Uva: aglianico
Fascia di prezzo: da 5 a 10 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Stappiamo l’ultima, forse, bottiglia di questo rosso contadino a quasi dieci anni dalla vendemmia. Le sue caratteristiche dall’ultimo assaggio di cui potete leggere la scheda sotto non sono sostanzialmente mutate: il naso è decisamente migliorato, resta ancora un profumo di frutta rossa e di cenere, in bocca mantiene tannini vivi, importanti, appena appena un po’ più levigati dalle ulteriori tre stagioni trascorse a riposare in cantina.
Soprattutto il palato è segnato dalla beva fresca, ancora quasi scissa dal corpo, compensata dalle sensazioni dolci di buona frutta a cui di tanto in tanto rimanda.
Un rosso tutto sommato monocorde ma autentico, soprattutto ricco di carattere a tavola dove ritrova la sua vocazione, quella di accompagnare il cibo. E sullo spaghetto al pomodoro e i broccoli saltati diventa un vino sincero, di compagnia, riesce ad ammorbidire i toni del carattere e la bottglia si finisce con tutta calma.
L’ultima? Chi lo sa. Devo scavare ancora un po’ nel passato
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Scheda del 7 agosto 2011
Mia madre oggi ha fatto una ricetta che si provava da ragazzi, pasta con i pomodori arreganati passati al forno. Cerco e ricerco in cantina, il pensiero vola a un rosso rustico e robusto. Mi torna in mano il Gioviano e nonostante manchino ben altri otto anni prima della apertura promessa, lo stappo confidando nelle riserve auree della cantina. Chissà.
Cosa sono questi residui? Niente, avrei dovuto tenere la bottiglia in piedi per qualche oretta perché non è filtrato. Ahh, che bontà succosa. Certo, al naso il frutto si fa largo a spintoni tra alcune puzzette iniziali, poi però domina l’olfatto in modo incontrastato e preciso. In bocca è poesia pura: senti di nuovo la frutta al centro del palato che ti resta per ore dopo la beva, poi la freschezza intatta, la bevibilità estrema di un vino che ottiene una cifra naturale e schietta, rustico, robusto e senza mediazioni.
Un vino della convivialità familiare in un pranzo domenicale estivo.
Dove c’è Gioviano c’è casa:-)
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Scheda del 16 agosto 2009
Ieri sera c’era agnello cilentano al rosmarino cilentano e non ho trovato niente di meglio da fare che aprire questa bottiglia. La prossima, giuro, tra dieci anni. Annata difficile da decifrare e secondo me non univoca. Il colore è ancora rosso rubino senza altre sfumature, il naso ruspante è dapprima coperto da un po’ di volatile alla prima zaffata, poi dopo qualche minuto declina verso i toni fruttati dell’amarena e della prugna prima di concedersi alle sciuscelle e al tabacco biondo appena appena tostato.
Un rosso di potenza, bello tosto, con tannini in piena vitalità e niente affatto domati dai quattro anni, la frescheza segue lo stesso paradigma: è ben presente dall’inizio alla fine della beva, diciamo che la domina ancora e che cammina un po’ avanti rispetto a tutto il resto.
Un vino maschio, da abbinamento. Mi è piaciuto davvero come l’ho usato, ogni tanto seguire gli schemi non guasta. Ma solo ogni tanto, semel in anno.
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Assaggio del 26 settembre 2007
Per molti appassionati di Aglianico Montemarano sta al Taurasi un po’ come Monforte al Barolo: ne è il cuore pulsante. Merito dell’avventura di Salvatore Molettieri, certo, che l’ha fatta conoscere alla critica e al mercato ma la base profonda è costituita da una solida tradizione di territorio, dall’altezza e dalla esposizione dei vigneti, qui siamo più alti, dalle caratteristiche del terreno argilloso calcareo e, infine, da una brusca tradizione contadina che ha spinto l’Aglianico lavorando sui tagli e elevandolo in botti grandi. Qui il mio mentore all’inizio degli anni ’90 è stato il collega Aldo De Francesco che ora, beato lui, si gode la pensione. Sul mercato si affacciano adesso i vini della famiglia Romano, una tradizione di produzione vitivinicola che risale alla seconda metà dell’800 ma che solo dal 2005 si è tradotta in etichetta direi anche in modo simpatico perché Il Cancelliere è lo “scagnanome” di Soccorso Romano che firma le bottiglie dopo aver fondato l’azienda.
Un lampo di estrosità tipica dei montemaranesi il cui paese, al di là del vino, è famoso soprattutto per uno dei più bei Carnevali del Mezzogiorno studiato e ristudiato dagli antropologi di mezzo mondo: amano cantare e ballare e tutti, compresi i ragazzi, conoscono un ampio repertorio di canzoni antiche. Una realtà aziendale abbastanza consistente per queste zone, parliamo infatti di circa nove ettari. Il Gioviano è il primo vino in uscita ed è molto convincente perché davvero ci ritrova la frutta ruspante dei primi vini di Molettieri, l’enologo Antonio Di Gruttola ha usato solo lieviti naturali e ha fatto macerare le uve per una ventina di giorni a temperatura non controllata. Il legno usato è di terzo e quarto passaggio, ossia è concepito come un contenitore naturale e non come propulsore di aromi e tannini: qui il vino ha sostato per 12 mesi prima di affinarsi per altri quattro mesi in bottiglia.
La resa bassa per ettaro, appena 60 quintali, rivela la voglia di lavorare seriamente sulla qualità anche nei basi, la mia speranza, continuamente tradita in Irpinia, è che resti monovitigna o al massimo introduca un po’ di Coda di Volpe, l’unica uva bianca della zona taurasina. Il bicchiere è ruspante: il naso è molto ricco di frutta, a bicchiere vuoto note verdi tradiscono l’annata poco clemente, in bocca ha davvero molto carattere, un nerbo di freschezza attorno al quale è costruito tutto il resto che ci spinge a terminare la bottiglia con molta faciltà, il finale è lungo e pulito, gratificante. Gioca magnificamente il suo potenziale sui formaggi di grande intensità acida come alcuni caprini a pasta molle. Così si annuncia Il Cancelliere situato nella stessa contrada Iampenne di Salvatore, Montemarano mette il piede sull’acceleratore con una realtà nuova, dalle basi solide e dalla tradizione molto robusta. Il Gioviano, vino è nome, mi spinge ad usarlo nella convivialità d una tavolata fra amici o in famiglia quando si mette mano alla carne esausta e concentrata del ragù.
Sede a Montemarano, Contrada Iampenne
Tel.0827.63557
www.ilcancelliere.it
nadia.romano@ilcancelliere.it
Enologo: Antonio Di Gruttola.
Bottiglie prodotte: 4500.
Ettari: 9 di proprietà.
Vitigno: aglianico.
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