IOVINE
Uva: piedirosso, aglianico, sciascinoso
Fascia di prezzo: da 1 a 5 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio
C’è un aspetto della fisiologia del gusto molto interessante e che sto studiando su me stesso oltre che sulle persone con le quali spesso mi trovo a bere o a degustare, un aspetto rilevato da Roberto Cipresso nel suo libro Il romanzo del Vino scritto con Giovanni Negri e Stefano Milioni: con il passare degli anni e l’accumulo di esperienza si ritorna alla semplicità. All’inizio facevo risalire questa tendenza a scelte ideologiche anziché papillose, poi mi sono reso conto di una tensione naturale, inconscia, tra gli esperti italiani ma anche e soprattutto tra quelli stranieri, di chi fa questa professione, un po’ come la preferenza quotidiana al rosato dei grandi produttori di rosso. Pensavo a questo mentre un gruppo di noi era a Casa del Nonno 13 di Mercato San Severino dove, nel giorno di chiusura, abbiamo fondato l’Associazione Devoti del San Marzano provando i due biotipi e confrontandolo con il tipo Roma insieme al pacchero di Vicedomini. Ho invitato a fare parte tra i fondatori della neonata associazione Aniello Iovine, presidente del Consorzio del Gragnano, una tipologia che ho deciso di far adottare in questa avventura sostenuta dal presidente del Consorzio di Tutela del San Marzano dop Pasquale D’Acunzi perché a mio giudizio il Gragnano rappresenta il genius loci del bicchiere da abbinare ai piatti tradizionali della cucina napoletana oltre che sulla pizza. Anche in quella serata c’erano molti esperti degustatori e l’annata 2006, contrariamente a quanto succede in queste occasioni nelle quali si beve poco, è scorsa a fiumi, ossia, per chi ama i numeri esatti, 12 bottiglie per 16 commensali: non male al termine di una giornata di lavoro, erano infatti le 11 di sera perché si sa che noi al Sud abbiamo gli orari degli spagnoli o degli arabi nel Ramadan. Non male perché nella conta vanno aggiunte anche tre bottiglie di Penisola bianco stappate in anteprima. Quasi una a testa, insomma: anche in questo caso hanno funzionato due fattori su cui dovremo concentrarci con più attenzione nei prossimi mesi, ossia la semplicità e l’abbinabilità di un vino, questi alla fine sono i parametri del bere quotidiano, quando cioé altri elementi, il cibo o l’argomento, sono i veri protagonisti della tavolata. Insomma, io sono convinto che i vini taroccati o nerodavolizzati funzionano quando il bicchiere è impugnato da gente alle prime armi, da astemi, da sempliciotti, mentre quelli veri hanno bisogno di palati evoluti e in grado di capirli, sicché abbiamo un paradosso incrociato inversamente proporzionale secondo il quale quanto più un vino costruito ha chimica o legno meno piace agli esperti o agli operatori del settore. La solita storia,i nsoma, i gusti della elite non sono quelli della massa, anche in questo campo si propone la solitudine degli intellettuali osservata da Gramsci nello studio della letteratura italiana? Del resto basta fare un giro nei blog specializzati aperti da persone con anni e anni di esperienza gustativa alle spalle per rendersi conto di come siano ignorati o criticati i vini più premiati e più venduti. Per cui ai produttori si aprono due strade altrettanto valide commercialmente, o inseguire il grande pubblico come ha fatto Berlusconi con le sue tv spazzando via dal piccolo schermo, con rare eccezioni, quasi tutto ciò che richiede un minimo di stadio evolutivo culturale oltrela scimmia, o coltivare la fascia alta sempre più numerosa e più propensa all’acquisto. In mezzo ci sono solo fallimenti, vini cioé incapaci di parlare agli uni e agli altri perché il bello di questo settore è che una volta tanto in Italia non esistono mezze misure o mediazioni papillose possibili. Una scommessa facile per i piccoli, molto complessa già per per chi supera il milione di bottiglie, perché si tratta di capire con anticipo quali titoli interesseranno il mercato nei prossimi anni: io penso che i vini chimici saranno spazzati via dagli australiani e dalle multinazionali così come è avvenuto nei prodotti alimentari di largo consumo. O Danone o Vannulo, o Lindt o Modica. Il Gragnano 2006 di Aniello, allievo di Luigi Moio, è un vino allegro, non eccede con spuma, frizzante sino alla fine della beva,con il giusto residuo zuccherino che lo rende non stopposo e sciroposso, grande abbinamento al San Marzano, alle parmigiane di melanzane, ai sartù e ai suppli, al ragù e alla zuppa forte, alla pizza margherita e alla marinara. Profumato, intenso e perstistente, dotato di buona struttura. Sono contento di averlo inserito tra le 142 bottiglie da non perdere nella mia Guida ai vini della Campania. Portatelo con voi a Pasquetta, presentatelo nelle tavolate fra amici, mettetelo nella valigia quando viaggiate. Vi farà volere bene.
Sede a Pimonte, via Nazionale, 23. Tel. 081.8792123, fax 081.8749043. viniiovine@wooow.it Enologo:Aniello Iovine. Ettari, 3 di proprietà. Bottiglie prodotte: 100.000.Vitigni: piedirosso, aglianico, sciascinoso, falanghina e greco.
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