PRODUZIONE 2014
I DATI DEFINITIVI
DELL’ASSOCIAZIONE ENOLOGI
ENOTECNICI ITALIANI
Organizzazione nazionale di categoria
dei tecnici del settore vitivinicolo
ASSOENOLOGI
PRODUZIONE VITIVINICOLA 2014
A bocce ferme. A vendemmia conclusa, rispetto alle prime valutazioni di Assoenologi sulla produzione fatte il 5 settembre, diverse sono le differenze, sia per quantità che per qualità, visto che in molte zone si riscontrano produzioni decisamente più contenute rispetto a quelle ipotizzate a fine agosto. Complessivamente, secondo il centro studi di Assoenologi, la quantità si attesta intorno ai 40 milioni di ettolitri di vino, vale a dire -4% rispetto alle prime previsioni e -17% rispetto al 2013. Qualche ripensamento anche sulla qualità che rimane complessivamente assai eterogenea, con punte di maggior interesse per quei vini che hanno potuto beneficiare del positivo andamento dei mesi di settembre e di ottobre.
Cosa succede a casa dei nostri principali competitor. La Francia, in base agli ultimi dati diramati dal servizio di statistica del Ministero dell’agri-coltura francese, dovrebbe produrre 47 milioni di ettolitri (+11% rispetto al-la campagna 2013). La Spagna, dopo l’exploit dello scorso anno, si atte-sterebbe, secondo l’Osservatorio spagnolo del mercato del vino, sui 45 milioni di ettolitri (-13,5% rispetto al 2013). In Germania si ipotizza una produzione compresa tra i 9 ed i 9,5 milioni di ettolitri, quasi il 10% in più rispetto al 2013. In pratica si stima che nel 2014 l’Unione Europea produr-rà complessivamente tra i 164 e 166 milioni di ettolitri di vino, un quantita-tivo in linea con la media dell’ultimo quinquennio.
Per quanto concerne invece la produzione dei Paesi dell’emisfero Sud, e-laborando i diversi dati pervenuti alla sede centrale di Assoenologi, si de-sume che l’Argentina ha prodotto intorno ai 14 milioni di ettolitri, contro i 15 milioni del 2013, l’Australia 12,5 milioni (lo stesso quantitativo del 2013), il Cile 11 milioni di ettolitri, circa 2 milioni in meno rispetto allo scor-so anno. Il Sud Africa e la Nuova Zelanda sono stabili, con produzioni ri-spettivamente di 11 e 2,5 milioni di ettolitri di vino.
Un’annata imprevedibile, piena di colpi di scena. È stata una corsa ad ostacoli, caratterizzata da speranze, capovolgimenti e delusioni. I dati dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani sono chiari e circostanziati. L’inverno è stato mite e piovoso in tutt’Italia, tanto che le temperature non sono quasi mai scese sotto gli 0°C. La primavera è stata caratterizzata da alte temperature iniziali, che hanno determinato un germogliamento anti-cipato anche con punte di 20 giorni rispetto alla norma. L’invaiatura (cam-bio di colore del grappolo) e la maturazione dell’uva sono state invece ri-tardate a causa delle insistenti piogge e della bassa insolazione occorse nel mese di luglio in tutta la penisola. Il mese di agosto ha dato invece parzialmente soddisfazione al Centro-Sud, penalizzando il Nord. A tale proposito nel mese di luglio, secondo il CNR, si è avuto un incremento del 73% delle precipitazioni medie verificatesi nel periodo 1971/2000. Fatto questo che ha posizionato il 2014 al 27° posto come anno più piovoso dal 1800. Basti pensare che sui 31 giorni del mese ce ne sono stati, media-mente, 22 di pioggia al Nord, 13 al Centro e 9 al Sud.
Altro aspetto significativo di questa pazza annata riguarda i venti, quasi mai di tramontana, sempre di scirocco, ossia umidi e portatori di pioggia, nonché l’alto numero di perturbazioni. Dall’inizio dell’estate meteorologica, ossia dal 1° giugno e fino a fine agosto, ne sono transitate in Italia ben 25. L’anno scorso se ne registrarono solo 9 e l’estate 2013 venne definita piuttosto piovosa. I fenomeni hanno colpito in modo particolare il Centro-Nord con temporali a non finire che hanno scatenato centinaia di migliaia di fulmini. Le anomalie di questa estate 2014 sono state provocate anche dalla mancata presenza dell’anticiclone Nord Africano che, negli ultimi anni, aveva fatto numerose incursioni nel nostro Paese, causando anche intense ondate di caldo da Nord a Sud. Quest’anno l’anticiclone si è esteso solo al Sud e sulle Isole, lasciano il Nord e parte del Centro esposti ad un umido e instabile “corridoio atlantico”.
Il clima non ha concesso tregua. Le principali ampelopatie tipiche della vite (peronospora, oidio e botrytis) hanno trovato una situazione ottimale per il loro sviluppo. Tutto ciò ha costretto i produttori, affiancati dagli eno-logi ed enotecnici, a contrastare con adeguati e ripetuti trattamenti la viru-lenza degli attacchi che, dove non bloccati, hanno falcidiato quantità e qualità. Da qui l’impegno di molte aziende ad effettuare una selezione dei grappoli già in campo ed un’accurata cernita in cantina, che ha ulterior-mente abbassato il quantitativo del prodotto a salvaguardia della qualità. Transitando tra i filari era evidente, in particolar modo nelle zone di pregio, la quantità di grappoli a terra, “vendemmiati” anticipatamente in quanto non ritenuti non idonei per essere trasferiti in cantina.
Quanto sopra implica che la qualità 2014 costerà cara, visto che oltre all’incremento delle lavorazioni e dei trattamenti in vigneto, si è dovuto ri-nunciare ad una consistente quantità di prorotto.
Settembre e ottobre più clementi. L’estate quest’anno non c’è stata per la stragrande maggioranza delle regioni. I dati di Assoenologi sono chiari e circostanziati. Nel mese di settembre la situazione meteorologica è migliorata. In alcune regioni del Nord, il sole, l’escursione termica e una leggera ventilazione hanno permesso all’uva di incrementare i processi di accumulo e quindi il livello qualitativo “asciugando” i grappoli e bloccando lo sviluppo della botrite, mentre in altre, a causa del persistere dell’umidità e del freddo. non si sono ottenuti gli stessi vantaggi.
È andata un po’ meglio al Centro in generale, in particolare in Toscana, Lazio e Umbria, che sono le uniche regioni ad avere incrementato la quantità, a fronte di una qualità eterogenea, con punte però di interesse in quelle zone, Marche comprese, dove l’esposizione, i vitigni, la gestione del verde e la tempestività di trattamenti sono risultati determinanti.
Decisamente a macchia di leopardo la situazione nel Sud e nelle Isole. In Sicilia la peronospora ha falcidiato i vigneti, che hanno fatto registrare un sostanziale decremento produttivo anche per il fatto che il 2013 è stato al-quanto abbondante (7.282.000 ettolitri). Le uve vendemmiate a fine set-tembre e successivamente hanno beneficiato, come in Sardegna, del an-damento climatico più che positivo, e quindi hanno avuto un sostanziale recupero qualitativo. Anche in Campania l’assenza di piogge a settembre e le giornate calde e soleggiate di ottobre hanno dato un importante con-tributo alla fase finale della maturazione e del risultato della vendemmia, il cui culmine è avvenuto nel mese di ottobre.
Le date della vendemmia 2014. Secondo i dati di Assoenologi, le prime regioni a tagliare i grappoli delle uve precoci e base spumante (Chardon-nay, Pinot, ecc.) sono state, tra la seconda e la terza settimana di agosto, la Lombardia, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, per contro la stragrande maggioranza delle altre regioni ha iniziato con le stesse varietà nell’ultima settimana di agosto. Il pieno della raccolta in tutt’Italia è avvenuto nell’ultima decade di settembre e la prima di ottobre per concludersi tra la fine di ottobre e i primi di novembre con gli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna. Dopo annate in cui il caldo torrido aveva accelerato la maturazione delle uve, costringendo ad una raccolta sempre più anticipata, il periodo di vendemmia (almeno negli ul-timi due anni) sembra ritornato alla tempistica degli anni Settanta.
In Piemonte i conferimenti di Barbera sono iniziati il 22 settembre, mentre quelli di Nebbiolo sono terminati a metà ottobre. In Valtellina le operazioni di raccolta si sono concluse alla fine di ottobre con ottimi riscontri qualitati-vi, ma con il 50% in meno della produzione. In Friuli Venezia Giulia le uve a bacca rossa sono state raccolte a partire dalla fine settembre, lo stesso dicasi per il Sangiovese in Emilia Romagna.
La vendemmia delle uve base Chianti, Morellino, Nobile di Montepulciano e Brunello sono terminate a metà ottobre. Nelle Marche quella delle uve classiche si è conclusa nella seconda decade di ottobre. La vendemmia in Campania è iniziata a fine settembre con le uve Asprinio e Fiano ed è terminata nei primi giorni di novembre con i conferimenti degli ultimi grap-poli di Aglianico. In Sardegna le uve di Nuragus, Cannonau, Carignano e Vernaccia sono state staccate tra la fine di settembre e la fine di ottobre.
IN PILLOLE
Assoenologi prevede 40 milioni di ettolitri di vino. Nel 2014 sono stati conferiti tra i 54 e i 56 milioni di quintali di uva da vino che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73% danno circa 40 milioni di ettolitri. Un quantitativo inferiore del 17% rispetto a quello dello scorso anno, che fece registrare una produzione di 48,2 milioni di ettolitri (dato Istat) e dell’11% se riferito alla media dell’ultimo quinquennio (2009/2013).
Qualità alquanto eterogenea, complessivamente solo buona. La qualità 2014 è alquanto eterogenea, a macchia di leopardo, nel senso che in una stessa regione il buono si scontra con l’ottimo e con il mediocre. Complessivamente il millesimo 2014 è stimato da Assoenologi qualitativamente buono, con punte di ottimo e pochissime di eccellente, ma anche con diverse criticità. il positivo andamento dei mesi di settembre e di ottobre hanno migliorato la qualità, senza però riuscire a capovolgere la situazione.
Il Veneto la regione più produttiva. Secondo Assoenologi il Veneto, con una previsione di 7,8 milioni di ettolitri, si conferma la regione italiana più produttiva. Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme nel 2014 produrranno 23,6 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italia-no. Tutte le regioni vitivinicole italiane manifestano un decremento produt-tivo rispetto al 2013, fatta eccezione per quelle centrali, ovvero Toscana, Lazio e Umbria che fanno registrare un incremento che va dal 5% al 10%.
Il vino italiano rimane il più venduto al mondo. Mentre i consumi interni continuano a calare, secondo Assoenologi il 2014 si chiuderà sotto i 40 litri pro-capite contro i 45 del 2007, le nostre vendite all’estero, nonostante il periodo difficoltoso, crescono. I dati elaborati da Assoenologi sull’export dei primi sei mesi del 2014 fanno registrare un ulteriore incremento sia in valore che in volume, dovuto soprattutto all’espansione del vino in bottiglia (sia Dop che Igp) e alle brillanti performance dello spumante, che è cresciuto, grazie principalmente al Prosecco, di oltre il 15,6% in valore e del 20,1% in volume.
Nella pagina che segue viene riprodotta la tabella riassuntiva sulla situa-zione, regione per regione, della produzione di mosti e vini. Successiva-mente vengono illustrate le previsioni riferite alle principali regioni vitivi-nicole italiane, a cui seguono una serie di tabelle che riassumono i dati di produzione degli ultimi anni.
PIEMONTE
Quantità: -15% rispetto vendemmia 2013
Come per tutto il periodo estivo, anche l’ultima decade di agosto, dal punto di vista climatico, ha fatto registrare temporali di media intensità, giornate scarsamente soleggiate, rugiade al mattino con vegetazione bagnata per diverse ore che hanno favorito lo sviluppo della botrite e attacchi di peronospora sulle foglie apicali. Il mese di settembre e la prima decade di ottobre, invece, sono stati caratterizzati da giornate discretamente soleggiate con basse temperature notturne che hanno aiutato la maturazione delle uve rosse, asciugando i grappoli e bloccando lo sviluppo della botrite.
La vendemmia è iniziata con un anticipo di circa sette giorni rispetto al 2013, ma in linea con un’annata normale. Alla fine di agosto si sono raccolti i primi grappoli di Chardonnay e Pinot nero, basi per lo spumante Alta Langa, nella prima decade di settembre è stata la volta delle uve Brachetto e Moscato, seguite da Dolcetto, Cortese e Freisa. Per i grappoli di Barbera si è dovuto attendere il 22 settembre, mentre per le uve Nebbiolo i primi giorni di ottobre la cui raccolta si è conclusa a metà dello stesso mese.
La qualità delle uve è complessivamente buona, meglio di quello che si era previsto a fine agosto. Diverse sono le punte di ottimo: le basi spumante Alta Langa sono ottime, con acidità e profumi ben equilibrati; i Moscati evidenziano acidità importanti ma aromi varietali leggermente inferiori alla media; il Cortese di Gavi ha fatto registrare grappoli particolarmente sani accompagnati da acidità sostenute e gradazioni moderate; le uve rosse più pregiate piemontesi, quali Barbera e Nebbiolo per Barolo e Barbaresco, beneficiando del clima favorevole di settembre, hanno dissipato ogni dubbio riferito alla qualità, manifestando uve mature e buone gradazioni zuccherine, di buon auspicio per l’affinamento in legno.
Le fermentazioni sono decorse in modo regolare, inoltre, come l’anno scorso, si è utilizzata la pratica dell’arricchimento, in particolare per mosti di uve provenienti da zone di bassa collina. Durante la vendemmia è emerso con forza il valore delle corrette pratiche colturali nei vigneti e, prima di tutto, della loro vocazione a produrre qualità, i cosiddetti sorì.
Quantitativamente si stima una diminuzione di ben il 15% rispetto alla passata campagna che fece registrare 2.580.000 ettolitri di vino.
Le scorte in cantina sono quelle fisiologiche, mentre le prime contrattazioni evidenziano prezzi dei vini in aumento per quasi tutte le tipologie.
LOMBARDIA
Quantità: -25% rispetto vendemmia 2013
A causa dell’andamento meteorico avverso, la vendemmia 2014 non ha avuto un decorso facile e lineare. Le continue bagnature si sono susseguite prima e durante tutto il suo svolgimento, tanto che la principale avversità è stata la “muffa grigia” che ha intaccato i grappoli sino al 15%.
Alla vendemmia dei Pinot, iniziata l’11 agosto in Franciacorta ed il 18 dello stesso mese in Oltrepò, si è proceduto con le uve bianche e quindi con quelle rosse che si sono staccate dopo la prima decade di settembre per terminare alla fine dello stesso mese. Per chi ha voluto perseguire nel discorso della qualità, la selezione vendemmiale ha imposto almeno due raccolte nei vigneti per poter separare le uve attaccate da botrite e marciume acido da quelle sane. Tutte le uve rosse, e di conseguenza i mosti, sono stati caratterizzati da forti accumuli di acidità e da un grado zuccherino inferiore rispetto alle ultime annate. Eterogeneo e dipendente dalle tipologie di uva e dal loro grado di maturazione l’accumulo di polifenoli. Nel complesso non mancano però punte di ottimo.
Le fermentazioni hanno avuto un decorso veloce. In Oltrepò Pavese le Barbere hanno fatto registrare, mediamente, elevate acidità totali e colorazioni non molto intense, le Croatine hanno dato invece mosti con gradazioni maggiori, acidità più equilibrate e colori decisi. Qualitativamente si prevede una produzione buona per i bianchi e le basi spumante, più difficile la situazione per i vini rossi.
In Valtellina la raccolta delle uve Chiavennasca da appassimento è iniziata nella prima decade di ottobre e dalla metà dello stesso mese per quelle da pigiare fresche. Anche in questa zona la cernita è risultata fondamentale per l’ottenimento di vini sani e con buona sapidità, giusta gradazione zuccherina e buona estraibilità polifenolica.
Quantitativamente parlando in Lombardia si stima una produzione inferiore di circa il 25% rispetto allo scorso anno, il che fa prevedere poco meno di 1.000.000 di ettolitri di vino.
Il mercato fa registrare contrattazioni non molto vivaci, ma con prezzi tendenti al rialzo.
TRENTINO ALTO ADIGE
Quantità: -20% rispetto vendemmia 2013
L’inizio della vendemmia è stato caratterizzata da cattivo tempo con precipitazioni copiose in particolare in Vallagarina e nel basso Sarca. L’umidità e le temperature, anche se al di sotto della media estiva, hanno favorito gli attacchi di botrite. La vendemmia manuale e il grande lavoro di cernita dei viticoltori hanno salvato l’annata, limitando i danni causati dalla botrite. Infatti un’attenta selezione durante la raccolta, pur riducendo notevolmente la quantità, ha permesso di ottenere partite relativamente sane.
In tutta la regione l’andamento stagionale è migliorato a partire dalla prima settimana di settembre, quando l’alta pressione si è stabilizzata e alcuni giorni di vento settentrionale hanno asciugato i grappoli, permettendo di vendemmiare belle uve nelle zone più vocate dell’Asta dell’Adige e nella media e alta collina (Mueller Thurgau, Chardonnay e Pinot grigio) mentre le varietà rosse si sono ben preservate per una buona maturazione.
In tutto il Trentino Alto Adige la produzione ha fortemente risentito dell’andamento stagionale e nel complesso si riscontra un calo del 20% rispetto alla scorsa annata. Un po’ tutte le varietà hanno prodotto meno anche per il peso inferiore del grappolo. Fra quelle che maggiormente hanno risentito del calo produttivo si segnalano il Traminer aromatico e il Pinot nero in Trentino, la Schiava, il Lagrein e il Gewürztraminer in Alto Adige.
Anche il grado zuccherino risulta inferiore allo scorso anno, aspetto anche aggravato dagli obbligati anticipi nella raccolta delle uve. Elevate sono state le acidità dei mosti, non solo per la presenza di una maggiore concentrazione di acido malico, ma anche di acido tartarico che è risultato al di sopra della norma. Le fermentazioni sono decorse regolarmente e i vini si presentano con un grado alcolico leggermente inferiore alla media degli ultimi anni, ma con una maggiore mineralità, manifestando un’impronta varietale netta e un ottimo equilibrio.
In Trentino la sorpresa maggiore l’hanno riservata i vini rossi autoctoni (Teroldego, Marzemino e Lagrein) che, oltre ad evidenziare splendidi colori, risultano puliti, fruttati, intensi con tannini non aggressivi.
Ottimo il livello delle basi spumante, soprattutto per quelle prodotte in medio-alta collina dove si è potuto ritardare la vendemmia fino a fine settembre, raccogliendo uve mature con intensi profumi e ottime sapidità.
VENETO
Quantità: -15% rispetto vendemmia 2013
Quantitativamente parlando in tutto il Veneto si stima una diminuzione del 15% rispetto al 2013. Tale decremento della produzione è stato in gran parte determinato dal disastroso andamento climatico verificatosi nel periodo giugno/agosto, che è stato caratterizzato da notevoli precipitazioni, spesso molto violente, e da basse temperature.
Durante tutta la fase di maturazione si sono verificate numerose grandinate, che hanno provocato seri danni ai vigneti e all’uva.
Solo nel mese di settembre la situazione meteorologica è migliorata, il sole e una leggera ventilazione hanno accompagnato i giorni della vendemmia, permettendo all’uva di migliorare il proprio livello qualitativo e “asciugando” le situazioni dove la botrytis si era manifestata.
Nel Veneto Occidentale tutte le denominazioni ne hanno tratto giovamento. Qualitativamente, per il Soave, il Bardolino, il Custoza, il Lugana, il Durello, il Gambellara, il Breganze con i vini di Vicenza e dei colli Euganei, i livelli sono risultati buoni. La denominazione che di fatto ha tratto il maggior vantaggio dal miglioramento climatico di settembre è stato il Valpolicella, in particolare per l’Amarone proveniente dalle uve d’appassimento, la cui resa alla raccolta quest’anno è stata ridotta dal 50% al 35%.
La resa uva/vino è stata leggermente sotto la media
L’andamento fermentativo si è svolto in maniera ottimale aiutato anche dalle temperature ambientali più basse rispetto alle annate precedenti.
Nelle province di Treviso e Venezia la qualità dei vini risulta medio/buona per le varietà precoci (Chardonnay e Pinot), con livelli decisamente migliori invece per le varietà raccolte da settembre. In particolare per il Prosecco è decisamente buona con diverse punte di ottimo, grazie ad un interessante quadro acido, il vino si presenta molto fresco per la buona quantità di acido malico presente, e con un considerevole profilo aromatico determinato essenzialmente dalle buone escursione termiche verificatesi tra il giorno e la notte. Per il Pinot grigio la qualità risulta generalmente buona, mentre per i Merlot e i Cabernet si riscontrano livelli interessanti soprattutto per uve raccolte nell’ultima parte della vendemmia che ha beneficiato dell’ottimo periodo climatico.
Per quanto concerne il mercato si riscontrano quotazioni pressoché stabili rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
FRIULI VENEZIA GIULIA
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2013
La produzione vitivinicola in Friuli Venezia Giulia ha fatto riscontrare un significativo calo del 10% rispetto allo scorso anno. Questa flessione, dovuta principalmente alle avverse condizioni climatiche, si è riscontrata soprattutto nelle varietà precoci come il Pinot grigio, il Friulano, lo Chardonnay, il Cabernet franc, il Merlot, mentre la Glera (Prosecco) ha fatto registrare un’importante incremento grazie all’entrata in produzione di nuovi vigneti. Purtroppo, le uve vendemmiate nei primi giorni di settembre presentavano uno stato sanitario precario, ma le basse temperature del periodo hanno, di fatto, risolto il problema. Infatti, i primi attacchi di marciume acido si sono subito bloccati e i grappoli hanno continuato una lenta, ma costante maturazione che, però, non si è mai completata a causa del clima freddo e piovoso che ha caratterizzato gran parte del mese di settembre. Questa anomala situazione ha di fatto favorito sia le spiccate acidità dei mosti, con elevate dosi di acido malico e acido tartarico, sia un notevole patrimonio aromatico.
La resa uva vino è risultata al di sopra della norma; i mosti hanno però evidenziato un notevole calo zuccherino, rispetto alla media delle ultime annate. Le fermentazioni si sono svolte in maniera regolare e i vini ottenuti risultano qualitativamente buoni, con alcune punte di eccellenza soprattutto nel Sauvignon, Pinot grigio, Friulano e in genere in tutte le varietà autoctone. Per le uve a bacca rossa, purtroppo, l’annata non è stata invece favorevole a causa di un’incompleta maturazione fenolica. Il Refosco, il Pignolo e lo Schioppettino evidenziano un’interessante qualità a scapito però di una leggera flessione quantitativa.
Le operazioni di raccolta sono terminate verso la metà di ottobre con la vendemmia delle uve Verduzzo impiegate per la produzione del pregiato Ramandolo Docg e del Picolit di collina.
Durante la vendemmia le contrattazioni hanno messo in luce quotazioni leggermente in rialzo, rispetto allo stesso periodo del 2013, per quanto concerne il Pinot grigio, la Ribolla gialla, il Sauvignon e il Prosecco, mentre per i vini rossi il mercato è risultato poco attivo.
EMILIA ROMAGNA
Quantità: -10% rispetto vendemmia 2013
Il mese di agosto è stato caratterizzato, come del resto tutta l’estate, da condizioni di tempo prevalentemente variabili e instabili e per le temperature massime decisamente inferiori alla norma. Solo nell’ultima settimana è ritornato il bel tempo, che ha determinato l’inizio della vendemmia con i primi conferimenti delle uve precoci (Pinot bianco e Chardonnay), la cui epoca di raccolta è stata però influenzata dallo stato sanitario delle uve. I mosti sono risultati di bassa gradazione, con elevate acidità maliche e pH molto bassi, ma hanno permesso però di ottenere buone basi spumante. Il mese di settembre è stato invece caratterizzato dal susseguirsi di diversi passaggi perturbati intervallati da tempo più stabile.
In Emilia, in provincia di Modena, una violenta grandinata si è abbattuta nella zona del Sorbara, che ha causato un diminuzione del 2-3% della produzione, malgrado la buona quantità dei Lambruschi. Reggio Emilia ha fatto invece registrare un maggior quantitativo delle uve Ancellotta con un aumento complessivo del 7% rispetto allo scorso anno, ma con un calo di circa il 30% della materia colorante ed una gradazione inferiore. Per le province di Parma e di Piacenza si riscontra una situazione a “macchia di leopardo” con zone in calo ed altre in aumento.
In Romagna la raccolta ha avuto inizio nella seconda settimana di settembre con il Merlot. Il Trebbiano, i cui conferimenti sono incominciati a metà dello stesso mese, ha fatto registrare basse gradazioni e forti acidità totali. Il Pignoletto ha beneficiato dell’annata fresca e, grazie alle caratteristiche del suo grappolo, non ha subito nessuna forma di malattia. L’Albana e il Sangiovese sono le tipologie che più di altre hanno risentito dell’andamento climatico producendo uve tendenzialmente crude e in alcuni casi poco sane. Per il Sangiovese, che per avere una buona maturità fenolica necessita di gradienti termici importanti, è stata invece una vendemmia difficile, infatti, a causa della forte eterogeneità dell’invaiatura e della non perfetta sanità dei grappoli, si è dovuto ricorrere a forti selezioni al momento della pigiatura.
In Emilia si registra una produzione pressoché uguale a quella dello scorso anno, mentre in Romagna una diminuzione del 15%. In tutta la regione si stima, pertanto, un calo quantitativo complessivo del 10%.
Il mercato allo stato attuale, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, è stazionario con quotazioni stabili.
TOSCANA
Quantità: +10% rispetto vendemmia 2013
Le precipitazioni del mese di luglio sono state particolarmente abbondanti e la grandine ha colpito alcune zone, tanto che i viticoltori sono stati messi a dura prova, ma hanno però gestito con tempestività la difesa dei vigneti tenendo sotto controllo la situazione. L’invaiatura, iniziata a fine luglio, è stata anch’essa condizionata dalle basse temperature e non è stata troppo omogenea. Si sono riscontrati anche diversi danni a causa di un aumento del mal dell’esca su tutte le cultivar.
L’andamento meteorologico del mese di settembre e inizio ottobre è stato abbastanza clemente. Si segnala, purtroppo, in alcune zone dell’Empolese Valdelsa, un fenomeno noto come “Downburst” (esplosione verticale) che ha provocato ingenti danni al comparto vitivinicolo e non solo, anche se gran parte delle uve erano già state raccolte.
In Maremma e lungo il litorale la vendemmia delle uve precoci (Chardonnay, Pinot e Sauvignon) è iniziata nell’ultima settimana di agosto. Le uve Merlot e quelle a bacca bianca, quali il Vermentino e la Vernaccia di San Gimignano, sono state conferite a partire dalla metà di settembre, con risultati interessanti per quanto concerne i livelli aromatici e le acidità. Dal 20 dello stesso mese è iniziata anche la raccolta delle uve rosse nelle zone di Bolgheri e di Scansano, mentre i conferimenti delle uve base Chianti, Chianti Classico, Morellino, Nobile di Montepulciano e Brunello sono terminati dopo la prima decade di ottobre.
Complessivamente la qualità è buona con alcune punte di ottimo, che variano però da zona a zona e anche all’interno della singola azienda dove l’esposizione, i vitigni, la gestione del verde e la tempestività dei trattamenti sono risultati determinanti. Sono stati premiati i viticoltori che hanno saputo monitorare e gestire lo stato sanitario del vigneto con costi di produzione inevitabilmente più alti, visti i frequenti attacchi di botrytis e del “nuovo arrivato” drophila suzuki. Buona la resa uva/vino, che ha fatto registrare valori superiori rispetto alle ultime annate, mentre il potenziale zuccherino è risultato mediamente inferiore.
Quantitativamente si stima un incremento del 10% rispetto alla vendemmia 2013, il che significa che in tutta la regione si produrranno oltre 2.7 milioni di ettolitri di vino.
LAZIO UMBRIA
Quantità: +5% rispetto vendemmia 2013
Le previsioni di metà agosto indicavano un’estate che tardava ad arrivare, con temperature sotto la media, e caratterizzata da precipitazioni costanti. Il prosieguo della stagione non ha portato il miglioramento auspicato, tanto che le piogge hanno continuato a caratterizzare i mesi di settembre ed ottobre, ad intervalli regolari: il 1°, l’11, il 12, il 24 e 25 settembre e ancora il 2 ottobre. Ogni rovescio è stato inoltre accompagnato da un repentino abbassamento delle temperature, talvolta di poco superiori ai 10°C.
La situazione fitosanitaria, anche a causa della grandine, è andata sempre più peggiorando, si sono infatti verificati forti attacchi di peronospora, marciume acido e infine di botrite. Le piogge hanno creato qualche problema in più nell’area dei Castelli Romani, dove la forte disponibilità di acqua e l’elevata fertilità dei suoli sono tali da non necessitare ulteriori riserve idriche; al contrario nelle zone costiere, più siccitose, le precipitazioni hanno costituito invece un elemento favorevole per i giovani impianti.
La stagione 2014 verrà ricordata tra le più tardive. Alla fine della seconda decade di ottobre si sono concluse le operazioni vendemmiali per le varietà autoctone bianche tardive laziali e umbre, mentre alcuni giorni dopo è terminata la raccolta delle uve rosse, tra tutte il Cesanese al Piglio ed il Sagrantino a Montefalco.
A fine vendemmia la stima positiva di fine agosto, quando le uve, gonfie dopo le numerose piogge, lasciavano presagire quantitativi più importanti si è ridimensionata. Considerando da una parte la litoranea laziale, l’orvietano ed il perugino, dove si è registrato comunque un aumento delle produzioni rispetto al 2013, e dall’altra tutta l’area dei Castelli Romani, da Frascati a Velletri, l’area di Montefalco, dove si sono al contrario verificati diminuzioni ingenti delle rese, quest’anno per Lazio e Umbria, si stima un aumento del 5% rispetto alla scorsa stagione.
I vini bianchi 2014 risultano essere molto profumati ed eleganti, dotati di una struttura acida superiore alla media. È soprattutto l’acido malico ad essere presente in concentrazioni importanti. Per questo motivo, i vini presentano una connotazione olfattiva e gustativa ben precisa. La struttura e il corpo dei vini rossi, sebbene molto colorati, sono al momento esili e mai come quest’anno il ruolo dell’enologo avrà un valore inestimabile per la corretta gestione di cantina e per le scelte più appropriate.
MARCHE
Quantità: -5% rispetto vendemmia 2013
Dopo le anomalie pluviometriche dei mesi di luglio, agosto e dei primi giorni di settembre, nelle Marche l’andamento climatico è migliorato portando giornate assolate ed elevate escursioni termiche anche per tutto il mese di ottobre. Queste condizioni, in molti casi, hanno risollevato le sorti della vendemmia, soprattutto per quanto riguarda la maturazione dei vitigni medio-tardivi.
La vite ha risentito notevolmente dell’andamento umido stagionale, manifestando forti attacchi di peronospora fin dalle prime fasi vegetative. Le infezioni da oidio sono state più tardive rispetto alla media e hanno colpito numerosi vigneti indipendentemente dalla varietà. Non è poi mancata la grandine che, “a macchia di leopardo”, solo in pochi casi ha causato danni consistenti. Nell’ultima parte del processo di maturazione, a causa dell’elevata umidità dell’aria, si sono verificati attacchi di botrytis. Si segnalano anche danni da tignola e della recente nuova arrivata Drosophila suzuki. Sicuramente anche dette malattie sono state causa della diminuzione della produzione rispetto alla quantità inizialmente prevista.
La raccolta delle uve Verdicchio e Pecorino base spumante è avvenuta nella seconda settimana di settembre, mentre per le uve destinate alla produzione di vini fermi (Verdicchio, Passerina, Pecorino, Trebbiano, Lacrima, Sangiovese e Montepulciano) la vendemmia si è svolta dalla metà di settembre e si è protratta fino alla seconda decade di ottobre. Le operazioni di raccolta si sono chiuse a fine ottobre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Montepulciano.
Sebbene l’andamento stagionale non sia stato favorevole, la qualità delle uve è mediamente buona e alquanto interessanti risultano i profili aromatici, i valori del pH e delle acidità totali. In particolare ne hanno beneficiato le varietà bianche e i rossi precoci, dato l’elevato tenore in acidità e la buona assimilazione dell’azoto dal terreno, con riflessi positivi sulla dotazione aromatica delle uve; tali vini risultano, pertanto, di buona qualità con diverse punte di ottimo. Le varietà a bacca rossa hanno evidenziato una buona dotazione antocianica, grazie soprattutto al mese di ottobre, che ha risollevato le sorti dell’andamento stagionale di questa vendemmia dando l’opportunità di far accumulare zuccheri e colore alle uve.
Quantitativamente parlando, anche se in alcune realtà territoriali si è riscontrato un aumento anche superiore al 5% mentre in altre invece la produzione è diminuita in maniera sensibile, si stima a livello regionale una diminuzione media del 5% rispetto alla scorsa annata.
ABRUZZO
Quantità: -15% rispetto vendemmia 2013
In Abruzzo la vendemmia 2014 è stata caratterizzata da numerose anomalie climatiche. Si inizia il 26 novembre 2013 con un’abbondante nevicata anche a bassa quota che ha provocato enormi danni alla vite allevata a pergola con circa 1700 ettari di vigneti abbattuti. Successivamente il clima è stato regolare con piogge frequenti e temperature non eccessivamente rigide. Nel periodo compreso tra la fine di maggio e i primi di agosto si sono verificate copiose precipitazioni, quasi settimanalmente, con temperature diurne comprese nella norma, mentre quelle notturne al di sotto delle medie del periodo. Le basse temperature e le piogge verificatesi dalla fioritura all’allegagione hanno provocato un rallentamento vegetativo e gli agricoltori hanno avuto non poche difficoltà a controllare le varie fitopatie (peronospora, oidio e tignola).
La vendemmia è iniziata nell’ultima settimana di agosto per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio) nelle zone più costiere, mentre per quelle più interne e collinari tra la fine di agosto e i primi di settembre. Per le altre uve bianche (Trebbiano, Malvasia, Passerina e Pecorino) l’inizio dei conferimenti è avvenuto a metà settembre. Per le varietà a bacca rossa, principalmente Sangiovese e Montepulciano, viste le condizioni atmosferiche, le operazioni di raccolta si sono svolte nell’ultima settimana di settembre, con qualche giorno in anticipo, senza attendere la piena maturità per salvaguardare la sanità delle uve.
Quantitativamente parlando si stima una produzione inferiore del 15% rispetto al 2013, il che significa che in Abruzzo si produrranno oltre 2,3 milioni di ettolitri di vino.
Per i vini a denominazione di origine si prospetta un’annata estremamente interessante sia per la qualità, sia per la quantità ma, soprattutto, per le richieste di prodotto sia sfuso che confezionato che ben fanno sperare in termini di redditività.
Per quanto riguarda il mercato, permane una situazione pesante e di stallo sui vini generici bianchi di bassa gradazione e sui rossi di poca struttura; mentre i prodotti di qualità sono molto ricercati, come pure le denominazioni che confermano i prezzi finora contrattati.
CAMPANIA
Quantità: -25% rispetto vendemmia 2013
L’assenza di piogge dopo la prima settimana di settembre e le giornate calde e soleggiate del mese di ottobre hanno dato un importante contributo alla fase finale di maturazione delle uve. Le difficoltà registrate in fase di fioritura a causa delle piogge e delle basse temperature, che hanno portato ad una minore allegagione, hanno predisposto una conformazione dei grappoli più spargola rispetto alla normalità.
La vendemmia 2014 è cominciata, come previsto, con una settimana di ritardo rispetto alla media. La raccolta ha avuto inizio nella terza decade di settembre nell’Agroaversano con le uve di Asprinio e del Fiano nel Cilento. La vendemmia è proseguita nella provincia di Napoli e successivamente nel Beneventano con la Falanghina, per continuare nell’Avellinese, verso la metà di ottobre, con Fiano di Avellino e Greco di Tufo. Nei Campi Flegrei i conferimenti del Piedirosso sono avvenuti nell’ultima decade di ottobre, mentre l’ultima varietà ad essere vendemmiata è stata quella di Aglianico per la produzione della Docg Taurasi, nell’Avellinese raccolta che si è conclusa verso il 10 di novembre.
Si conferma un’annata segnata da tante difficoltà e ricca di eterogeneità. Nel complesso è una vendemmia caratterizzata da livelli di acidità particolarmente elevati e con precursori aromatici ben presenti.
Dai primi risultati analitici di cantina si sono evidenziate buone espressioni varietali con preponderante freschezza gustativa. È un millesimo che vede particolarmente espressivi i caratteri dei vitigni a bacca bianca come Falanghina, Fiano, Greco e Coda di Volpe.
Per le varietà a bacca rossa i risultati sono mediamente superiori allo scorso anno, in particolare per l’Aglianico in Irpinia che ha manifestato dei livelli più che interessanti.
Quantitativamente parlando si registra un calo complessivo del 25% e in certe zone con punte anche superiori rispetto allo scorso anno, il che lascia presupporre che in tutta la regione si produrranno circa 1.230.000 ettolitri di vino.
Per quanto concerne il mercato, le contrattazioni spuntano quotazioni simili allo stesso periodo dello scorso anno.
PUGLIA
Quantità: -20% rispetto vendemmia 2013
L’andamento climatico è stato caratterizzato dalla presenza di piogge e basse temperature e in alcune zone ristrette (Tavoliere, Valle d’Itria) anche da sporadiche grandinate che hanno ridotto in parte la produzione. Alcune perdite si sono avute anche a causa della peronospora che ha provocato seccume e al pochissimo oidio, peraltro in fase regressiva.
La pioggia, anche nel mese di agosto, ha permesso ai vigneti che non dispongono di impianti per irrigazione di soccorso di poter beneficiare di una buona disponibilità idrica durante il periodo di ingrossamento degli acini.
Intorno ai primi giorni di settembre si è cominciato con i conferimenti delle uve precoci Chardonnay, Pinot e Sauvignon. A seguire i varietali (Merlot, Cabernet, Syrah) e i vitigni a bacca bianca quali Trebbiano, Malvasia bianca, Bombino bianco e Fiano (Alto Tavoliere, Castel del Monte), Verdeca e Bianco d’Alessano (Valle d’Itria).
Per i vitigni autoctoni a bacca rossa quali il Nero di Troia (Tavoliere, Castel del Monte), il Primitivo (Manduria, Gioia del Colle) e infine Negroamaro (Salento) e Aglianico, si è slittati alla prima decade di ottobre.
Qualitativamente la situazione risulta abbastanza omogenea in tutta la regione. I livelli delle uve sono risultati buoni con alcune punte di ottimo. I vini nuovi evidenziano buone gradazioni unitamente a colorazioni intense e con una carica aromatica e un equilibrio chimico-fisico non indifferenti.
La resa uva/vino è risultata però più bassa rispetto alla media.
Il finale di vendemmia si è svolto in maniera lenta e graduale, compatibilmente con le piogge che sono cadute, visto che in Puglia anche il mese di settembre ha avuto un andamento incerto. Nel complesso la maturazione delle uve autoctone è stata influenzata da un’alternanza di piogge e caldo, ma con escursioni termiche ottimali tra il giorno e la notte.
La prime stime di fine agosto evidenziavano un calo del 20% della produzione, che viene confermato dopo i primi riscontri di cantina, il che significa che in tutta la regione si produrranno oltre 4,7 milioni di ettolitri di vino.
SICILIA
Quantità: -40% rispetto vendemmia 2013
Quest’anno, come non avveniva ormai dal 2007, il nemico principale della vite è stata la peronospora. Infatti, durante tutto il mese di maggio e fino alla metà di giugno, vi sono stati ripetuti attacchi dell’ampelopatia (soprattutto nel trapanese) e sulle varietà di Inzolia e Nero d’Avola, che hanno visto compromesso buona parte dei grappoli.
La vendemmia, per le varietà bianche (precoci), è iniziata con il Pinot grigio, il Sauvignon blanc e, in alcuni areali, con lo Chardonnay nella seconda settimana di agosto, con un ritardo di circa una settimana rispetto alla scorsa vendemmia. Nella terza settimana di agosto si è raccolto lo Chardonnay, il Viognier, il Muller Thurgau e il Moscato bianco.
La vendemmia delle uve rosse, in particolare per il Merlot, è iniziata a fine agosto, a seguire i grappoli di Syrah, Nero d’Avola, Frappato, per finire con il Cabernet Sauvignon verso la prima decade di settembre.
Per quanto riguarda le varietà autoctone a bacca bianca, come il Catarratto il Grillo e l’Insolia, la raccolta è avvenuta nella prima decade di settembre. Nella zona dell’Etna la vendemmia è invece iniziata alla fine di settembre e si è protratta sino a metà ottobre.
La qualità delle uve vendemmiate è risultata ottima grazie ad un’estate fresca e senza ondate di calore. Buona la resa uva/vino.
Per quanto riguarda la raccolta e le vinificazioni, non si sono registrate problematiche particolari: il tutto è avvenuto regolarmente, il che lascia ben sperare per il futuro vino che, dai primi riscontri di cantina, evidenzia degli interessanti livelli qualitativi con diverse punte di ottimo.
I dati vendemmiali raccolti hanno messo in luce in tutta la Sicilia una diminuzione della produzione pari al 40% rispetto alla scorsa annata (2013). Tale decremento scaturisce dai danni provocati sia dalla peronospora, sia da un calo fisiologico dopo la straordinaria annata del 2013. Tutto questo si è tradotto in un calo consistente, rispetto allo scorsa vendemmia, di ben 2.900.000 ettolitri di vini e mosti, tanto che si stima una produzione di circa 4,4 milioni di ettolitri.
Per quanto concerne il mercato, attualmente le contrattazioni fanno registrare un aumento dei prezzi di circa il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
SARDEGNA
Quantità: -20% rispetto vendemmia 2013
Finalmente con il mese di settembre in Sardegna è arrivata la piena estate, con temperature medie giornaliere di oltre 30°C. Venti di scirocco hanno disidratato parzialmente le uve e concentrato gli zuccheri, per cui la media zuccherina dei mosti è risultata nettamente superiore rispetto alla media del 2013.
In Sardegna la vendemmia per le uve basi spumante è iniziata dalla seconda settimana di agosto con i vitigni interazionali quali Chardonnay e Pinot, per poi proseguire con le basi di Vermentino e di Torbato.
Nella prima decade di settembre si sono raccolte le uve Moscato e nelle zone altimetricamente più basse (limitrofe al mare) quelle di Vermentino, per poi proseguire dalla terza decade di settembre in tutti gli areali sardi. Per i vitigni Nuragus, Vernaccia, Cannonau, Monica, Carignano e Cagnulari, la vendemmia è cominciata alla fine di settembre ed è proseguita sino alla terza decade di ottobre.
Il calo della produzione in Sardegna, stimato intorno al 20% rispetto al 2013, è da imputare in primis alla pezzatura dei grappoli tornata nella normalità (lo scorso anno invece le dimensioni dei grappoli e degli acini erano nettamente superiori alla media). Inoltre le scarse o nulle precipitazioni nei mesi estivi e di tutto settembre non hanno permesso un incremento ponderale degli acini.
Dal punto di vista qualitativo la vendemmia 2014 si presenta su ottimi livelli per tutte le varietà sia a bacca bianca (con un corredo aromatico molto interessante), sia a bacca rossa, grazie ad un’ottima maturazione polifenolica e a una buona ricchezza estrattiva che hanno prodotto mosti ben strutturati. Quest’anno in Sardegna la vendemmia si è chiusa a metà novembre, nelle zone altimetricamente più alte, con la raccolta delle uve da dessert con appassimento in pianta, come il Nasco e la Malvasia.
Il mercato dei vini sardi è chiaramente legato alla minore offerta, rispetto ad altre regioni italiane, ad oggi le contrattazioni fanno registrare un aumento delle quotazioni di circa il 10% rispetto allo stesso periodo del 2013.
Le sintesi e i dati delle ultime 10 vendemmie
La sintesi di seguito riportata è tratta dai dati ogni anno elaborati su scala nazionale dall’Assoenologi. I riscontri quantitativi sono armonizzati con le risultanze dell’Istituto nazionale di statistica di cui i dati dell’Assoenologi (resi noti già a fine vendemmia) differiscono di solo il 3,3% rispetto alla media pluriennale parametrata con quella dell’Istat.
2005 qualitativamente. Molto eterogenea la qualità. Le premesse per firmare un ottimo millesimo, nonostante le bizzarrie del tempo, c’erano tutte fino a Ferragosto. Le piogge e le basse temperature che hanno caratterizzato la seconda metà del mese hanno rimesso però tutto in discussione. Le speranze riposte nel mese di settembre sono andate quasi dappertutto deluse. Tutto questo ha determinato una qualità buona con poche punte qualificate al nord e di maggiore interesse al Sud e nelle Isole.
2005 quantitativamente. Si sono prodotti 50,6 milioni di ettolitri di vini e mosti con un decremento di circa il 5% rispetto al 2004. È un’annata tra le più scarse degli ultimi 50 anni, molto vicina a quella del 1954 (50,5) e pressoché uguale a quella del 1997. Le regioni che hanno registrato i decrementi più cospicui sono state il Veneto (-19,8%), il Trentino Aldo Adige (-16,7%), il Friuli V.G. (-13,8%) e la Toscana (-12,2%).
2006 qualitativamente. Nel Centro-Nord la vendemmia sarà ricordata come la migliore degli ultimi cinque anni: complessivamente ottima, anche se con poche punte di eccellenza. Maggiormente eterogenea al Sud e nelle Isole dove si è riscontrata una più accentuata variabilità dovuta alle bizzarrie del tempo. Nonostante le stranezze climatiche e meteoriche un ottimo mese di settembre ha ristabilito una situazione più che positiva.
2006 quantitativamente. Si sono prodotti 49.631.000 ettolitri di vino, ossia un milione di ettolitri in meno rispetto al 2005. Pertanto un quantitativo in linea con la media triennale 2003/2005 che fa registrare 49,3 milioni di ettolitri, con un deciso decremento al Sud e nelle Isole, fatta eccezione per la Campania, ed un sostanziale recupero al Centro-Nord, con leggere punte di incremento in Piemonte, Trentino, Veneto ed Emilia Romagna.
2007 qualitativamente. L’andamento climatico bizzarro ha portato, tra alti e bassi, a una qualità eterogenea ma complessivamente assai interessante per le varietà precoci. Per le tipologie vendemmiate dopo la metà di settembre i livelli sono risultati ottimi, con diverse punte di eccellente. Al Nord i rossi hanno raggiunto i massimi livelli, con eccellenti profumi e una esuberante carica di tannini morbidi dovuti all’ottimale maturità fenolica.
2007 quantitativamente. Si sono prodotti 42.559.000 ettolitri di vino, vale a dire la seconda vendemmia più scarsa dal 1950 (41 milioni di ettolitri) pari a un decremento di oltre il 14% rispetto alla campagna precedente, che fece registrare 49.631.000 ettolitri. Il decremento produttivo ha evidenziato le sue massime punte nel Sud Italia e in particolare in Sicilia dove, in certe zone, ha raggiunto punte del 55% rispetto al 2006.
2008 qualitativamente. Le più che positive condizioni climatiche verificatesi in tutt’Italia nei mesi di settembre e di ottobre hanno prolungato il periodo di raccolta e permesso un forte recupero qualitativo al Centro-Nord, in particolar modo per quei vini ottenuti da uve vendemmiate dopo la metà del mese di settembre. Il 2008 sarà ricordata come un’annata eterogenea, ma complessivamente buona con alcune punte di ottimo.
2008 quantitativamente. Si sono prodotti 46.245.000 di ettolitri di vini e mosti con un aumento di quasi il 9% rispetto al 2007 e praticamente uguale alla media del triennio 2006/2008. Gli incrementi produttivi più rilevanti si sono verificati in Abruzzo (+38%), in Sicilia (+35) e in Puglia (+23%), mentre la Sardegna (-32%), il Piemonte (-9%) ed il Trentino Alto Adige (-7%) sono state le regioni che hanno fatto registrare le maggiori carenze rispetto alla presedente annata.
2009 qualitativamente. La qualità ha maggiormente premiato il Centro-Nord d’Italia, dove, in molte regioni, è stata ottima con diverse punte di eccellente. Nel Centro-Sud il bizzarro andamento climatico e meteorico, caratterizzato prima da temperature elevate, poi da piogge di durata inconsueta, ha mantenuto l’eterogeneità inizialmente ipotizzata determinando una qualità a macchia di leopardo, dove il mediocre si scontra con l’ottimo e il buono con il discreto.
2009 quantitativamente. Si sono prodotti 45,8 milioni di ettolitri, l’1% in meno della campagna 2008. Il decremento è stato dovuto all’andamento climatico o a quello meteorico che hanno caratterizzato soprattutto, nel mese di settembre, le regioni del Sud d’Italia e in particolar modo: Marche, Abruzzo, Puglia e Sicilia. Il Veneto (8,2 milioni di ettolitri) si conferma, per il terzo anno consecutivo, la regione più produttiva. Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Sicilia insieme producono oltre il 50% di tutto il vino italiano.
2010 qualitativamente. L’eterogeneità qualitativa di fine agosto è stata confermata a fine campagna, con un’Italia vinicola a macchia di leopardo, ove in una stessa regione il buono si è scontrato con l’eccellente e l’ottimo con il mediocre. Complessivamente la qualità della produzione 2010 è risultata buona con diverse punte di ottimo, ma con assenza di eccellenze.
2010 quantitativamente. Si sono prodotti 46.737.000 di ettolitri di vino, circa 1 milione di ettolitri in più rispetto al 2009. Il Veneto si conferma la regione italiana più produttiva con 8.351.000 di ettolitri, seguita dalla Puglia (7.169.000 HL), dall’Emilia Romagna (6.601.000 HL) e dalla Sicilia (5.676.000 HL), quest’ultima in calo di mezzo milione di ettolitri di vino rispetto al 2009.
2011 qualitativamente. Poteva essere un’annata abbondante. Purtroppo le ultime due settimane di agosto e il mese di settembre, che per temperature hanno polverizzato tutti i record, hanno lasciato il segno. Complessivamente il 2011 per i vini bianchi è risultato alquanto interessante con punte di ottimo e di eccellente. Meno per quelli rossi.
2011 quantitativamente. A causa del gran caldo la produzione si è sensibilmente ridimensionata, facendo segnare 42,7 milioni di ettolitri di vino e mosti, un quantitativo inferiore dell’8,5% a quello del 2010 (46.737.000 HL dato Istat). La vendemmia 2011 risulta quantitativamente la terza più scarsa degli ultimi sessant’anni preceduta da quelle del 1950 (41.049. 000 HL) e del 2007 (42.514.000 HL).
2012 qualitativamente. L’annata è stata caratterizzata da una forte eterogeneità. Aspetto ancor più rimarcato in quelle regioni e per quelle denominazioni in cui l’irrigazione di soccorso non è diffusa o ammessa. Complessivamente la qualità del vino 2012 è stata buona con qualche punta di ottimo ma pochissime di eccellente.
2012 quantitativamente. L’annata ha fatto registrare una produzione complessiva di 41,1 milioni di ettolitri di vino e mosti. Il calo è da imputare soprattutto alle regioni del Nord fino alla Toscana, mentre dalle Marche e in tutto il Meridione, Isole comprese, i valori sono stati pressoché uguali o superiori rispetto alla precedente annata.
2013 qualitativamente. La qualità è risultata interessante, grazie ad una maturazione che, a differenza degli anni precedenti, è stata graduale e distribuita nel tempo, permettendo l’accumulo di importanti sostanze, tipo quelle aromatiche nei vini bianchi e fenoliche in quelli rossi.
2013 quantitativamente. L’annata ha fatto registrare una produzione complessiva di 48,2 milioni di ettolitri di vino e mosto. Un quantitativo superiore a quanto stimato a fine agosto 2013 (44 milioni di ettolitri). Le regioni più produttive sono risultate Veneto, Sicilia, Emilia Romagna e Puglia che da sole hanno prodotto circa 30 milioni di ettolitri, pari al 61% del vino italiano.
ASSOCIAZIONE ENOLOGI ENOTECNICI ITALIANI (ASSOENOLOGI), OVVERO LA PIÙ ANTICA ORGANIZZAZIONE NAZIONALE DI CATEGORIA AL MONDO DEL SETTORE VITIVINICOLO
Prima dell’aprile 1991 il tecnico del vino in Italia era rappresentato dall’enotecnico, una qualifica professionale conferita da pochi Istituti superiori statali con ordinamento per la viticoltura e l’enologia. Con la legge 10 aprile 1991 n.129, voluta caparbiamente dalla nostra Organizzazione nazionale di categoria, il Parlamento italiano ha riconosciuto il titolo di enologo, fissandone la preparazione a livello universitario, l’attività professionale e attribuendolo a tutti gli enotecnici con almeno tre anni continuativi di attività nel settore vitivinicolo.
L’enotecnico e l’enologo sono quindi persone altamente qualificate, tecnicamente e scientificamente preparate che, dalla coltivazione della vite alla raccolta dell’uva, dalla vinificazione all’imbottigliamento, curano ogni operazione, sovrintendendo e determinando tutto quanto serve a garantire, sia pure nei diversi livelli, la qualità del prodotto.
L’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi) è l’Organizzazione di categoria che nel nostro Paese raggruppa e rappresenta oltre l’85% dei tecnici vitivinicoli attivamente impegnati nel settore, di cui il 45% ha mansioni direttive in cantine sociali e private, il 16% svolge l’attività di libero professionista, mentre la rimanente percentuale è impegnata con incarichi diversi. Essa si propone la tutela professionale dell’enologo e dell’enotecnico sotto il profilo sindacale, etico, giuridico ed economico, nonché di rappresentare la categoria a tutti i livelli e di curarne l’aggiornamento tecnico scientifico. Inoltre garantisce ai suoi associati una serie di servizi professionali di tutta considerazione.
Fondata nel 1891, è la più antica organizzazione di categoria al mondo del settore vitivinicolo.
La Sede centrale dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani è a Milano, in via Privata Vasto 3, mentre ben 17 Sedi periferiche garantiscono la rappresentatività e l’operatività della categoria nelle diverse zone vitivinicole italiane.
Ulteriori più specifiche informazioni possono essere desunte consultando il sito internet: www.assoenologi.it o telefonando alla Sede centrale di Assoenologi 02.99785721 r.a.
Fonte Assoenologi
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