Via Caudisi 11
Tel. 0823.713970
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Aperto la sera
Chiuso il martedì
Pizze da 3,50 a 7 euro
di Tommaso Esposito
Antonietta e Vincenzo Tirino aprirono il ristorante nel 1997 perciò si chiama Antovin.
Due grandi sale con arredo e tovagliato classico, comunicanti e distinte. Oltre un centinaio di posti.
Un arioso e fresco dehors pieno di verde, bello in estate.
Sin dal principio cucina tradizionale, golosa e saporita basata sulle paste fresche e ripiene, sugli gnocchi, sui buoni prodotti dell’orto e sugli animali dell’aia.
Poi Alessandro, il figlio, quando aveva 14 anni, ora ne ha più o meno 30, si mise dietro al bancone, accanto al pizzaiuolo che da Napoli ogni giorno saliva nella valle Caudina, e cominciò a impastare, ammaccare e far pizze
Autodidatta .
Si ispira a Ciro Salvo e ogni tanto va a 50 Kalò, in incognito, per mangiare la Marinara con le scarole. E godere, lui dice.
Gioca con le farine e con gli impasti.
Crea blend tra la Caputo Blu e qualche cugina tipo 00 e 1.
Poco lievito e molta acqua.
Idratazione quasi al 70%, bella maturazione.
Il forno non è proprio quello napoletano, ma funziona bene soprattutto con le pampuglie di puro faggio che alimentano la vampa se necessario.
Buoni gli ingredienti principale come l’olio evo di prossimità: Oleificio Russo ad Arpaia; i latticini, fiordilatte e provola, del Caseificio Ciaramella di Airola.
Poi gli ortaggi da corta filiera e il pomodoro di qualche buona azienda.
In carta le pizze tradizionali, qualche innovazione, ma soprattutto l’elogio del territorio tra funghi, patate e maiali che qui non mancano.
Si comincia con la Margherita.
Piena tradizione.
Bella a vedersi, puntinature irregolari come si deve e bel colore biondo dell’impasto.
Ampia alveolatura e sentori di buon pane. Soffice e scioglievole al palato gusto pieno e amalgama totale degli ingredienti. Manca solo il San Marzano Dop con la sua franca, complessa freschezza. Ma si provvederà al più presto in controtendenza col gusto locale che pretende pomodori dal sapore rotondo e piacione.
La pizza Contadina con fiordilatte, porchetta e patate è una bella esplosione di goloso territorio.
Il maiale è porchettato artigianalmente nel forno ogni giorno.
Local è anche la pizza con i Porcini e provola del Partenio affumicata.
Non solo d’estate nell’arioso spazio all’aperto si addice la caprese.
Alessandro la chiama focaccia, giacché prima si cuoce il disco di pasta e poi si guarnisce con mozzarella di bufala, pomodorini crudi, basilico e olio evo.
Veramente buona e per nulla focaccia, l’impasto resta notevole anche così.
Molte le birre artigianali e qualche bella bottiglia irpina suggerita dal maestro di sala Nicola Vitiello.
E infine la bella sorpesa della Pizzeppola un po’ pizza un po’ zeppola.
Naturalmente in carta non solo a San Giuseppe, ma tutto l’anno.
Cornicione ripieno di crema pasticcera. Spennellatura con olio evo.
Via nel forno così la vampa fa un poco di fittura.
Poi ancora crema sul disco, amarene e spolverata di zucchero a velo.
Si mangia in quattro, ma pure in sei.
Ed è veramente buona come la miglior zeppola della tradizione.
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