Badia di Morrona: I Sodi del Paretaio

Pubblicato in: Verticali e orizzontali

di Antonio Di Spirito
La Toscana è terra di grandi vini: tutta e da sempre; dovunque scopri grandi etichette.

Badia di Morrona è un’azienda molto grande sulle colline pisane, che ho visitato qualche anno fa e ne ho tratto il convincimento che la zona permette grande qualità.

La storia ed i tratti salienti dell’azienda li ho descritti qui e sono tuttora vigenti.

L’azienda conta su 600 ettari di proprietà totale a Terricciola: 110 sono gli ettari vitati, il resto sono seminativi, uliveti, boschi e tanti casolari ristrutturati per una capacità di accoglienza totale di 120 posti letto.

I vini di cui voglio parlare oggi sono due Chianti che mi hanno molto impressionato.

 

Chianti I Sodi del Paretaio 2022 – Chianti DOCG

Vino a base Sangiovese con piccole percentuali di Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah; matura in vasche di cemento per 10 mesi. Ha colore rubino cupo ed è un po’ austero; ha profumi di viola, rosa, ciliegie, amarene e qualche nota iodata; il sorso è vellutato, ha un frutto croccante, ha qualche nota terragna, ma un’acidità vibrante, sapidità e speziatura fine lo rendono scorrevole e persistente.

 

 

Chianti I Sodi del Paretaio Riserva 2020 – Chianti DOCG

Sangiovese in purezza; matura in botte da 26 Hl per 18 mesi. Ha un bel colore rubino non propriamente chiaro, ma lucente; al naso è gioviale e pieno di brio: intensi profumi floreali di viola e rosa, poi ciliegia ed erbe aromatiche. Alla gustativa è saporito e piacevole; sapidità e speziatura vanno di pari passo alla freschezza ed i tannini sono vellutati; sorso persistente, scorrevole ed elegante.

 

Scheda del 23 dicembre 2019

di Antonio Di Spirito
Nel 1933 i fratelli Egidio e Girolamo Gaslini di Genova decisero di separare le loro attività economiche e professionali nel campo dell’olio su scala nazionale; in particolare: Girolamo continuò le attività di famiglia fino a costituire la Fondazione che istituì e gestisce tuttora l’ospedale pediatrico Giannina Gaslini; mentre Egidio si dedicò ad altre attività.

Quest’ultimo, però, venne a mancare improvvisamente ed i figli, Italo e Mario, continuarono le attività del padre e nel 1939 decisero di diversificare le attività di famiglia, investendo nel settore agricolo. Fu così che acquistarono Badia di Morrona, un’antichissima e vasta proprietà delle Colline Pisane, comprendente anche un monastero ed una chiesa, che all’epoca era suddivisa in due porzioni di 100 ettari l’una.

Negli anni ’80 Egidio Gaslini assunse la gestione aziendale, sostituendo il padre Italo e lo zio Mario; da allora i passi sono stati giganteschi: ha acquisito l’altra metà dell’antica proprietà, riunificandole, abbattendo anche il muro che le divideva; ha acquisito altre proprietà confinanti, compresi i casali abbandonati dai mezzadri, fino ad arrivare agli attuali 600 ettari.

Dal 2015 è Filippo Gaslini Alberti (il secondo cognome è stato aggiunto da Egidio negli anni ’80, perché fu adottato dalla famiglia Alberti) a guidare l’azienda, con figlio e nipoti già a supporto, che nel corso degli anni è stata gradualmente strutturata a diventare un polo di eccellenza.

Oggi l’azienda è un esempio virtuoso di attività correlate: 110 ettari sono dedicati a vigneti, tutti reimpiantati e, a rotazione, vengono rinnovati.

Una buona porzione è stata destinata agli uliveti, per la produzione di un ottimo olio.

Il resto della proprietà sono boschi e seminativo ad uso e consumo di cinghiali, mufloni ed altri animali presenti nella riserva di caccia aziendale; cacciagione in massima parte utilizzata nella “Locanda la Fornace”, insieme agli ortaggi coltivati in un appezzamento di circa un ettaro.

Tutti i casolari presenti nella proprietà sono stati ristrutturati e ne sono stati ricavati camere e mini appartamenti per una capienza complessiva di 120 posti letto

Quattro impianti fotovoltaici sono destinati alla produzione di circa 170 Kw che coprono l’80% del fabbisogno energetico aziendale, non disdegnando il riutilizzo di materiali di scarto come fonte energetica.

Naturalmente la conduzione dei vigneti e di tutte le altre colture è impostato secondo i dettami biologici e l’uso della solforosa è ridotto al minimo.

Inizialmente si produceva sangiovese e canaiolo con piante molto vecchie e su terreni argillosi. I vigneti sono stati impiantati tutti, utilizzando le marze risultanti da una selezione massale dei biotipi presenti in azienda, scegliendo le tipologie di terreno, le esposizioni, i portainnesti ed i cloni più idonei.

Giorgio Marone è la guida tecnica dell’azienda, mentre Adolfo Benvenuti è l’enologo aziendale.

Per festeggiare gli ottanta anni dell’azienda è stato organizzato un viaggio nel passato attraverso alcune annate per una doppia verticale con i due vini di punta: Vigna Alta e N’Antia

Gianni Fabrizio, co-curatore della guida del Gambero Rosso, ha presentato la verticale di Vigna Alta, un sangiovese in purezza che l’azienda produce dal 1994, ricordando che si è passati dal 13% di alcool registrati nel 1995 agli attuali 14,5%; e questo è sicuramente uno degli effetti provocati dall’innalzamento termico globale.

1997 – il calice emana da subito profumi di prugna fresca, poi sottobosco, grafite, leggera nota affumicata, inchiostro, iodio, tabacco. Il sorso, nonostante l’età, si caratterizza ancora con frutta fresca; un tannino rotondo; la sapidità e la speziatura lo rendono scorrevole e di buona finezza; per nulla affaticato, anzi agile e di buona eleganza. Ventidue anni spesi molto bene.

1998 – è caratterizzato inizialmente da una nota vegetale di ghianda e castagna, poi arrivano le note di frutta rossa e di viola, ma anche di inchiostro e iodio; il sorso è molto scorrevole e fresco; il tannino arriva dopo ed è ancora un pò asciutto e ruvido; comunque la polpa è viva e succosa e l’acidità fa il resto per renderlo armonico.

1999 – profumi di viola, prugna, foglia di lauro e goudron deliziano il naso: il tempo gli ha donato l’evoluzione, senza cancellare del tutto la giovinezza; il sorso è fruttato, succoso e denso, il tannino è levigato ed una leggera speziatura gli dona una buona persistenza. Elegante.

2000 – l’olfattiva è tutta giocata sulla ciliegia, inizialmente sotto spirito (cherry), poi, con l’ossigenazione, si attenua l’alcool e si apprezza una ciliegia fresca e carnosa, accompagnata dalla solita foglia di lauro; il sorso è fruttato e scorrevole; buona l’acidità e la speziatura: asciutto e succoso allo stesso tempo.

2011 – profumi di prugna, ciliegia, erbe appassite, goudron, sottobosco e note di iodio; il sorso è succoso, fruttato, saporito, fresco, ancora un pò astringente per un tannino molto vivo; buona la speziatura e l’equilibrio generale.

2013 – profumi di fiori scuri, frutta rossa, goudron, una leggera affumicatura e traccia del passaggio in legno; il sorso è fruttato, fresco e rotondo; ha un’acidità squillante, la trama è leggermente meno fitta degli altri, gioca più su note di eleganza; è speziato ed equilibrato.

2015 – molto vivo all’olfattiva, è floreale, porta tanta frutta rossa, una nota vegetale, note di tabacco e profumi di sottobosco; il sorso è succoso e fruttato, i tannini sono inizialmente soffici, ma chiudono decisi ed astringenti, ottima l’acidità. Esprime carattere e potenza.

2016 – bel ventaglio olfattivo: floreale, frutti rossi, nota fumé e tabacco; il sorso è pieno, fruttato e speziato, i tannini sono decisi, ma vellutati; è sapido, elegante ed armonico.

Visto che la verticale successiva, il N’Antia, è un vino dal carattere “internazionale”, per guidare la degustazione è stato chiamato il bravissimo Christian Eder, un giornalista austriaco corrispondente per l’Italia di “Vinum”, una importante rivista elvetica.

Questo vino è nato con un blend di sangiovese, cabernet sauvignon e merlot in percentuali variabili; dal 2002 scompare il sangiovese ed il vino è diventato un tipico taglio bordolese: cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot.

1997 – al naso è caratterizzato dal sangiovese con profumi di ciliegia, viola, sottobosco e foglia lauro; il sorso è rotondo, fresco e scorrevole,i tannini sono risolti, appena speziato in chiusura.

1998 – profumi di ciliegia, prugna, tabacco ed una nota fumé compongono il quadro olfattivo; il sorso è freschissimo, ha il sapore di melograno, ha un buon tannino, è scorrevole e speziato.

1999 – maturo al naso con profumi di prugna, tabacco e sottobosco; unica nota stonata è una nota di legno vecchio; il tannino è ottimo, il sorso è sapido, scorrevole ed equilibrato.

Dall’annata successiva si cambia stile: scompare del tutto il sangiovese che, sostanzialmente, viene sostituito con il cabernet franc. E questo cambio di passo si avverte subito al naso.

2005 – profumi di frutti di bosco, note affumicate, grafite e pietra rocca; il sorso è fresco e fruttato, i tannini sono decisi; conserva caratteristiche giovani; è speziato ed equilibrato.

2010 – i profumi sono contrastanti: dai piccoli frutti rossi, si passa a profumi dolci e caramellati; il sorso è succoso, saporito, asciutto e speziato; buona l’acidità ed in chiusura si apprezza una piacevole speziatura.

2013 – olfattiva variegata: piccoli frutti rossi e neri, leggera nota di lauro ed una spolverata di caffè; il sorso è complesso, succoso, asciutto e scorrevole; ha una buona freschezza e chiude con leggerissima speziatura, ma colpisce molto l’equilibrio totale.

2015 – profumi fruttati e dolci, accompagnati da note verdi di lauro; il sorso è saporito e succoso; i tannini soffici, ma decisi; è fresco, sapido, lungo e vibrante. Non ancora all’apice della maturazione.

2016 – i profumi di frutta rossa e nera sono accompagnati da note minerali; il sorso è fruttato e succoso, ha un ottimo tannino, è scorrevole, complesso, speziato ed equilibrato.

 


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