di Maurizio Valeriani
Grande interesse ha suscitato la degustazione organizzata da Athenaeum, l’Ateneo dei Sapori di Roma al Grand Hotel St.Regis.
Protagonisti della serata i due principali vitigni a bacca rossa della Sardegna: il Cannonau ed il Carignano, il primo diffuso in tutta l’Isola da Nord a Sud, da Ovest ad Est, il secondo concentrato essenzialmente nel Sud della Sardegna ed in particolare nel Sulcis e nella zona di Sant’Antioco.
Un percorso virtuale, che ha fatto ben comprendere a tutti i partecipanti, quanto sono ormai lontani quei modelli di rusticità, presenti diversi anni fa nell’Isola, e quanto bere sardo, significhi sempre più bere bene.
Ma veniamo alla degustazione ed ai vini della serata.
Cominciamo dal Cannonau e dalle sue diverse espressioni territoriali:
Cannonau di Sardegna Riserva Keramos 2010 – Tenute Soletta: l’azienda (15 ettari e 100 mila bottiglie prodotte) si trova a Codrongianos (molto vicino a Sassari), ma la gran parte delle vigne di trovano nel confinante comune di Florinas a 400 metri s.l.m., su terreni argillosi e sabbiosi; Il Keramos, con un costo a scaffale di circa 20 euro, viene prodotto in 14 mila bottiglie, affina 24 mesi in botti di rovere, ed ha sentori di macchia mediterranea, mirto, tabacco e chiude con toni speziati ed agrumati. Pieno, ricco, profondo, risulta avvolgente ed ancora sorprendentemente giovane, con una tannino scalpitante ed un’acidità esuberante;
Cannonau di Sardegna Riserva Arbòre 2010 – Giuseppe Gabbas: ci spostiamo al centro della Sardegna, in Barbagia, a 10 Km da Nuoro, nel cuore del Cannonau della tradizione, dove Giuseppe Gabbas produce un totale di 70 mila bottiglie dai suoi 20 ettari vitati. Siamo a 350 metri di altezza su suoli derivanti da disfacimento granitico, e le vigne hanno circa 40 anni di età. L’Arbòre , prodotto in circa 5 mila bottiglie per un costo di 20 euro a scaffale, unisce note di succo d’arancia a toni di mirto e ginepro. Il sorso è polposo ma dinamico al tempo stesso e la chiusura è sapida e succosa
Cannonau di Sardegna Rierva Ballu Tundu 2010 – Sedilesu: rimaniamo in Barbagia ma saliamo in altezza, siamo a Mamoiada, paese conosciuto per le maschere carnevalizie di origine pagana che si chiamano Mamuthones. Tra i 600 metri e gli 800 metri di altezza troviamo queste splendide vigne allevate ad alberello, su suoli di disfacimento granitico. Le vigne che danno luogo al Ballu Tundu sono quelle più vecchie (dai 60 ai 100 anni di età) ed il vino è prodotto in 8 mila bottiglie al costo di circa 40 euro a scaffale. Ciò che sorprende nell’assaggio è la grande bevibilità e freschezza a dispetto di una struttura imponente e di un alcool che analiticamente tocca i 15,5 gradi, ma che non fa avvertire la sua presenza. L’olfattiva è ricca di sfumature, con note che vanno dalla grafite all’incenso, dal fumè ai piccoli frutti rossi. La piacevolezza del sorso è indiscutibile, ma solo dopo che il vino è entrato in confidenza con il palato. Insomma emerge il carattere tipicamente sardo, quello che ci descrive l’anima della Barbagia, e di un Cannonau di montagna;
Isola dei Nuraghi I.G.T. Turriga 2010 – Argiolas: ci spostiamo nel sud ed arriviamo a Serdiana, dove questa azienda, che ha rappresentato per anni il Cannonau sardo nel Mondo, facendo da apri pista per tutte le nuove realtà sarde, produce circa 2 milioni di bottiglie di qualità media molto elevata. L’annata 2010 è per il Turriga un’annata di grazia, ed il vino si presenta infatti nella sua grandiosa eleganza, coniugando struttura, finezza e grande profondità. I toni balsamici si uniscono alle note speziate ed il lungo finale lascia delle piacevolissime sensazioni di macchia mediterranea. In sintesi il lavoro di Giacomo Tachis è stato proseguito con grande successo da Mariano Murru, che prosegue l’opera del maestro enologo con grande bravura. Il Turriga è prodotto in 60 mila bottiglie e costa a scaffale circa 60 euro.
Ma nella serata romana non si è parlato solo di Cannonau, ma anche di un altro vitigno che sta sempre più incontrando i gusti del consumatore : il Carignano.
Il rilancio di questo vitigno si deve storicamente a Giacomo Tachis, che ha creduto da subito alle possibilità di questa uva di dare luogo a vini grandiosi e indimenticabili e così nacque appunto il Terre Brune della Cantina Santadi. Parliamo, non ci crederete, di una cantina sociale, e udite udite, non siamo in Alto Adige, siamo in Sardegna, siamo nel Sulcis, su terreni sabbiosi e ferrosi e con viti a piede franco (in particolare quelle della zona di Porto Pino)
A distanza di circa 30 anni il Terre Brune rappresenta ancora un grande riferimento della viticoltura sarda nei mercati internazionali, mantenendo una costanza qualitativa veramente straordinaria.
Carignano del Sulcis Superiore Terre Brune 2010 – Santadi: l’annata 2010, è veramente una delle migliori annate del nuovo millennio di questa etichetta (le altre che citiamo a memoria sono le sontuose 2001 e 2006). In sintesi potenza ed eleganza, con sensazioni di frutto e di spezia. Ci viene in mente una famosa pubblicità che diceva : “Cosa è la potenza senza controllo?”. Il Terre Brune vede la produzione di circa 60 mila bottiglie ed un prezzo a scaffale di 40 euro.
Sempre a Porto Pino, abbiamo le viti, sempre a piede franco, di un’azienda di costituzione recente, la Cantina Mesa, fondata da una decina di anni dal noto pubblicitario Gavino Sanna, che è subito partito con un ambizioso progetto qualitativo, che già sta dando diversi risultati.
Carignano del Sulcis Riserva Buio Buio 2011- Cantina Mesa : il sorso è teso e dinamico, le note speziate e agrumate fanno da preludio ad una gustativa avvolgente. La chiusura è lunga e lascia ricordi di incenso e frutta secca. Le bottiglie prodotte di questa etichetta sono 50 mila ed il prezzo a scaffale è di circa 20 euro;
Ci spostiamo ora in una zona vicina a quella di Porto Pino, e cioè quella di Sant’Antioco, dove troviamo altre due cantine sociali che hanno da un po’ di anni intrapreso un interessante percorso qualitativo: si tratta di Cantina di Calasetta e Sardus Pater
Carignano del Sulcis Riserva Piede Franco 2012 – Cantina di Calasetta : è il più giovane dei vini degustati nella serata, e quindi il più indisciplinato, con tannino ancora evidente, ma di ottima tessitura, ed una bellissima acidità e materia. Un carignano dalle grandi potenzialità, da riassaggiare a fine anno. Le bottiglie prodotte di questa etichetta sono 15 mila ed il prezzo a scaffale è di circa 15 euro.
Carignano del Sulcis Riserva Is Arenas 2010 – Sardus Pater: tannino finissimo, eleganza, toni speziati e succosi, sorso dinamico e progressivo, materia e suadenza, descrivono un vino piacevolissimo, dall’ottimo rapporto qualità prezzo (16 euro a scaffale per le 10 mila bottiglie prodotte)
Il prossimo appuntamento sardo con Athenaeum a Roma è il 12 Maggio con un confronto Sardegna-Liguria sul Vermentino.
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