di Marina Alaimo
Spesso si eliminano totalmente dai propri itinerari quartieri popolari come Secondigliano. Invece attraversandoli a piedi e con attenzione ci si rende conto che sono ricchi di negozi e botteghe di tanti mestieri tradizionali napoletani portati avanti con grande passione e competenza. E’ proprio il caso del Tarallificio Tonino sul corso Secondigliano al civico 231. Gli attuali proprietari sono i discendenti del Tonino che negli anni sessanta da via Foria scendeva sul Lungomare di Napoli a vendere i suoi taralli sugna e pepe infilati negli “spruoccoli”, bastoncini di legno, e adagiati nella tipica cesta ovale portata a spalla. ‘E tarall’ cavèr’ cavèr’, i taralli caldi caldi, erano soliti gridare gli ambulanti per richiamare l’attenzione della gente.
Venivano tenuti ben caldi perché sprigionassero il loro profumo di sugna e pepe in modo da invogliare i passanti a comprarli. Quella del tarallaro è una figura tipica ed antica delle strade di Napoli ed i taralli sono uno dei tanti cibi da strada partenopei ancora molto in voga. Matilde Serao nel Ventre di Napoli racconta che verso la fine del settecento il popolo normalmente condivideva la giornata con la fame. Non si buttava via niente ed anche il fornaio riciclava lo “sfriddo”, i ritagli di pasta di pane, intrecciandoli e formando dei cerchietti arricchiti con sugna e pepe. Così nascono i piccoli taralli che hanno sedato la fame di molti. Nell’ottocento il grande intuito di qualcuno li ha arricchiti di mandorle e si andava a venderli a Mergellina, ai passanti che li consumavano godendo la fantastica passeggiata e inzuppandoli nell’acqua “zufregna” venduta dalle “ belle luciane”. Chi non ricorda queste due deliziose figure di ambulanti che hanno animato per un lunghissimo periodo il Lungomare di Napoli? “Acquajuò comm’è l’acqua? E’ fresca, manco a neve! “ Un modo di dire simpaticissimo rimasto bene impresso nella memoria di tantissimi napoletani che amavano recarsi presso i banchi dell’acqua, dove l’acquajuolo vendeva nelle mummere, le fiasche di terracotta, l’acqua suffregna o acqua ferrata del Chiatamone, proveniente dal Monte Echia. Acqua “di pubblico uso” secondo una ordinanza del Vicerè Don Luigi Tommaso Raimondo Conte di Arrach, e poi interdetta al popolo dopo l’epidemia di colera del 1973. Le quattro fontanelle in via Filangieri Candida Gonzaga poi furono riaperte alla cittadinanza nel 2000. Quei taralli, seduti sulle panchine in via Partenope, si usava anche inzupparli nell’acqua di mare come canta Murolo in Napule ca se ne va: ‘na zuppetella cu ‘e tarall’ nell’acqua e mare”. Erano molto in voga nelle famiglie borghesi durante gli intrattenimenti in casa tenuti solitamente di domenica o in occasione di festività. I napoletani chiamavano questi incontri casalinghi ”periodiche”, nel corso delle quali c’era sempre qualcuno che suonava e cantava ispirandosi alle maliziose macchiette o ai Festival della canzone napoletana. Arrivava poi il momento della “cacciata” dei taralli e vino d’Ischia. I taralli erano conditi con sugna, pepe e mandorle e spesso accompagnati anche dai nasprati con glassa al limone. Tutte queste delizie dal sapore dei bei ricordi le troviamo da Tonino a Secondigliano e la qualità del prodotto è eccellente. L’attività va a gonfie vele ed è a gestione familiare, ma è soprattutto Tonino Marrone ad occuparsene. Sua madre Rita Marrone è la figlia di Tonino ‘o taralllar’ che faceva l’ambulante a Mergellina. Oltre ai prodotti da fornaio, ci sono quelli della pasticceria e si viene qui soprattutto per le rinomate sfogliatelle.
All’interno del punto vendita c’è un grande laboratorio dove ci si dà un gran da fare in venti persone. La vendita è continua: si sa i napoletani sono molto tradizionalisti in fatto di cibo.
E’ ormai noto che venendo qui si trovano le delizie tipiche da forno e sempre di ottima qualità. Si viene per i taralli sugna e pepe, ma anche per quelli ai friarielli o ai peperoni, poi per i naspri al limone o al cioccolato, per i roccocò che si fanno tutto l’anno, per i quaresimali, per le freselle da mettere nella zuppa di cozze o in quella di maruzzielli (lumachine di mare).
Il Tarallificio Tonino poi, non a caso, serve i grandi alberghi e ristoranti del Lungomare, proprio lì dove Tonino si recava con la cesta a spalla. Visto il grande successo, si sono aperte anche una sede a Casoria ed una a San Giorgio a Cremano e moltissimo prodotto è venduto all’estero.
Il Tarallificio Tonino è aperto sempre tranne il martedì.
Sede in corso Secondigliano 231 – 35 Napoli. Tel. 081 7540206.