Terza edizione di Giulio Ferrari Rose dopo la 2006 e la 2008, è in commercio da un paio di anni dopo aver sostato sui lieviti per dieci. Apriamo questa bottiglia, sul mercato del web la trovate fra i 240 e i 300 euro circa, in una occasione speciale, memori del primo assaggio. Restiamo assolutamente coinvolti dallo stile della casa che non lascia concessioni a nessuna dolcezza ma che non risolve il problema, come spesso accade, eccedendo in note citriche a discapito della complessità.
Rigoroso equilibrio sono le due parole chiave per devinire questo spumante.
Siamo infatti in presenza di un grandissimo vino, definito proprio in questa annata giustamente un punto di svolta del metodo classico rosato italiano proprio grazie ad una personalità fortissima e ben marcata, la punta dell’iceberg di uno stile, secondo noi territoriale non solo di Ferrari, che privilegia sempre la freschezza alla piacioneria, quel rigore montanaro che non cede alle mode a costo di restare fuori moda per poi trovarsi, come per magia, avanti a tutti di fronte alla evoluzione del cibo e del gusto moderni.
Il Giulio Ferrari Rose, da uve Chardonnay (in piccola parte che ovviamente varia di annata in annata) e Pinot Nero è in primo luogo un grande vino. Il color salmone cattura subito lo sguardo, al naso fragoline e frutti di bosco, note balsamiche ma anche iodate, un caleidoscopio di profumi che evolve ma mano che il vino si riscalda mentre il perlage, finissimo, prosegue imperterrito.
Al palato si apre il mondo del Pinot Nero gestito in casa Ferrari, se usiamo il termine vinoso non è per un riferimento di pesantezza, ma per la complessità della materia prima che in bocca ritrova tutte le suggestioni del naso. Nessuna concessione alla dolcezza, la punta della lingua resta straordinariamente a riposo, cosa che purtroppo non capita spesso con i diversi Metodo Classico italiano. Sapidità, chiusura precisa e lunghissima, dissetante. Questa complessità consente al Giulio Ferrari rosè di essere pronto e utile oltre che buono, in tutta il pranzo, nel percorso degustativo del 90 per cento dei menu del fine dining, dove giusto, a volte a ma non sempre, può essere sostituito da un rosso quando arriva il piatto di carne molto strutturato.
Un altro grande pregio di questo spumante è essere al tempo stesso un beniamino dei grandi intenditori ma letto e apprezzato anche da chi non è dentro la materia, bollicine ecumeniche porprio perch soddisfano, con la loro austera bevibilità dissetante, le tendenze moderne nel food.
Rigore assoluto è il termine giusto per definire il Giulio Ferrari Rosè 2008, annata fresca fino a luglio e poi compensata da un agosto caldo che ha consentito la piena maturazione delle uve. Un vino di grande longevità, come sono del resto tutti i Giulio Ferrari che migliorano evolvendo invecchiando.Infatti l’unico rimpianto che abbiano è aver aperto troppo presto questa bottiglia.
www.ferraritrento.com
Leggi la degustazione di Ferrari fatta quest’anno a Vitigno Italia
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