di Marina Betto
A Lallio in provincia di Bergamo in casa Agnelli, quelli delle pentole per intenderci, si è aperto per il secondo anno consecutivo il dibattito sul tappo a vite proposto dal gruppo degli Svitati.
Gli Svitati per chi ancora non li conoscesse sono cinque produttori di vino, Graziano Prà, Mario Pojer e Fiorentino Sandri, Silvio Jermann, Walter Massa e Franz Haas Jr, amici, tutti enologi che da anni si avvalgono di questo tipo di chiusura per i propri vini. Nel tappo a vite hanno intravisto solo vantaggi, stufi di vedersi rimandare indietro le proprie bottiglie di vino bianco, perché sapevano di tappo, hanno usato i tappi a vite dell’azienda italiana Guala Closures che garantiscono una longevità senza difetti al loro vino.
La tipologia dei bianchi è quella che di fatto si avvantaggia di più con il tappo a vite, divenendo più longeva e con meno solforosa. In Australia, Nuova Zelanda, sud Africa ma anche in Europa in Germania il tappo a vite è la normalità e il consumatore non ci fa quasi più caso mentre da noi c’è indubbiamente un retaggio che frena il consumatore e un vino con questo tipo di chiusura è visto ancora con sospetto.
Viene percepito come un vino di poco conto e senza valore quando in effetti è esattamente il contrario. Nei supermercati e la grande distribuzione ci sono pochissimi vini con il tappo a vite e questo perché la sua applicazione implica una serie di passaggi anche economici a cui il produttore di vino deve pensare e a cui molti non sono ancora preparati.
La bottiglia utilizzata infatti deve essere predisposta, con la giusta filettatura, per accogliere il tappo a vite più adatto altrimenti non terrebbe, facendo venir meno il suo effetto protettivo, favorendo il passaggio dell’aria e successiva ossidazione del vino. Per i vini rossi il discorso è diverso, più ricchi di antociani e soprattutto tannino sono naturalmente protetti e durano più a lungo ma anche per questa tipologia il tappo a vite comincia a fare la sua timida comparsa. I vini da grande invecchiamento, i fine wines avranno in futuro il tappo a vite? Il tappo a vite andrà a soppiantare il sughero? Secondo gli Svitati sarà così per l’ottanta per cento delle bottiglie, grazie agli indubbi vantaggi di longevità e mancanza di difetti al naso che è in grado di garantire questo tipo di chiusura, oltre ciò non bisogna neanche sottovalutare che l’alluminio è riciclabile al 100% quindi il tappo a vite non ha nessun impatto sull’ambiente.
Sergio Germano dal cuore delle Langhe, prossimo ad entrare nel gruppo degli Svitati, da alcuni anni usa il tappo a vite anche su alcuni rossi da lui prodotti: Langhe Nebbiolo, Barbera, Dolcetto mentre è da 15/16 anni che tappa a vite Riesling, Chardonnay, Nascetta. Un Barolo 2013 con tappo a vite ha fatto il suo ingresso alla degustazione svoltasi nello Showroom Pentole Agnelli di Lallio (BG), si tratta di bottiglie che da una decina di anni il produttore erede di Ettore Germano mette via a livello sperimentale per essere tappate a vite per poter avere una visione di insieme più chiara del suo impiego. Per ora la scelta del tappo a vite rimane comunque una questione personale, a discrezione del produttore, bisognerà ancora battersi perché l’impiego di questo tappo possa arrivare ad essere preso in considerazione dai Consorzi.
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