di Marina Alaimo
Incontrare Josè Rallo è sempre una esperienza molto piacevole che va di gran lunga oltre le aspettative. Josè è il volto di questa celebre family business siciliana che vanta ben 160 anni di attività. La incontriamo in occasione di Sicilia en primeur 2014 nella tenuta Contessa Entellina, nel cuore della Sicilia occidentale, dove si vinificano le uve raccolte nelle numerose contrade di proprietà. Josè ci accoglie nei vigneti di Mazzaporro dove, in collaborazione con la Regione Sicilia, l’azienda di famiglia ha realizzato un vasto campo sperimentale per il recupero di numerosissime piccole varietà di uve autoctone.
Come è nel suo modo di fare, riceve gli ospiti personalmente e racconta con entusiasmo ogni piccolo particolare riguardante il lavoro in vigna e poi in cantina, passando per piccoli riferimenti agli episodi familiari che inevitabilmente si intrecciano con l’azienda e la viticoltura in Sicilia. Dai vigneti si passa in cantina e qui da una piccola porta si accede direttamente in casa e nella bellissima sala da pranzo che fa anche da sala degustazione. Quest’ultimo particolare ricalca nuovamente la forte volontà di condivisione diretta con l’ospite, al quale viene sempre dedicata la massima attenzione. I formalismi sono stati lasciati ben distanti dalla bellissima casa di campagna che mantiene intatto il fascino di una vecchia dimora molto amata e intrisa di bei ricordi di famiglia. Non ho potuto far a meno di notare che anche la degustazione organizzata da Josè manifesta una certa generosità e volontà di onorare gli ospiti. Non proviamo le ultime annate dei vini in produzione, ma la padrona di casa ha disposto tre mini verticali delle etichette di punta di Donnafugata: lo chardonnay Chiarandà, il nero d’Avola Mille e una notte ed il passito di Pantelleria Ben Ryè. E su quest’ultimo voglio soffermarmi in quanto la degustazione è stata estremamente interessante per l’imprevedibilità del vino, oltre a rappresentare una occasione unica per me, non avendo avuto mai il piacere di partecipare ad una verticale di passito di Pantelleria.
In effetti le annate in degustazione sono solo tre, 2011, 2010, 2004, ma scandiscono comunque momenti di grande emozione. Ben Ryè è una celebrità internazionale, uno di quei vini che ha saputo sostenere nel tempo una qualità alta, mantenendo ferma la fiducia e le aspettative. Un impegno non da poco in quanto la produzione di questo vino richiede una certa attenzione per le particolari condizioni pedo climatiche di Pantelleria. E’ un’isola vulcanica più vicina all’Africa che alla Sicilia, infatti dista solo km. 70 dalla Tunisia e km. 110 da Capo Gravitola (Sicilia). Lo zibibbo qui viene allevato tradizionalmente ad alberello molto basso e, pur essendo quest’isola molto piccola, larga non più di km. 8 e lunga al massimo km. 13,7 , la vendemmia richiede tempi molto lunghi, ben quaranta giorni, per i numerosi microclimi che si differenziano nelle undici contrade vitate. Si punta poi a due raccolte diversificate: una destinata all’appassimento sui graticci ed una alla produzione del mosto utilizzato come starter per la fermentazione delle uve appassite.
La 2011 è l’ultima annata in commercio del “figlio del vento”, elemento costante sull’isola ed importantissimo per l’appassimento dell’uva che in questo modo mantiene un corredo di aromi integro ed ampio. Veste un bel colore ambra luminoso ed è avvolgente al naso con profumi tipici di albicocca, datteri, buccia di arancia, poi ancora lavanda, zafferano ed erbe mediterranee. Il sorso è pieno, salmastro, piuttosto dolce e ben sostenuto dalla vivace freschezza.
Più maturi i profumi del millesimo 2010 che vanno dal miele al fico d’India e marmellata di albicocche con un piacevolissimo tocco balsamico. Il sorso ha materia e una dolcezza importante bilanciata dalle note sapide e da una freschezza un po’ timida.
Sorprende non poco l’annata 2004, da inseguire lungamente e con curiosità in quanto cambia di continuo. Esprime caratteri molto diversi dalle altre due e mai scontati. In apertura rimanda leggere note di tostatura, poi balsamiche, fichi secchi, è ancora caramello e spezia delicata di cannella. Anche all’assaggio sa sorprendere per il sorso sottile ed elegante, per la freschezza ancora ben espressa, mentre le tonalità dolci sono delicate e si allunga piacevolmente sui sapori salati. Gli altri vini della produzione Donnafugata sono pronti per essere degustati nello splendido giardino proprio fuori la sala degustazione, in abbinamento alle pietanza di tradizione siciliana che abbiamo avuto il pregio di assaporare seduti all’ombra del carrubo centenario.
La sede è a Marsala in via S. Lipari, 18. Tel. 0923.724200, fax 0923.721130. Sito: www.donnafugata.it, email: info@donnafugata.it. Enologo: Antonio Rallo e Stefano Valla. Ettari: 328. Vitigni: ansonica, catarratto, chardonnay, viognier, nero d’Avola, cabernet sauvignon, merlot, syrah, zibibbo
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