sono trovato ad occuparmi di vino e ad appassionarmi sempre più, giorno dopo giorno, dedicando tutto il tempo, a volte togliendolo alla famiglia, a pensare insieme a Fabrizio a come rendere i vini di Capichera indimenticabili, ed a come farli conoscere fuori dalla Sardegna”.
Ed in effetti il successo arriva presto e nel giro di 10/15 anni il marchio Capichera si diffonde in tutto il mondo, portando in alto la bandiera della Sardegna e del Vermentino.
Aumentano via via le etichette, e si comincia anche a produrre vini rossi, in particolare da uva carignano, che viene per la prima volta impiantata in Gallura. E così nascono vini ambiziosi e strutturati come Assajè e Manthenghja.
I vigneti sono situati prevalentemente su due corpi, uno vicino alla Tomba dei Giganti (meta di visite frequenti dei turisti) dove si realizza il Capichera, e l’altro a ridosso della cantina.
Vedere le vigne della famiglia Ragnedda è veramente un’emozione, perché soprattutto ai margini dei vigneti troviamo viti letteralmente in mezzo al granito che convivono mirabilmente con la pietra ed anzi paiono trarne giovamento.
Veniamo alla batteria dei vini che abbiamo assaggiato, e che conferma, qualora ce ne fosse bisogno l’assoluto livello qualitativo raggiunto da anni dall’azienda:
Vermentino di Sardegna Lintori 2013 – Al naso sentori di fiori bianchi e rosmarino; il sorso è semplice ma sapido e chiude con ricordi di melone e con ritorni balsamici. Di grande piacevolezza.
Capichera 2012 – Macchia mediterranea, corbezzolo, eucalipto, sorso sospeso tra dolcezza e sapidità, molto lungo, scia minerale in persistenza. Una versione straordinaria di questa storica etichetta.
Capichera V.T. (Vendemmia tardiva) 2012 – Ancora un po’ reticente al naso con note fumé e speziate, polvere da sparo. Ricco e dolce al palato, sapido, di grande materia e media profondità
Santigaini 2010 – la lieve tostatura derivante dall’uso del legno risulta molto piacevole insieme a nette note speziate e balsamiche. Fresco e profondo, dal carattere varietale molto deciso, di grande struttura e lunghezza. E’ tutt’altro che un vermentino piacione, è anzi un vermentino di grandissimo carattere.
Lianti Rosso 2012 – Spezie e sottobosco, acidità in evidenza, finale di mora. Di grande bevibilità.
Assajè Rosso Igt 2011 – Erbe aromatiche, polvere di caffè, tannino ricco, ancora da distendere, bella scia sapida, rimandi di frutto molto puro in chiusura.
Mantenghia Rosso Igt 2009 – Note balsamiche e di macchia mediterranea, in bocca prevale un frutto molto preciso e gradevole, salato e dinamico il finale. Strutturato e pieno.
Vi accenniamo da ultimo di una nuova etichetta, di cui non sappiamo ancora il nome, che è un Syrah in purezza, che abbiamo assaggiato con Mario e che uscirà forse entro l’anno. Parliamo di meno di 2 mila bottiglie di un vino che ci ha colpito con note speziate e pepate, struttura e profondità, e contemporaneamente con freschezza e bevibilità. Speriamo di conoscere presto il nome dell’etichetta.
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